Confinamento da Coronavirus di tutto il Paese: decisione unilaterale del governo BisConte

La desecrazione dei documenti tecnici apre uno scenario inquietante. De Bertoldi: «gli italiani sono vittime di un governo che si preoccupa solamente di mantenere il potere». Zanetti: «il confinamento di tutto il Paese è stata una decisione solo politica, eccedente le richieste dei tecnici sanitari».

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confinamento da coronavirus

La desecretazione dei documenti tecnici che hanno portato all’istituzione del confinamento da Coronavirus obbligatorio per le persone per due mesi e alla chiusura di gran parte delle attività economiche sta aprendo un inquietante squarcio sulle responsabilità della decisione e sulle sue tempistiche.

«La desecretazione degli atti del comitato scientifico sulla situazione Coronavirus dimostra che le preoccupazioni sulla correttezza del governo BisConte, avanzate ripetutamente dall’opposizione e da Fratelli d’Italia, erano davvero fondate – esordisce il senatore Andrea De Bertoldi -. Il fatto che si sia intervenuto in ritardo rispetto agli ammonimenti del comitato in alcuni comuni lombardi, come Alzano, e che invece si sia poi esteso il confinamento da Coronavirus a tutto il Paese, quando secondo il comitato tecnico sarebbe stato sufficiente farlo solo in alcune regioni del Paese, in particolare in quelle del Nord, rappresenta un fatto di una gravità inaudita, che dovrebbe portare, se confermate, alle dimissioni immediate del governo BisConte». 

Secondo De Bertoldi «gli italiani sono vittime di un governo, che si è preoccupato solamente di mantenere il potere, incurante degli effetti devastanti sul sistema economico prodotti dalle chiusure conseguenti al confinamento integrale sull’intero Paese. Non escludiamo di poter attivare delle azioni collettive nei confronti del governo per le responsabilità che dovessero emergere sui comportamenti tenuti nel corso della pandemia. Purtroppo la desecretazione degli atti sta dimostrando che l’interesse generale del Paese sarebbe stato messo in secondo piano rispetto alla volontà di garantire ad alcune forze politiche il mantenimento del potere, e soprattutto di un potere emergenziale quasi assoluto, che ha permesso di governare la Nazione tramite meri atti amministrativi». 

Il contenuto dei documenti allarma anche Enrico Zanetti, già viceministro alle Finanze del governo Renzi e segretario di Scelta Civica: «prendere atto che il confinamento da Coronavirus integrale del Paese è stata una decisione politica, che è andata oltre le richieste delle competenti autorità tecniche sanitarie, mi lascia francamente esterrefatto. Da cittadino con una passata esperienza di governo, ho sempre dato per scontato che fosse semmai vero il contrario; cioè che chi aveva responsabilità politica in quei drammatici frangenti stesse semmai facendo un po’ meno di quanto suggeritogli dalle autorità tecniche sanitarie, per il dovere politico di mediare tra esigenze puramente sanitarie ed esigenze di tenuta economica e sociale del Paese».

Zanetti parla di evidenti responsabilità politiche da parte del governo BisConte «perché il confinamento da Coronavirus integrale, anche per aree del Paese per le quali le autorità sanitarie non lo ritenevano necessario, non è stato solo introdotto per il primo periodo inizialmente ipotizzato fino ai primi di aprile, ma successivamente è stato pure prorogato tal quale per un secondo lunghissimo mese fino ai primi di maggio».

«Ripenso alle polemiche di quelle settimane, quando ad esempio Matteo Renzi, di fronte alla proroga, disse che sarebbe stato meglio cominciare a progettare la ripartenza; oppure, più tardi, quando la governatrice della Calabria, Iole Santelli, fu messa in croce da esponenti del Governo per aver accelerato la riapertura di esercizi commerciali in una regione dove, secondo le autorità sanitarie, si scopre ora non sarebbe stato necessario disporre a suo tempo la chiusura – riflette Zanetti -. La decisione di chiudere a notte l’intero Paese per due lunghissimi mesi non è stata, dunque, una decisione politica inevitabile, a fronte di pareri tecnici sanitari talmente perentori da costringere la politica a rinunciare a qualsiasi mediazione tra diverse esigenze altrettanto fondamentali. No, signori: è stata una decisione politica puramente discrezionale e per di più reiterata per due lunghissimi mesi. Robe da pazzi».

Ora, da quanto sembra emergere, lo stesso premier Giuseppe Conte si sarebbe contraddetto tra le varie dichiarazioni rilasciate alla stampa e ai magistrati inquirenti: sarebbe opportuna una dichiarazione definitiva circa la veridicità dei fatti e, soprattutto, la loro scansione cronologica, visto che l’adozione tardiva del blocco dei focolai lombardi ha causato l’esplosione dei ricoveri in rianimazione e dei decessi, mentre l’estensione a tutto il Paese del blocco sanitario, anche nelle regioni dove non serviva, ha causato ingenti danni all’economia nazionale. Di tutto ciò qualcuno dovrà risponderne al Paese.

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