Elezioni Emilia Romagna, parte la campagna del Dem Stefano Bonaccini

A sostenere la candidatura del presidente uscente lo stato maggiore del Pd. Lanciata la strategia elettorale: il voto disgiunto rivolto soprattutto all’elettorato grillino, con l’invito a votare la lista del Movimento e alla presidenza l’esponente Dem. Rischio di una Regione zoppa, con una maggioranza consiliare di centro destra e un presidente Dem.

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Il logo della campagna elettorale del Dem Stefano Bonaccini.

Dopo la leghista Lucia Borgonzoni, in azione per le elezioni Emilia Romagna del 26 gennaio 2020 già da settimane, decolla anche la campagna elettorale del Dem Stefano Bonaccini, presidente uscente Pd della Regione.

«E’ una piazza bellissima – ha detto Boanccini salendo sul palco allestito in Piazza Maggiore nel cuore di Bologna -. Mi hanno detto che è venuto anche Romano Prodi, gli mando un grande abbraccio». Un’attestazione di affetto verso il padre nobile della sinistra salutata con un applauso che ha suscitato anche il commento dello stesso Prodi: «c’è molta gente e sono contento».

«L’Emilia Romagna può prendere consigli da tutti, ma lezioni da pochi – ha esordito dal palco Bonaccini riferendosi alla sua antagonista Borgonzoni -. Ho rispetto per Veneto e Lombardia, ma noi siamo l’Emilia Romagna e io non farei cambio con niente. Se l’Italia assomigliasse di più all’Emilia Romagna, sarebbe un Paese migliore».

Nei vari passaggi del suo intervento di apertura della campagna elettorale per le elezioni Emilia Romagna, una particolare attenzione Bonaccini l’ha riservata verso il M5s: «non era meglio confrontarsi sui programmi anziché un isolamento che rischia di rendervi irrilevanti? Davvero noi e la destra siamo uguali? Sarà la stessa cosa se sarò presidente io o la Borgonzoni?» Alla domanda Bonaccini avanza subito una risposta, invocando il voto disgiunto dal palco: «chiederemo a tutti gli elettori, anche chi ha votato Lega, di riflettere e scegliere con attenzione. Con una croce si vota una lista, però ci sono due progetti di Regione e due candidati presidenti, si può scegliere. Si può fare un voto disgiunto tra la lista di partito e i candidati presidente e vedo già con sorpresa che in diversi dichiarano di volerlo praticare».

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I manifesti elettorali che iniziano a tappezzare la Regione.

L’appello al voto disgiunto tra la lista di partito per l’elezione dei consiglieri regionali e il candidato presidente di Regione rischia di complicare non poco le strategie elettorali, indicando anche il timore del Pd di non riuscire a confermarsi alla guida dell’Emilia Romagna.

Stando agli ultimi sondaggi relativi alle elezioni Emilia Romagna, la coalizione di centro destra a guida Lega è avanti rispetto a quella di sinistra e la decisionedi correre da solo del M5s rischia di danneggiare maggiormente il Pd piuttosto che la Lega. Di qui la strategia Dem per cercare di arginare l’erosione del consenso, soprattutto verso il candidato presidente.

Il sistema elettorale regionale prevede un impianto maggioritario (con premio di maggioranza), a turno unico e con voto disgiunto. Il candidato presidente che ottiene la maggioranza relativa dei voti conquista la presidenza della Giunta regionale e la maggioranza assoluta in Consiglio regionale (27 seggi su 50). L’attribuzione del premio di maggioranza vaalla coalizione di liste che sostiene il candidato presidente che ha ottenuto più voti a maggioranza relativa rispetto ai candidati presidenti avversari. Questo vale solo se nessuna lista o coalizione di liste ottiene, da sola, il 50% più uno dei voti. In questo caso nessuno potrebbe togliere seggi a nessuno, né regalarli ad altri col premio di maggioranza.

Lo scenario al momento più probabile è che la coalizione di centro destra conquisti più voti del centro sinistra, forse superando anche il 50% dei consensi, con la possibilità che il candidato presidente Dem possa avere più voti di quello della Lega grazie al soccorso grillino tramite il voto disgiunto, visto che il M5s non ha alcuna possibilità di eleggere un proprio candidato presidente, essendo quotato dai sondaggi attorno al 5-7%. Però può contribuire ad azzoppare la corsadella candidata leghista alla presidenza.

Che scenario ne scaturirebbe da una siffatta situazione? Sarebbe una vittoria di Pirro da parte di M5s e Pd, visto che da solo un Bonaccini rieletto alla guida della Regione non avrebbe alcuna possibilità di governo dinanzi ad una maggioranza di centro destra che avendo i voti in Consiglio ha la possibilità di imporre al presidente la linea di governo e perfino la composizione della giunta regionale. Ne vale la pena? Se la maggioranza uscente di sinistra è convinta di avere governato bene, affronti il giudizio popolare senza ricorrere a sotterfugi e mercanteggiamenti senza esporre il futuro governo della Regione ad inutili tensioni.

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