Il Monastero della Visitazione di Santa Maria deve pagare la Tarsu al Comune di Bologna

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É stata la quinta sezione della Suprema Corte, presieduta dal giudice Domenico Chindemi a respingere le richieste del Monastero della Visitazione di Santa Maria di Bologna, assistito dal prof. avvocato Mauro Trivellin partner Adacta con l’avvocato romano Domenico Bonaccorsi Di Patti, contro le pretese del Comune di Bologna assistito dall’avvocato Marco Zanasi partner Dallari Gibertini Zanasi.

Si tratta di una vicenda nata nel 2012 quando il Comune di Bologna aveva notificato un avviso di accertamento al Monastero bolognese della Visitazione di Santa Maria per il versamento di circa 11 mila euro di T.A.R.S.U.

Nel 2014 la Commissione Tributaria Provinciale di Bologna aveva respinto il ricorso del Monastero contro le pretese del Comune, perché “l’impugnazione riguardava l’avviso di liquidazione della tassa, mentre l’avviso di accertamento non era stato impugnato”.

Una decisione ribaltata in secondo grado dalla Commissione Tributaria Regionale dell’Emilia Romagna che, nel 2015, aveva come “gli edifici adibiti al culto ed i locali strettamente connessi all’attività di culto erano stati esentati da tassazione ai sensi dell’art. 5 del regolamento comunale in vigore con decorrenza dall’anno 2012”. Secondo il giudice di seconde cure, infatti, “tutta l’architettura monastica, che la specificità del culto esercitato dalle suore (appartenenti ad un Ordine di clausura) fanno sì che tutte le parti strutturali del Monastero siano destinate al culto: la cappella, il coro, il chiostro, lo stesso refettorio sono luogo di preghiera e meditazione claustrale” per cui “tutto il monastero di clausura è architettato e strumentale all’attività costante, giornaliera e diffusa al proprio interno di preghiera e meditazione”.

Una decisione che la Suprema Corte, con sentenza pubblicata il 23 aprile scorso, ha ritenuto in contrasto con la normativa vigente (art. 62, comma 2, del D.L.vo 15 novembre 1993 n. 507) perché “la peculiare destinazione dei fabbricati può assumere valenza per giustificare l’esenzione dalla T.A.R.S.U. soltanto se si tratti di una modalità di utilizzo che – a prescindere dalla sua conformità alle caratteristiche intrinseche della costruzione – non comporta la capacità di generare spazzatura”.

Così la Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e deciso nel merito per il rigetto del ricorso originario del Monastero, confermando l’orientamento secondo cui “le norme regolamentari che escludono gli edifici di culto dal calcolo delle superfici per la determinazione della T.A.R.S.U., lo fanno sempre perché ritenuti «incapaci di

produrre rifiuti, per loro natura e caratteristiche e per il particolare uso cui sono adibiti», non in quanto la destinazione al culto, in assenza di specifica previsione normativa, possa di per sé giustificare l’esenzione dalla tassa”.

Scopri tutti gli incarichi: Mauro Trivellin – Adacta; Domenico Bonaccorsi di Patti – Brancadoro e Bonaccorsi di Patti; Marco Zanasi – Dallari Gibertini Zanasi;