Nasce a Padova il Museo di Geografia

E’ il primo museo dedicato alla geografia in Italia e tra i primi al mondo nel suo genere di museo geografico universitario. Iniziativa del Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità (DiSSGeA) dell’Università degli Studi di Padova. 

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museo di geografia

Il Museo di Geografia del Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità (DiSSGeA) dell’Università degli Studi di Padova è il primo museo dedicato alla geografia in Italia e tra i primi al mondo nel suo genere di museo geografico universitario.

Al di là di collezioni o musei geografici legati a istituzioni private o Società geografiche nazionali – come la Royal Geographical Society di Londra, la Società Geografica di Roma, il National Geographic Museum a Washington -, esistono pochi musei geografici universitari, generalmente con contenuto geologico-fisico come quello di Birmingham, un altro a Mosca, il museo della Belarusian State University, quello della Patna University in India, e uno a Sao Paulo in Brasile. Nel congratularsi per l’apertura delle sale espositive, il direttore della Royal Geographical Society, Joe Smith, afferma che probabilmente è il primo museo geografico universitario al mondo con riferimento alla geografia umana.

Il Museo di Geografia del Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità nasce con l’obiettivo di promuovere la conoscenza geografica a partire dalla tutela e valorizzazione di un patrimonio raccolto in 150 anni di attività scientifica e didattica nell’Ateneo patavino, che vanta una delle prime cattedre di Geografia dello Stato unitario, assegnata a Giuseppe Dalla Vedova nel 1872. L’autorevolezza scientifica sua e dei suoi successori (tra i quali Giovanni Marinelli, Roberto Almagià, Arrigo Lorenzi e Giuseppe Morandini) resero il Gabinetto di Geografia di Padova a lungo punto di riferimento della moderna geografia in Italia.  La geografia è una disciplina che è stata capace di storicizzarsi scientificamente: a fine Ottocento viene superata la visione statistica della disciplina – elencazioni di dati su fiumi, città, monti – e nasce la materia accademica che – sulle orme dei due padri fondatori Alexander von Humboldt e Carl Ritter – si propone lo studio scientifico delle relazioni tra fenomeni fisici e umani sulla superficie terrestre. Ed è proprio nella cultura d’Oltralpe, quella viennese in particolare, che si formano i primi geografi universitari patavini.museo di geografia

In un mondo da un lato sempre più specializzato e chiuso, dall’altro attraversato da cambiamenti epocali su scala globale, la geografia è un sapere che invita all’analisi critica di situazioni complesse, cogliendo la pluralità di relazioni e significati degli spazi geografici che abitiamo e attraversiamo. Col Museo di Geografia si vuole rilanciare l’attualità di uno dei saperi piùantichi del mondo, invitando il visitatore a superare il pregiudizio di una disciplina arida e nozionistica per abbracciare un’idea di geografia rinnovata e accattivante, capace di dare senso alla complessità del mondo in cui viviamo ed esprimere la propria responsabilità ambientale e sociale.

«Il Museo di Geografia di Padova – dice Mauro Varotto, responsabile scientifico del Museo – è il primo in Italia e uno dei pochi al mondo nel suo genere: valorizza un patrimonio che risale a una delle prime cattedre di geografia in Italia e a 150 anni di ricerca e didattica universitaria. Ma non è un museo che si rivolge al passato – continua Varotto – è un progetto che guarda al futuro di una disciplina spesso bistrattata e insegnata male, ma utile a capire i grandi cambiamenti del mondo contemporaneo e il significato dei luoghi in cui viviamo. La geografia non serve solo a mandare a memoria fiumi, monti e capitali anche se non guasta, ma a capire da dove proviene ciò che mangiamo a colazione, perché migliaia di persone fuggono dal lago Chad e arrivano nelle nostre periferie o quando probabilmente scomparirà il ghiacciaio della Marmolada. Le tre sale del Museo – conclude Varotto – dedicate alla misura del clima, all’esplorazione, al racconto dei luoghi non esauriscono l’azione del Museo, che sarà promotore di iniziative di ricerca partecipata, laboratori didattici creativi e iniziative di sensibilizzazione pubblica su temi geografici di grande attualità».

L’esposizione del Museo di Geografia si sviluppa negli spazi di Palazzo Wollemborg, già palazzo Capodilista acquistato dalla famiglia tedesca dei Wollemborg nel 1826. Qui nacque l’illustre economista e statista Leone Wollemborg (1859-1932). Dal 1972 è sede della geografia patavina. Gli spazi del Museo di Geografia prevedono un’area di accoglienza, il percorso museale composto da tre sale a tema (Sala Clima, Sala delle Esplorazioni, Sala delle Metafore), una spaziosa aula laboratorio per attività didattiche, una sala per mostre temporanee, un salone per eventi e conferenze pubbliche. Anche altri spazi vitali del palazzo sono stati valorizzati: le tre aule didattiche, impreziosite da materiali legati ai luoghi storici della ricerca: Adriatico, Africa e Alpi; il grande scalone d’accesso, con la visionaria opera dal titolo “Nova Pangea”, disegnata dall’artista Isacco Saccoman; l’atrio di accesso al secondo piano dedicato ai geografi e al lavoro di campo; e l’archivio della biblioteca, che ospita la collezione di plastici storici.museo di geografia

Il patrimonio del Museo di Geografia raccoglie ed espone in originale o in consultazione digitale 8 tra globi terrestri e celestirealizzati tra 1630 e 1910 e decine di atlanti pubblicati tra il XVIII e il XIX secolo; una collezione di plastici storici che con i suoi 27 esemplari è tra la più ricche d’Italia; circa 300 carte murali tra cui pregiate edizioni tedesche della metà del XIX secolo in perfetto stato conservativo; 150 strumenti di misurazione, circa 20.000 tra stampe e lastre fotografiche e un importante fondo documentale legato alle pratiche di ricerca della scuola patavina.

Le sezioni dell’allestimento – che rispecchiano lo slogan del Museo, Esplora, Misura, Racconta – invitano a tre percorsi di conoscenza attraverso la misurazione dei cambiamenti climatici, le esplorazioni di ieri e di oggi, il racconto dei luoghi attraverso le metafore. Particolare rilevanza all’interno del percorso viene data agli strumenti di misurazione utilizzati nelle ricerche sul clima e sui ghiacciai alpini nel corso degli ultimi 100 anni, al Plastico delle Alpi Svizzere che doveva far parte di un gigantesco globo a scala 1:100.000 nell’Esposizione Universale di Parigi del 1900, alla preziosa riproduzione settecentesca del Mappamondo borgiano del XV secolo. A questi pezzi storici si aggiunge il nuovo plastico della Marmolada, realizzato in California grazie alla donazione di Corvallis Spa con le ultime tecnologie di stampa 3D.

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