Il governo BisConte vara un nuovo rincaro della tassa sulle memorie digitali

La “trovata” del ministro alla Cultura Franceschini, che va a premiare la Siae e danneggia tutte le aziende costrette a pagare una tassa impropria. 

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tassa sulle memorie digitali

Il governo BisConte ne ha fatta un’altra delle sue: su proposta del ministro alla Cultura, Dario Franceschini, è stata approvata la bozza un decreto che ritocca al rialzo la tassa sulle memorie digitali, i cosiddetticompensi per copia privata”, ovvero un tributo – ma meglio sarebbe definirla un taglieggiamento – gravante su chiunque utilizzi un dispositivo di memoria che paga alla Siae, la Società italiana degli autori ed editori.

La gabola sta nel fatto che sono soggetti alla taglia tutti i dispositivi, anche solo potenzialmente, utilizzabili per copiare opere protette dal diritto d’autore, che solo nel 2019 ha fruttato la bellezza di un gettito di 130 milioni di euro.

Inizialmente, la tassa sulle memorie digitali colpiva i cosiddettisupporti vergini”, ovvero Cd e Dvd pronti per la masterizzazione e, in misura minore le unità di memoria tipo chiavi Usb e dischi di pc. Con l’andar del tempo, le vendite di Cd e Dvd sono andateprogressivamente calando, a favore dello streming digitale, con la conseguente riduzione del gettito. Ecco, quindi, il ministro Franceschini fare il bel gesto di rivedere gli ambiti dei dispositivi soggetti al prelievo coatto, facendovi rientrareperfino i nuovi orologi digitali e le fascette che registrano e archiviano il battito cardiaco o la pressione sanguigna. Che con la musica o i contenuti video non c’azzeccano per nulla.

La bozza del decreto sarà discussa il prossimo 20 febbraio nel corso di un’audizione parlamentare con AgCom, Confindustria, sindacati e 38 tra associazioni di categoria e dei consumatori chiamati a dare il loro parere. Sarà da vedere se dalle audizioni Franceschini si convincerà ad abbandonare un odioso balzello attivo in Italia e in pochissimi altri paesi, quando altrove, ad iniziare dalla Gran Bretagna, la copia ad uso privato di un prodotto coperto da diritto d’autore è liberae gratuita dall’ormai lontano 2014.

Il nuovo tariffario della tassa sulle memorie digitali contenuto nella bozza di decreto prevede leggeri ribassi per schede Usb, schede di memoria e supporti vergini, ormai quasi spariti dal mercato. Ma riversa i maggiori rincari sui dispositivi di maggior utilizzo con l’introduzione del prelievo anche sugli “smartwatch”, gli orologi digitali di nuova generazione, per i quali è previsto un prelievo variabile tra 2,20 euro e i 5,60 euro a seconda della capacità di memoria installata. L’importo per i pc passa da 5,20 a 6,90 euro. Mentre per quanto riguarda smartphone e tablet il compenso viene pesantemente aumentato: si riducono di soli 10 centesimi i tagli sotto i 16 gigabyte di memoria, resta costante a 4,80 euro il taglio tra16 e 32Gb, ma oltre i 32Gb si passa da 5,20 euro a 6,90 euro. E ancora di più visto che è ormai la norma (o quasi) avere a bordo dei telefoni tagli di memorie che vanno a 60 o 128 Gb e anche oltre.

Sui rincari si è già schierato contro il mondo delle imprese. «È una proposta di decreto che finirà col penalizzare l’innovazione e che va in contrasto alle abitudini dei consumatori che non ricorrono più alla copia privata per fruire dei contenuti audiovisivi» ha affermato Marco Gay presidente di Anitec-Assinform.

Nel corso degli ultimi 10 anni, il gettito della “taglia” per la copia privata è passato dai 44 milioni di euro del 2009 ai 130 milioni del 2019, venendo a costituire quasi il 20% dell’intera raccolta della Siae per i diritti d’autore. Davvero troppo.

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