Rapporto Ocse Pisa: i quindicenni italiani scarsi nella capacità di risolvere compiti finanziari

Vanno bene i ragazzi del NordEst. 1 su 5 non ha competenze minime, 79% raggiunge il minimo. Il problema di una scuola che non riesce a formare adeguatamente le nuove generazioni. 

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Rapporto Ocse Pisa

L’Italietta non brilla per le capacità dei propri giovani quindicenni nelle materie finanziarie: secondo quanto emerge dal Rapporto Ocse Pisa appena diffuso, la percentuale di studenti italiani in grado di risolvere i compitipiù complessi (“top performer” Livello 5) in materie finanziarie è meno della metà di quella registrata a livello medio OCSE (4,5% vs 10,5%), mentre circa uno studente su cinque non possiede le competenze minime necessarie per prendere decisioni finanziarie responsabili e ben informate (“low performer”). Il 79% degli studenti raggiunge il Livello 2, ovvero il livello minimo.

Secondo il Rapporto Ocse Pisa, gli studenti del Nord e del Centro in misura maggiore dei loro coetanei del Sud dimostrano di saper affrontare compiti più complessi, mentre le aree del Sud si caratterizzano per una presenza maggiore di studentilow performer”. Nel NordEst e nel NordOvest si osservano le percentuali più elevate di studenti che raggiungonoalmeno il Livello 2, rispettivamente l’87% e l’85%, e – di conseguenza – quelle più contenute di studenti “low performer”. Il Centro è sostanzialmente in linea con il dato medio nazionale, mentre nel Sud e nel Sud Isole si registrano le percentuali più elevate di studentilow performer”, rispettivamente il 28% e il 31%. Anche la percentuale di studentitop performerdiminuisce dal Nord (6,9% NordOvest e 6,2% NordEst) al Sud del Paese (2,4% Sud e 2,1% Sud isole), mentre il Centro è in linea con il dato nazionale (4,5%).

Il possesso di conoscenze e abilità finanziarie degli studenti di 15 anni sono necessarie per il futuro passaggio dal mondo della scuola a quello dell’università, al mondo del lavoro o a quello dell’imprenditoria.

Al Rapporto Ocse Pisa in Italia hanno partecipato 9.122 studenti, rappresentativi di un totale di più di 500.000 quindicenni. I ragazzi ottengono punteggi migliori delle ragazze e riescono a risolvere compiti più complessie in percentuali maggiori (15 punti differenza in media).

L’emergenza globale da Coronavirus ricorda che «la conoscenza finanziaria diventa ancora più importante nei momenti di crisi, quando è essenziale gestire bene risorse limitate e proteggersi dai rischi – fa notare Anna Maria Lusardi, presidente del Comitato per l’educazione finanziaria -. Il Comitato è al lavoro: stiamo completando le linee guide dell’educazione finanziaria per i giovani così che le scuole che vogliono insegnare questa materia avranno indicazioni su come farlo».

Lo studio fa emergere anche differenze fra tipologie di scuole: gli studenti dei licei, con un punteggio di 508, ottengono risultati migliori di quelli che frequentano le altre tipologie di istruzione; seguono i quindicenni degli istituti tecnici (476), gli istituti professionali (405) e la formazione professionale.

«Dimostriamo di essere un Paese serio, che non nasconde le cose anche quando non sono positive. E’ però un compito ulteriore quello di servirsi di questi dati per provvedere al miglioramento», ha detto Anna Maria Ajello, presidente Invalsi. E, soprattutto, sarebbe da cogliere al volo l’opportunità di prolungare anche nei mesi di giugno e di luglio l’attività scolastica per cercare di dare una migliore preparazione a tutti gli studenti.

In media, nei 13 paesi OCSE che hanno partecipato alla rilevazione, poco più di uno studente su due (54%) è titolare di un conto bancario – quota che arriva a nove studenti su dieci in Finlandia (89%), e scende in Italia a poco più di quattro su dieci (44%) – mentre poco meno di uno studente su due (45%) è titolare di una carta di pagamento o di debito (più di tre studenti su quattro in Finlandia e in Estonia, rispettivamente il 78% e il 75%); quattro studenti su dieci in Italia, 41%.

Più di una persona su due di 16-24 anni in Australia, Finlandia e Stati Uniti ha dichiarato di cimentarsi nel calcolo di prezzi, costi o bilanci almeno una volta alla settimana nella vita personale (poco più di 3 su 10 in Italia, 32%), e più del 40% in Australia, Cile e Perù effettua questo tipo di calcoli finanziari almeno una volta alla settimana in ambito lavorativo (meno di 3 su 10 in Italia, 25,9%). Inoltre, un ragazzo di 16-24 anni su tre in Canada, Estonia, Finlandia e Stati Uniti effettua transazioni finanziarie su Internet almeno una volta a settimana.

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