Confcommercio Trentino reclama più semplificazione e copertura degli indennizzi locali

Fontanari: «dalla Provincia un sostegno di 84 milioni di euro che potrà aiutare circa 27.000 soggetti». Mazza: «c’è il rischio di un nuovo “click day”. Servono maggiori garanzie».

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indennizzi locali
Da sx Pasquale Mazza, presidente Ordine Commercialisti del Trentino, Marco Fontanari vicepresidente Confcommercio Trentino e Giovanni Profumo, direttore Confcommercio Trentino.

Tutto è pronto per il prossimo giovedì 11 giugno, data in cui in Trentino scatta il piano per l’erogazione degli indennizzi locali ad imprese e lavoratori autonomi (professionisti inclusi) in genere danneggiati dagli effetti della pandemia da Coronavirus che, nella denuncia formulata da Confcommercio Trentino, rischia di trasformarsi in un ennesimoclick day”, ovvero un terno al lotto che tanti tentano di giocare salvo rimanere con il cerino acceso in mano.

Di qui il forte appello da parte di Confcommercio Trentino e dei professionisti dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Trento e Rovereto con la richiesta di una maggiore semplificazione e meno burocrazia nella gestione delle domande per gli indennizzi locali per potere accedere ai contributi a fondo perduto previsti in seguito all’emergenza Coronavirus.

I numeri potenziali della manovra varata dalla provincia di Trento, 84 milioni euro a beneficio potenziale di circa 27.000 soggetti, sono stati presentati dal vicepresidente di Confcommercio Trentino, Marco Fontanari: «la sburocratizzazione doveva essere un obiettivo, invece ci troviamo ancora oggi a dovere combattere contro questo. Abbiamo bisogno di strumenti più snelli e veloci. Non è più tempo degli appelli, devono arrivare azioni concrete. Il mondo delle imprese è pronto e chiede di essere aiutato laddove sia possibile, non vuole essere lasciato solo. Auspichiamo che la copertura ci sia per tutti: si tratta di un contributo che va ad indennizzare un danno generato dall’emergenza Covid-19, dalla chiusura obbligatoria di cui le aziende non sono responsabili. La Provincia – sostiene Fontanari – si è mossa ed ha messo in campo misure importanti. Ma il momento è straordinario e, come tale, necessita di interventi straordinari. Come le aziende dovranno ricorrere in questo periodo anche all’indebitamento, anche la pubblica amministrazione deve poterlo fare, tanto più che dal governo nazionale e dall’Europa giungono segnali di apertura e numeri importanti per le risorse messe a disposizione. Quello che chiediamo con forza è un cambio di mentalità, ed una maggiore considerazione delle imprese: la burocrazia in questa emergenza non deve far affondare definitivamente le imprese».

Gli ha fatto eco il presidente dell’Ordine dei commercialisti di Trento e Rovereto, Pasquale Mazza: «gli strumenti per gli indennizzi locali sono stati messi a disposizione, ma devono essere più snelli. Ad oggi abbiamo un timore che il provvedimento si trasformi nell’ennesimoclick day”, sebbene sia stato scongiurato dall’assessore Attilio Spinelli. Se così fosse, non saremmo in grado di assistere i nostri clienti adeguatamente. E per questo è necessario che ci sia la garanzia che i fondi vengano rimpinguati nel caso in cui le domande per gli indennizzi locali vadano a superare il plafond iniziale. Altro tema – prosegue Postal – è quello degli obblighi da rispettare dopo aver ricevuto il contributo provinciale: le aziende devono certificare di avere pagato i fornitori e di impegnarsi a mantenere la forza lavoro fino alla fine del 2021. Abbiamo segnalato da subito la complessità di questo adempimento; in parte, per quanto riguarda i fornitori l’adempimento è stato già alleggerito. Per quanto riguarda il rispetto dell’obbligo sul mantenimento della forza lavoro, molte imprese segnalano difficoltà nel prevedere che la struttura aziendale possa rimanere intatta anche in futuro, data la situazione con attività che sono riprese solo da pochi giorni. Va fatto qualche passo avanti nella semplificazione a cominciare dalla delega per la presentazione della domanda, che nella modalità attuale è ancora piuttosto complessa». 

Anche il direttore di Confcommercio Trentino, Giovanni Profumo, sottolinea l’importanza di non appesantire le imprese con procedure burocratiche troppo onerose: «apprezziamo che la Provincia abbia previsto indennizzi locali di sostegno alle piccole realtà, altrimenti escluse dai provvedimenti nazionali. Siamo però preoccupati per le modalità di accesso a queste misure, che rischiano di diventare troppo onerose e quindi inutili. Le nostre imprese sono rimaste chiuse per mesi, e questo si traduce in un danno che difficilmente entro il 2021 potrà dirsi recuperato: se va bene, i ricavi potranno tornare forse ai livelli del 2018 o 2019, ma i guadagni saranno condizionati dai debiti che le aziende sono costrette a contrarre per superare questo momento difficilissimo».

Sarebbe stato utile maggiore coraggio da parte della provincia di Trento, perché dal sostegno all’economia locale dipende anche il livello delle entrate nelle casse dell’Autonomia speciale. L’aver previsto un contributo a fondo perduto variabile da 3.000 a 5.000 euro a fronte di una perdita di fatturato in due mesi nel periodo compreso tra marzo e maggio 2020 variabile dal 50 al 70% e in presenza di un livello di attività economica nell’ultima dichiarazione dei redditi utile compresi tra 12.000 euro e 5 milioni di euro (e un tetto di reddito professionale per i lavoratori autonomi di 40.000 euro) è probabilmente eccessivamente ristrettivo e servirebbe una maggiore larghezza sia di mezzi che di requisiti per garantire il successo all’operazione sostegno. Così come si è fatto in Alto Adige già da preziose settimane.

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