Scatta l’assalto alla diligenza del terzo scostamento di bilancio da 25 miliardi

Già pronta la lista della spesa per i soliti noti. Bitonci: «indispensabile supportare con contributi a fondo perduto gli oltre 5 milioni di piccole partite Iva e i 2 milioni di professionisti ordinistici praticamente abbandonati dal governo BisConte e dalla maggioranza delle quattro sinistre».

0
787
partite iva scostamento di bilancio

Dopo le precedenti due tappe per un complessivo di spesa da 75 miliardi di euro, scatta ora il terzo scostamento di bilancio da 25 miliardi (per un totale di 100 miliardi) approvato dal governo BisConte che entro la fine del mese dovrà passare all’approvazione del Parlamento a maggioranza assoluta, votazione in cui la maggioranza delle quattro sinistre che sorregge il governo è parecchio traballante.

Nelle due precedenti autorizzazioni allo scostamento di bilancio, l’apporto del voto delle opposizioni di centro destra è stato fondamentale per il passaggio della norma, che hanno votato più per senso di responsabilità verso il Paese che per offrire un salvagente al governo e alla sua maggioranza. Un gesto ricambiato a pesci in faccia che ora al governo BisConte rischia di costare caro, visto che il centrodestra non è più disponibile a votare a scatola chiusa il provvedimento: vuole essere determinante nell’allocazione delle risorse, visto che i 55 miliardi della seconda manovra sono andati in gran parte in pioggerellina clientelare ed improduttiva, ad iniziare dai bonus per le babysitter, per l’acquisto di monopattini e via discorrendo, oltre che a rafforzare la copertura per la massa dei lavoratori dipendenti con l’erogazione della cassa integrazione speciale.

Nelle due manovre precedenti che hanno oggettivamente premiato la base elettorale delle sinistre, chi è rimasto fuori da tutto (salvo ricevere in dono ulteriore indebitamento solo per pagare le tasse) è stato il mondo del lavoro autonomo, quegli oltre 5 milioni di partite Iva, di cui gli oltre 2 milioni di professionisti ordinistici sono stati letteralmente trattati solo a calci in culo dal governo e dalla sua maggioranza. Ovvio che ora la musica debba cambiare, soprattutto se il governo vuole incassare il soccorso del centro destra.

«Non è un mistero per nessuno che nelle due precedenti manovre il governo BisConte si sia comportato malissimo verso coloro che sono unicamente responsabili di lavorare in proprio e di essere stati costretti per decreto di salute pubblica a sospendere o ridurre grandemente la propria attività per oltre due mesi, con una ripresa che stenta a concretizzarsi, mentre le spese sono continuate a correre in presenza di entrate inesistenti o quasi – sottolinea il commercialista e deputato padovano della Lega Massimo Bitonci, già sottosegretario all’Economia nel governo Conte I e componente della Commissione Finanze della Camera dei Deputati -. È ovvio che nell’allocazione dei nuovi 25 miliardi il governo BisConte deve dare una copertura anche a tutti costoro di cui fino ad oggi si è colpevolmente dimenticato».

Bitonci avanza una proposta: «va bene prorogare la cassa integrazione speciale per evitare un disastro sociale tra i lavoratori dipendenti, ma va parimenti attuata una forma di copertura parziale anche verso il lavoro autonomo, per evitare che da qui ai prossimi mesi s’ingrossi fino a diventare una frana il fenomeno della chiusura delle attività delle partite Iva. Penso ad uno stanziamento adeguato a sostegno di ciascuna attività per accompagnarle ad uscire dalla crisi, tale da coprire almeno le spese vive per il pagamento degli affitti, delle bollette e delle spese di vita di milioni di artigiani e professionisti. Non è possibile continuare ad assistere a stanziamenti miliardari per assicurare uno stipendio pieno o quasi ai dipendenti garantiti e praticamente nulla a chi lavora in proprio. La Costituzione garantisce l’eguaglianza dei cittadini, specie quando le conseguenze negative derivano da decisioni dello Stato».

Come fare per fare un sostegno a chi tira avanti l’attività senza potere contare sulla certezza di un’entrata ogni fine mese con il terzo scostamento di bilancio? «Vorrei assistere ad una maggiore equità da parte dello Stato nel trattamento dei cittadini. Fino ad ora ha tutelato chi è già garantito. Si dovrebbe fare più solidarietà, togliendo qualcosa a chi ha avuto uno stipendio pieno o quasi con la cassa integrazione e la garanzia del posto di lavoro e chi ha avuto solo due erogazioni da ben 600 euro con l’aggiunta di almeno altri 1.000 per chi è stato più fortunato – afferma Bitonci -. Credo che sarebbe equo garantire almeno un’una tantum di 5.000 euro netti a tutti i lavoratori autonomi che fatturano fino a 100.000 euro con un guadagno netto nel 2019 di circa 40-50.000. Si tratta di un provvedimento equo per la cui attuazione la Lega si batterà con forza assieme al centro destra perché il governo BisConte lo concretizzi al più presto». 

Sempre che la strategia di governo non sia quella di trasformare l’Italia in una massa indistinta di percettori di reddito di cittadinanza, come qualche esponente di governo grillino ha già detto di avere in animo di fare con i denari in arrivo dall’Europa.

Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano”, consultate i canali social:

Telegram

https://t.me/ilnordest

Twitter

https://twitter.com/nestquotidiano

Linkedin

https://www.linkedin.com/company/ilnordestquotidiano/

Facebook

https://www.facebook.com/ilnordestquotidian/

© Riproduzione Riservata