Aefi, 71 manifestazioni fieristiche posticipate causa coronavirus, compreso il Vinitaly

L’impatto su quartieri, territori e Pmi secondo l’associazione di settore. 22 manifestazioni già cancellate. 

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Continua lo stillicidio delle chiusure e dei rinvii dei saloni e delle manifestazioni fieristiche in Italia e all’estero causa coronavirus: ultima vittima illustre il Vinitaly che viene rinviato da aprile al 14 giugno, salvo ulteriori contrordini.

Per cercare di ovviare a questa situazione che sta avendo pesanti ripercussioni sul settore espositivo e anche sulle aziendedel settore, Aefi (Associazione Esposizioni e Fiere Italiane) all’incontro organizzato al Maeci per la presentazione del Piano Straordinario 2020 per la promozione del “Made in Italy” ha chiesto di potenziare il pianoMade in Italyriservando maggiori risorse alle manifestazioni fieristiche italiane, per recuperare l’immagine e portare visitatori internazionali alle manifestazioni; incentivare le imprese, attraverso il credito d’imposta, alla partecipazione alle fiere internazionali italiane – già previsto dal decreto “Crescita” e rifinanziato dalla legge di bilancio – rendendo subito note le regole applicative; riservare alle manifestazioni fieristiche in Italia tutte le risorse possibili, anche con utilizzo temporaneo dei fondi destinati alla partecipazione alle fiere all’estero.

«Da un’indagine effettuata presso i nostri 36 associati, è emerso che sono 71 le manifestazioni posticipate, 28 a carattere internazionale e 43 nazionale, e 22 quelle cancellate. Queste sono concentrate principalmente in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, regioni maggiormente colpite dal coronavirus e nelle quali ogni anno hanno luogo la maggior parte delle nostre fiere. Occorre inoltre considerare che febbraio, marzo e aprile sono mesi di alta stagione per il settore con una elevata concentrazione di eventi – ha sottolineato Giovanni Laezza, presidente di Aefi -. A seguito dell’epidemia da coronavirus in Italia, le autorità nazionali e regionali hanno emesso diverse ordinanze per tutelare la salute dei cittadini e contenerel’espansione del coronavirus. Tutti gli associati Aefi hanno seguito scrupolosamente le disposizioni sanitarie delle ordinanze delle autorità locali e nazionali e, considerando anche le tempistiche necessarie per le operazioni di allestimento, disallestimento e logistica, hanno deciso di posticipare alcuni eventi. Ma il numero di manifestazioni rinviate potrebbe variare nelle prossime settimane, in base all’evoluzione della situazione e alla durata dell’emergenza; altre potrebbero essere annullate per l’impossibilità di inserirle nel calendario fieristico dei prossimi mesi. Per questo come Aefichiediamo interventi urgenti per aiutare il settore a sopravvivere».

Oltre al potenziamento del piano per la promozione del “Made in Italy” sono necessari anche ammortizzatori sociali per il personale dei quartieri fieristici; la moratoria rispetto ai mutui; la possibilità di rimodulare i pagamenti di tasse e tributi; la facilitazione di accesso al credito e la soluzione di alcuni problemi strutturali come l’IMU per i quartieri, di cui da decenni ormai il settore sottolinea l’iniquità.

Le fiere italiane rappresentano una leva strategica della politica industriale italiana e ogni anno coinvolgono circa 200.000 espositori e 20 milioni di visitatori, generando affari per 60 miliardi di euro e dando origine al 50% delle esportazioni delle imprese che vi partecipano.

«Non dobbiamo dimenticare che per il 75,4% delle imprese italiane, le fiere rappresentano uno strumento indispensabile – a costi contenuti – per la promozione e la diffusione dei loro prodotti, sia sul mercato interno che all’estero, e per la crescita del business» ha aggiunto Laezza.

Le fiere hanno una valenza enorme anche per l’occupazione e per l’indotto generato sui territori. Da una ricerca del 2018emerge infatti che 1 euro investito nelle fiere genera 2 euro di indotto diretto e 8 euro di indotto indiretto.

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