La cattiva pubblica amministrazione italiana costa alle Pmi 57 miliardi l’anno

I servizi pubblici italiani hanno mediamente i livelli di soddisfazione tra i più bassi d’Europa. Anche se al NordEst la situazione cambia decisamente in meglio.

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Il suo cattivo funzionamento frena l’economia e i cittadini si sono ormai arresi: il grado di fiducia e di soddisfazione è tra i più bassi di tutta Europa: si tratta del ritratto della pubblica amministrazione italiana che, secondo l’Ufficio studi della Cgia, da risorsa sta diventando il vero problema del Paese, una palla al piede per la crescita dell’economia e l’attività delle imprese, soprattutto delle Pmi.

«Secondo uno studio presentato qualche mese fa – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, Paolo Zabeo – il costo annuo sostenuto dalle aziende per la gestione dei rapporti con la pubblica amministrazione ammonta a 57 miliardi di euro, pari a 3 punti di Pil. Questa spesa costituisce un freno allo sviluppo, agli investimenti e all’occupazione, penalizzandosoprattutto le Pmi».

Nonostante l’impegno profuso in questi ultimi anni, la pubblica amministrazione è un cattivo pagatore dei propri fornitori, continuando a registrare un debito commerciale di 53 miliardi di euro. Una cifra che rimane tra le più elevate di tutta Europa.

Non tutto della pubblica amministrazione è da buttare: ci sono anche esempi di eccellenza che caratterizzano molti settori del pubblico impiego, come, ad esempio, il servizio sanitario presente in molte regioni centrosettentrionali, il livello di insegnamento e di professionalità riscontrabile in molte scuole superiori/ Università/enti di ricerca e la qualità del lavoro effettuato dalle forze dell’ordine. Tuttavia, rimane un fatto: mediamente la PA presenta livelli di efficienza abbondantemente insufficienti, soprattutto nel Mezzogiorno.

Quanto al grado di fiducia e di soddisfazione verso la pubblica amministrazione, questo è tra i più bassi d’Europa. I risultati, elaborati dall’Ufficio studi Cgia sulla recente indagine campionaria condotta dall’Ocse, ribadiscono ancora una volta l’inadeguatezza, secondo gli italiani, di servizi pubblici essenziali indispensabili per il buon funzionamento del Paese: come la giustizia, la sanità, la scuola e la sicurezza.

Per quanto concerne il sistema giudiziario, solo il 31% degli italiani intervistati ha dichiarato di averne fiducia. La media UEè pari al 56%. L’Italia si colloca desolatamente al 21 posto assieme alla Slovenia tra i 23 paesi europei presi in esame dall’indagine. Solo la Lettonia registra un livello di fiducia inferiore a quello italico che negli ultimi anni è andato di male in peggio.

Altrettanto negativo è l’esito riferito al grado di soddisfazione verso assistenza sanitaria. Il Belpaese si piazza al 20° posto con il 49% degli italiani che ha dichiarato di usufruire di un buon servizio sanitario. La media Ue si è attestata al 68%. Con livelli di soddisfazione inferiori a quello italiano c’è solo l’Ungheria, la Grecia e la Lettonia. Anche in questo caso, il grado di soddisfazione rispetto all’esito emerso nel 2007 è inferiore di 7 punti percentuali. Un dato che andrebbe tarato sulle varierealtà regionali, dove mediamente il NordEst esce a livello dei migliori esempi europei, mentre al Sud la sanità più che curare, uccide, costringendo molti malati a peregrinazioni della speranza nei centri di cura del Nord.

Va leggermente meglio quando si analizza il livello di soddisfazione della scuola che, per il 58% degli italiani, è più che positivo, contro una media UE del 67%. Rispetto ai 23 paesi europei monitorati dall’indagine, il Belpaese si colloca al 18° posto appaiato alla Slovacchia. Rispetto alla rilevazione realizzata 11 anni fa, il livello di soddisfazione in Italia è aumentato di 2 punti percentuali.

Infine, per quanto concerne il grado di fiducia nella sicurezza e nel lavoro della polizia locale, il 75% degli italiani ha dichiarato di essere molto elevato. La media UE si è attestata al 78%. In Europa l’Italia si colloca al 15° posto, in crescita di un punto percentuale rispetto al 2007. Un dato decisamente confortante, se si considera con quali mezzi e con quali risorse le forze dell’ordine sono chiamate quotidianamente ad operare, dove solo l’abnegazione e il sacrificio personale di molti operatori riesce a sopperire alle deficienze del sistema burocratico, che spesso fa mancare pure il carburante per le pattuglie a presidio del territorio.

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