Correnti del lago di Garda senza segreti

Ricerca dell’Università di Trento con velisti, surfisti, sub e pescatori.

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pesca carpione correnti del lago garda foto paolo andrea montanaro

Per la prima volta i ricercatori dell’Università di Trento fanno leva sulla conoscenza della gente del luogo e descrivono con un modello numerico fenomeni come il trasporto di detriti nel lago di Garda durante le piene e una corrente superficiale con una ricerca sulle correnti del lago. 

Il “Corif” è una corrente superficiale che si sviluppa lungo la costa orientale del lago di Garda grazie alla spinta dell’Ora del Garda, il vento che soffia puntualmente per la felicità di surfisti e velisti. 

«L’articolo si distingue da molti altri perché è centrato sulla collaborazione tra ricercatori e utenti del lago, un tema inusuale nella routine dei lavori scientifici. È stato un progetto di cittadinanza» commenta Marco Toffolon dell’Università di Trento, professore di idraulica al Dipartimento di ingegneria civile, ambientale e meccanica dell’Ateneo e coordinatore dello studio. 

«È la dimostrazione che le conoscenze degli utenti del lago possono dare un contributo significativo alla ricerca scientifica – continua Toffolon -. Nel complesso sistema ambientale del Garda, oggetto d’interesse per studiosi internazionali e per la comunità locale, la ricerca deve essere sempre più un processo collettivo, in cui ricercatori e cittadini siano protagonisti e al contempo destinatari dei risultati ottenuti». 

Il lavoro nasce dalle tesi di due giovani dell’Università di Trento: la modellazione idrodinamica del lago di Garda è stata dapprima analizzata da Giuliano Morini nella sua tesi di laurea magistrale in Ingegneria per l’ambiente e il territorio e poi approfondito da Marina Amadori nella sua tesi di dottorato in Ingegneria civile, ambientale e meccanica. 

«Ci siamo imbarcati in una raccolta dati non convenzionale, fatta di interviste, aneddoti, mappe tracciate assieme. I protagonisti sono stati velisti, surfisti, sub, pescatori, la squadra nautica del Corpo dei Vigili del fuoco permanenti di Trento, piloti dei traghetti e tecnici dell’Agenzia provinciale per la protezione ambientale – raccontano Morini e Amadori -. A loro è stato chiesto di raccontare ciò che sapevano su venti, correnti superficiali e profonde, trasporto di oggetti galleggianti (tronchi, boe, barche), eventi curiosi ed eccezionali. Le informazioni raccolte sono state confrontate con i risultati di un modello numerico tridimensionale del lago di Garda, messo a punto dallo stesso gruppo di ricerca in collaborazione con l’Università di Utrecht (Paesi Bassi) e in grado di simulare le correnti del lago». 

Dal confronto è emersa un’ottima corrispondenza tra i risultati del modello numerico e i fenomeni osservati nella realtà. «È stato possibile riprodurre una corrente ben nota a velisti e pescatori (il “Corif”, in dialetto gardesano) – proseguono Morini e Amadori. Il trasporto di detriti e materiale vegetale è stato interpretato grazie al modello matematico e correlato all’azione combinata del vento e della rotazione terrestre, che induce un movimento verso la costa sudoccidentale al mattino e verso nord-est nel corso del pomeriggio. Infine, sono stati ricostruiti il rovesciamento di una barca nel corso di una burrasca e il suo successivo ritrovamento, a partire dai racconti dei Vigili del fuoco e da elementi di cronaca apparsi sulla stampa locale nell’estate del 2017». 

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