Coronavirus, il turismo organizzato chiede misure incisive

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ROMA (ITALPRESS) – “La parte del decreto Cura Italia dedicata al turismo e’ un timidissimo e del tutto insufficiente palliativo, mentre il rischio che il comparto del turismo organizzato collassi e’ altissimo. Ulteriori e immediati interventi dovrebbero quindi essere introdotti rapidamente perche’ il sistema non riuscira’ a sostenere questa emergenza economica e andra’ in default”. E’ quanto sottolinea Astoi Confindustria che si fa portavoce dei tour operator per chiedere con urgenza l’adozione di alcune misure incisive a tutela della sopravvivenza di queste imprese e dei loro lavoratori. In particolare, “e’ necessario istituire un fondo nazionale emergenze per assicurare la continuita’ aziendale del comparto, indennizzando cosi’ le cancellazioni registrate e l’impossibilita’ di vendere e produrre fatturato. Si giudica del tutto insufficiente la sospensione per due mesi di versamenti delle ritenute, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria. Inoltre, si chiede la creazione di specifici crediti d’imposta per le spese sostenute in Italia e/o all’estero per il mantenimento di villaggi turistici/alberghi ovvero di impegni con strutture ricettive, con riferimento ad un arco temporale che non copra solo il mese di marzo”.
Astoi osserva che “molti tour operator potrebbero accedere alla Cigs in quanto occupano piu’ di 50 dipendenti, ma il decreto non prevede alcuna facilitazione per tali soggetti in materia di ammortizzatori sociali, anzi, complica la situazione, innescando dubbi e disparita’ di trattamento. Si chiede quindi un intervento chiarificatore, urgente e immediato, per evitare una drastica riduzione dell’occupazione nel giro di un bimestre”.
Per Nardo Filippetti, presidente Astoi Confindustria Viaggi, “l’emergenza Coronavirus ha messo in ginocchio tutto il comparto del turismo. In particolare, per tour operator e agenzie di viaggio si prevede una ripresa parziale delle attivita’ tra fine estate/autunno e un ritorno progressivo alla normalita’ solo nel 2021, con una perdita di fatturato che va dal 35 al 70% circa. Se il Governo non integrera’ al piu’ presto i provvedimenti gia’ varati non saremo in grado di garantire i livelli occupazionali e la sopravvivenza delle nostre aziende”.
(ITALPRESS).

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