20 maggio: Giornata mondiale della difesa delle api

Secondo Coldiretti, in Italia produzione 2020 di miele crollata fino all’80% causa andamento climatico.

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apicoltura api su fiore impollinazione

Le api sono insetti strategici per l’ambiente, per la natura e per l’agricoltura, in quanto l’87% delle piante da fiore si sono evolute assieme alle api e agli altri insetti impollinatori con un servizio indispensabile per la protezione della biodiversità, per la produzione dell’agroalimentare e la Giornata mondiale istituita dall’Onu a loro difesa è lì a dimostrarlo.

Il miele è il “prodottopiù noto del lavoro delle api: in Italia esistono più di 60 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” di questi insetti, dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino.

L’Italia è il quarto Paese dell’Unione Europea per l’apicoltura con oltre 1,4 milioni di alveari, dopo Spagna (2,9 milioni di alveari), Romania e Polonia (rispettivamente 1,8 e 1,6 milioni). In Italia si contano oltre 51.000 apicoltori, di cui il 65% produce solo per autoconsumo e il 35% per il mercato. La presenza di un numero così alto di apicoltori per autoconsumo evidenzia una tendenza generale a praticare questa attività come hobby, il che contribuisce ad assicurare la funzione di impollinazione per l’agricoltura e il mantenimento degli ecosistemi. Comunque, il 78% degli alveari resta gestito da apicoltori professionisti.

Il mercato del miele negli ultimi anni va di male in peggio, sia per l’andamento climatico che riduce il periodo di fioritura o le gelate improvvise che mettono a dura crisi gli alveari, minacciati anche dalla diffusione di alcuni insetticidi che nuocciono anche alle api, insetticidi di cui ora l’Ue chiede la messa al bando. 

Nel 2019, la produzione del miele italiano è stata stimata in 15.000 tonnellate, in calo del 31,8% rispetto all’anno precedente (22.000 nel 2018), con oltre 25.000 tonnellate importate dall’estero (il 40% arriva dall’Ungheria e oltre il 10% dalla Cina) per soddisfare il mercato interno, mentre secondo Coldiretti la produzione 2020 di miele è attesa in calo con punte fino all’80%.

L’inverno bollente e la pazza primavera segnata da gelate hanno creato in molte regioni gravi problemi agli alveari con le api che non hanno la possibilità di raccogliere il nettare. Il poco miele che sono riuscite a produrre se lo mangiano per sopravvivere, anche se – precisa la Coldiretti – non mancano lungo la Penisola situazioni più positive rispetto allo scorso anno.

salute delle api
Le api all’opera nell’alveare.

Le api sono fondamentali per l’impollinazione: in media una singola ape visita in genere circa 7.000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele. Secondo la Fao, 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni.

Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero (secondo Coldiretti, 2 barattoli su 3 sono di produzione non italiana), spesso di bassa qualità occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole o nei mercati agricoli allestiti nelle varie città.

Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria. La parolaItalia” deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale, mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – afferma la Coldiretti – deve riportare l’indicazionemiscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scrittamiscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

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