Coronavirus: prima stima di danni alle imprese di Veneto, Emilia Romagna e Lombardia per 7 miliardi euro

Per un terzo dell’ammontare ascrivibile al settore turistico con pesante ricadute per alberghi, ristorazione e noleggio autobus. Eccesso di allarmismo non giustificato. Al via campagne istituzionali per rilanciare gli arrivi in Italia. 

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Danni economico da coronavirus: gli autobus turistici bloccati nei piazzali.

Veneto, Emilia Romagna e Lombardia dalla crisi da coronavirus hanno stimato una perdita di 7 miliardi di euro, di cui un terzo interessa il turismo per una macroarea che vale il 40% del Pil nazionale.

Lo ha reso noto Mario Pozza, presidente di Unioncamere del Veneto, che per la regione ha avviato una rapida indagine congiunturale su 1.500 delle 5.500 imprese iscritte, dalle grandi alle micro. Il 19,4% delle imprese è stato interessato dal blocco dei rapporti con la Cina, e questo riguarda gli approvvigionamenti di materie prime a cominciare dall’elettronicafino al tessile.

Per il 50% delle imprese lo stallo si protrarrà fino a giugno per poi normalizzarsi. Dalla ricerca, ancora parziale, emerge che il 62,5% delle imprese ha registrato una riduzione della produzione mentre il 29,4% è stato costretto a fermarla. Un 67% evidenzia un calo degli ordini e delle vendite con il 48% degli imprenditori che è convinto che si sia creato troppo allarmismo.

Gli effetti del Coronavirus si stano ripercuotendo pesantemente sul settore dell’autonoleggio, con le categorie degli artigiani dell’Alto Adige che lamentano una perdita fino al 100%: «è giunto il momento che la politica si attivi – ha affermato il presidente degli Autonoleggiatori Confartigianato Alto Adige lvh.apa, Markus Weissensteiner -. Numerosi stati stanno invitando i propri cittadini a non recarsi in Italia, mentre chi è in Alto Adige non vuole lasciare la nostra Provincia. Per il nostro settore ciò significa una perdita del 100% in riferimento alle voci noleggi e viaggi. È lodevole che i dipendenti stiano già ricevendo un sostegno da parte della cassa integrazione, ma adesso servono delle misure urgenti anche in favore delle aziende. La politica deve intervenire al più presto con un pacchetto di misure ad hoc o con un’altra tipologia di sostegno».

Forti problemi anche in Veneto: «quarant’anni di lavoro, milioni di chilometri alle spalle, ma una situazione del genere non mi era mai capitata! Serve la dichiarazione di stato di crisi del settore» dice preoccupato della repentinità e dalla dimensione delle conseguenze che si stanno abbattendo sul settore del trasporto pubblico locale a seguito dell’esplodere dell’emergenza coronavirus Alessandro Nordio, presidente regionale Veneto e nazionale dei tassisti di Confartigianato. «In Veneto, dalle città d’arte sino ai territori meno interessati dal turismo, si è fermato tutto ed è notizia di queste ore che la British Airways non farà più scalo negli aeroporti di Venezia, Bologna e Milano sino al 28 marzo. Ma già da venerdì, i taxi sono fermi per ore nei posteggi e le strade sono deserte – denuncia Nordio -. Dalle nostre antenne sul territorio arrivano veri e propri bollettini di guerra: oltre al dato dei capoluoghi di provincia che registrano cali tra il 50 ed il 60%, con conseguente riduzione del personale dipendente, abbiamo i casi Castelfranco Veneto -95%, Mogliano -90%, Chioggia -80%, Abano, Lido Venezia e San Donà -70%, Conegliano e Treviso -60%, Bassano -50%. E quello che è peggio è che il calo è in crescita con il passare dei giorni».

Daniele Rigato, vice presidente veneto della categoria BusOperator, afferma che «il settore è devastato. Servizi scolasti fermi, gite sospese, qualsiasi evento e manifestazione bloccate. I nostri mezzi sono tutti nei piazzali. A ciò si aggiunge il blocco del lavoro delle agenzie viaggi che stanno registrando una marea di disdette. Avevamo investito in mezzi e risorseper affrontare la stagione primaverile, costi che ogni collega deve giornalmente sostenere, Ad oggi abbiamo il problema di dove trovare le risorse per far fronte alle spese».

Non va meglio il settore del noleggio con conducente: «il nostro settore è legato a doppia mandata con il turismo – afferma il presidente regionale veneto Denis Pulita– e i viaggi si stanno riducendo al lumicino. Anche il trasporto d’affari e congressuale è al palo. I viaggi all’estero ad esempio sono bloccati perché gran parte dei Paesi di destinazione fanno problemi al nostro personale che arriva dal Veneto senza distinguere zone rosse dal resto. Risultiamo tutti “non graditi”. Una situazione paradossale che sta minando alle fondamenta un settore che viaggia con margini risicatissimi».

Dalla mobilità alla ristorazione: il panico da coronavirus rischia in poche settimane di mettere a repentaglio l’intero annolavorativo delle imprese venete della ristorazione e dell’accoglienza turistica. Mirco Froncolati, il presidente CNA Venetodella categoria delinea l’avvicinarsi di scenari critici per gli operatori del comparto: «mediamente i grandi ristoranti hanno perso dal 70 all’80% delle prenotazioni di questo periodo, e non solo nei comuni colpiti. A causa della psicosi, in buona parte alimentata dall’eccesso di informazioni inutilmente allarmistiche, la gente la sera non si muove di casa ed evita di uscire soprattutto nel fine settimana, quando la percezione del rischio è erroneamente più alta. E non è facile nemmeno per chi lavora con gli eventi. Piovono disdette per le aziende di catering che fanno servizio per i meeting aziendali, tutti rinviati a date da destinarsi. E si svuotano gli alberghi, i locali e le attività di vicinato che di solito tengono vive le nostre città, a causa della cancellazione di manifestazioni e spostamenti culturali o d’istruzione».

Per Froncolati «un mesebuconon è un problema da poco, per chi ha dipendenti, tasse e uscite fisse che deve continuare a pagare. È come se un lavoratore immaginasse di restare un mese intero senza stipendio, avendo comunque l’affitto e le spese di casa: per molti una situazione del genere può rendere quasi impossibile restare a galla».

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