La musica avvolge ancora il Teatro “La Fenice” di Venezia

Due capolavori di Händel diretti da Diego Fasolis eseguiti nel nuovo allestimento degli spazi del teatro. Di Giovanni Greto

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teatro la fenice

Sembra aver incontrato il gradimento del pubblico più affezionato il mutamento degli spazi all’interno del Gran Teatro La Fenice di Venezia, determinato dalle normative anti contagio nel tempo quotidiano conquistato a piene mani dal virus. Il risultato è che platea ed orchestra si sono scambiate di posto. 

Non so se l’acustica ne abbia tratto vantaggio – mi trovavo per la prima volta in galleria – ma la visione di ogni strumento senz’altro sì. Comunque all’uscita una signora dichiarava di non aver mai percepito il suono dei corni in maniera così limpida.

E’ stato ad ogni modo piacevole ritornare all’ascolto di musica dal vivo al Teatro La Fenice“. In platea, a dirigere l’Orchestra del Teatro, ancora una volta per il repertorio barocco è stato invitato Diego Fasolis, anche organista e clavicembalista, originario del Canton Ticino. E’ conosciuto nel mondo come uno tra i più apprezzati maestri del panorama attuale per rigore solistico, ispirazione e virtuosismo. 

In programma due tra i pezzi più celebri del compositore sassone Georg Friedrich Händel. L’orchestra, nella prima parte della serata costituita da 35 musicisti, ha eseguito “Music for the Royal Fireworks” (Musica per i reali fuochi d’artificio), suddivisa in 5 movimenti, per un tempo totale di 17 minuti. E’ l’ultimo capolavoro nella fortunata carriera di Händel a Londra, dove si era stabilito nel 1712, al seguito dell’Elettore di Hannover, che sarebbe diventato sovrano due anni dopo, morta la regina Anna, con il nome di Giorgio I. 

Anche se gli archi erano molto numerosi (21), i fiati – le trombe, i corni, gli oboi e i fagotti – hanno avuto felici occasioni di porsi all’attenzione. Händel compose questa musica per una grande festa organizzata il 27 aprile 1749, per celebrare la pace di Acquisgrana, che nell’ottobre del 1748 aveva posto fine alla guerra di successione austriaca, confermando tra l’altro la successione degli Hannover in Gran Bretagna. All’epoca si esibì un fragoroso ensemble di 56 strumenti a fiato e a percussione.

L’orchestra ha seguito la partitura a stampa, in cui sono presenti archi, clavicembalo ed arciliuto. Con ampia gestualità e senza usare alcun tipo di bacchetta, Fasolis ha preteso dai musicisti di tirar fuori l’ardore che ognuno aveva dentro, intervenendo anch’egli al clavicembalo nei momenti più concitati dell’Ouverture. Gradevolissimi i due Minuetti conclusivi. Il primo, più delicato, con una parte per soli archi, raggiunti in seguito da oboi e fagotti; il secondo decisamente più maestoso.

Nemmeno il tempo di rifiatare, perché l’orchestra, ora priva di 4 fiati (tromba, oboe, corno e fagotto) ha dato vita alla seconda parte del programma della serata al TeatroLa Fenice” con la “Water Music” (Musica sull’acqua), composta nel 1717, che rientrava nella tradizione delle feste acquatiche sul modello veneziano, anche se l’ispirazione è chiaramente francese, richiamando le maestosità allestite nella reggia di Versailles. Si tratta di tre Suite (HWV 348-350), eseguite con ordine mutato, 348, 350, 349, per una durata totale intorno ai 50 minuti, ricche di movimenti, soprattutto la 348 in Fa maggiore e richiami a danze popolari irlandesi a ritmo dispari (Hornpipe) o nella 350 (in Sol maggiore) al Rigaudon, una danza originaria della Provenza e della Linguadoca, assai popolare in Francia nel XVII secolo all’epoca di Luigi XIII e in seguito soprattutto in Inghilterra. 

In questa Suite è stato finalmente protagonista Luca Clementi, rimasto per l’intero concerto accanto ai colleghi, il quale ha dimostrato la propria perizia, nel suonare una serie di flauti dolci di dimensioni diverse. Dalla Sarabanda al Rigaudon, al Minuetto – musicale e cantabile, nel quale in un elegante ¾ il suono di piccoli flauti è stato arricchito dall’effetto di due piattini, dolcemente percossi dalla timpanista Barbara Tomasin, e da un lungo, delicato pizzicato degli archi – si è passati alla ritmica, veloce Giga conclusiva, nella quale con una tecnica simile a quella utilizzata per la Tamorra nella musica tradizionale del Sud Italia, la percussionista ha suonato un tamburo monopelle a sonagli di medie dimensioni. Alla fine gli applausi sono scrosciati intensi e calorosi come per nessun’altra delle composizioni in scaletta, anche se piacevolissimo è risultto l’Allegro della Suite in Re maggiore HWV 349, grazie agli interventi solistici di trombe e timpani, a cui si sono in seguito aggiunti i corni e gli altri fiati presenti.

Non poteva mancare un bis, pur se di breve durata. Fasolis ha voluto ricordare Ennio Morricone, eseguendo il famoso tema per oboe solista, che si eleva sopra un morbido, languido tessuto degli archi, tratto dalla colonna sonora di “Mission”. Secondo l’autore, avrebbe meritato di vincere l’Oscar, attribuito invece alla colonna sonora di “Round Midnight”, una compilazione di standard famosi, arrangiati, ma non composti, dall’esperto pianista Herbie Hancock, che appariva come musicista nella pellicola.

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