Il ministro per il Sud Provenzano: «sostenere anche chi lavora in nero»

Inopinata uscita dell’esponente di governo grillino scatena la reazione delle opposizioni, mentre la maggioranza grillo-dem approva. Calderoli: «favoreggia gli evasori». Bertacco: «proposta irricevibile». Cattaneo: «si demolisce la cultura del lavoro». Salvini: «mi cadono le braccia». 

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Il ministro per il Sud, il Dem Giuseppe Provenzano

Se qualcuno ancora dubita della capacità del governo BisConte nel tenere nella giusta considerazione l’economia nazionale, le ultime parole profferite dal ministro per il Sud, il Dem Giuseppe Provenzano, fanno piazza pulita. Il suo elogio di chi lavora in nero, diffuso soprattutto al Sud e tra i lavoratori dipendenti (come conferma uno studio della Cgia di Mestre) e della necessità da parte dello Stato di attivare azioni di sostegno per chi lo pratica fa strame del diritto vigentee della responsabilità personale.

In riferimento alla crisi che l’epidemia di Coronavirus ha causato, Provenzano ha detto che «dobbiamo prendere misure più universalistiche se si prolunga la crisi. Nel decreto abbiamo preso delle decisioni importanti, che però non coprono una quota, che esiste e non possiamo mettere la testa sotto la sabbia. Dobbiamo costruire da subito un’alternativa anche per chi lavorava in nero». Ecco, il ministro per o’Sud ha a cuore di trovare soluzioni di sostegno per chi lavora in nero, per chi opera nell’illegalità, per chi evade il fisco e i contributi previdenziali, per chi priva del suo contributo economico quello Stato sociale che lo stesso Provenzano invoca a tutela di larghe fasce della sua base elettorale. Sostegno a chi vive e prospera nell’illegalità, mentre chi invece dà contributi fondamentali alla crescita del Paese, come i lavoratori autonomiiscritti agli ordini professionali, rimangono abbandonati a sé stessi.

Una proposta immediatamente condivisa dalle forze politiche della sinistra di governo: per la deputata calabrese Dem Enza Bruno Bossio «la maggioranza dei lavoratori al Sud è precario, disoccupato, in tirocinio, con un’occupazione povera. Si tratta di persone che ricevono un sostegno in parte grazie al reddito di cittadinanza, in parte con i tirocini che sono una tipologia di contratto che però non prevede l’accesso agli ammortizzatori sociali». La soluzione proposta dalla deputata calabrese «dovrebbe essere, e lo sto chiedendo al mio partito, un allargamento della platea del reddito di cittadinanza, cioè far accedere quei lavoratori che l’anno precedente alla domanda hanno avuto un contatto precario che non fa aumentare l’Isee».

Il deputato di Leu, Stefano Fassina, condivide la posizione di Provenzano: «è un’analisi giusta. Qualche anno fa, da vice ministro dell’economia, avevo sottolineato l’esistenza di un’area importante in Italia di evasione di sopravvivenza per quei lavoratori e lavoratrici in nero che sono concentrati soprattutto nel Mezzogiorno. Gli strumenti di sostegno al redditomessi in campo dal Governo non sono sufficienti. E’ necessario un intervento di carattere universale che metta nelle tasche delle famiglie che non avrebbero nulla le risorse necessarie per sopravvivere. Il governo deve portare in Parlamento con la massima urgenza una richiesta di ulteriore scostamento dal deficit di almeno altri venti-venticinque miliardi, per fare in modo che nel passaggio parlamentare di conversione del decreto sul Coronavirus si possa intervenire subito su quest’area nera o grigia che rimarrebbe totalmente scoperta».

A stoppare l’allargamento delle maglie di un già ampiamente scandaloso e truffaldino reddito di cittadinanza c’è tutto il centro destra. «Pensavo di averle viste tutte ma mi mancava un ministro che chiede allo Stato di sostenere anche chi lavora al nero. Forse Provenzano lo ignora ma chi lavora in nero ruba a tutti e usufruisce senza mettere un euro dei servizi finanziati da chi le tasse le paga, e quindi ruba due volte – dice il vicepresidente leghista del Senato, Roberto Calderoli -. Un ministro che afferma cose del genere di certo non penserà mai a dimettersi, questo lo sappiamo, ma il premier Conte può e deve revocargli le deleghe. Se il premier Conte non lo fa, allora significa che condivide il pensiero di Provenzano e quindi a dimettersi dovrebbe essere lui».

La vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli, critica il governo il cui compito è creare lavoro e non aiutare i lavoratori in nero: «aiutare chi lavora in nero? L’intervista del ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, è una provocazione per quelle migliaia di imprenditori che lavorano nella legalità, pagano le tasse fino all’ultimo centesimo e oggi sono preoccupati per il loro futuro e per quelle decine di migliaia di lavoratori che hanno combattuto per decenni per vedersi riconosciuti i loro diritti e che magari dal Mezzogiorno sono stati costretti ad emigrare al Nord per trovarsi un posto di lavoro regolare, legale». Se il governo, prosegue Ronzulli, «intende prevedere misure di sostegno per chi ha accettato di lavorare in nero, facendo concorrenza sleale agli altri, rubando soldi alla collettività usufruendo di servizi pubblici senza pagare tasse e contributi, allora come si certifica il disvalore dell’illegalità? Come ha detto anche il Papa, chi lavora in nero toglie soldi alla sanità pubblica, riduce le risorse per questa emergenza. Fa specie – rincara la senatrice azzurra – che questo favoreggiamento indiretto dell’illegalità venga da un ministro della Repubblica e per giunta da un ministro elettocon un partito che della legalità aveva fatto la sua bandiera e il suo motto». Oltretutto, continua Ronzulli, «come il ministro ben sa, spesso i lavoratori in nero già percepivano il reddito di cittadinanza, altra misura che ha favorito il nero e penalizzato i lavoratori regolari dal momento che ha creato concorrenza al ribasso sugli stipendi».

«Al ministro Provenzano dico una semplice cosa: la sua è una proposta irricevibile – afferma il senatore di Fdi, Stefano Bertacco, capogruppo in commissione Lavoro -. I lavoratori in nero già oggi spesso e volentieri percepiscono il reddito di cittadinanza e avendo reddito zero sanno che possono usufruire di tutte quelle che sono le agevolazioni dei servizi sociali dei comuni: la rete scolastica, le mense, il trasporto, il buono libri, quindi credo che non abbiano bisogno di ulteriori aiuti».

Per il deputato forzista Alessandro Cattanero «prosegue l’opera di demolizione della cultura del lavoro e della serietà in questo Paese. Prima con il reddito di cittadinanza ti pagano per non lavorare e adesso premiano chi lavora in nero. Insomma, gli imprenditori che lavorano onestamente devono sentirsi dei fessi?» Già, bella domanda.

«Proposte come quella di Provenzano e di tanti, troppi esponenti della maggioranza fotografano una bassissima conoscenza del Paese e dei suoi problemi, un’incapacità congenita di proporre soluzioni credibili per problemi che diventano di giorno in giorno sempre più grandi proprio per la loro incapacità al governo» tuona il deputato azzurro bellunese, Dario Bond.

Infine, il leader della Lega, Matteo Salvini: «quando leggi l’intervista di un ministro che dice dobbiamo aiutare i lavoratori in nero ti cadono le braccia, soprattutto quando dobbiamo impegnarci tutti a garantire la ripartenza del Paese e del sistema economico quando l’epidemia di Coronavirus sarà vinta. La preoccupazione della gente normale è far ripartire l’economia, ricostruire il Paese, tenere aperto il negozio, sorreggere il lavoratore autonomo, i posti di lavoro tutti. Qui tra pensionati, disabili, precari, stagionali, partite Iva e operai a casa c’è un popolo che sta soffrendo e poi sentiamo che bisogna aiutare chi lavora in nero ti domandi se siamo in un momento normale». Già, l’Italia della maggioranza grillo-dem al governo non è un Paese normale e sarebbe meglio chiudere al più presto una delle più brutte stagioni politiche della storia democratica del Paese.

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