Assemblea degli Albergatori del Trentino tra bilanci “in rosso” e attese incerte

Il turismo ha già perso 280 milioni di euro e con il ritorno della pandemia cresce la preoccupazione per la stagione invernale. Battaiola: «la politica locale e nazionale avvii una “fase due” per rilanciare nel breve e lungo periodo un settore fondamentale per tutta l’economia».

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Associazione albergatori del Trentino
Giovanni Battaiola, presidente dell'Associazione albergatori del Trentino.

Protagonista dell’assemblea annuale in videoconferenza dell’Associazione albergatori del Trentino (Asat) è stato il virus Covid-19 che ha colpito con forza il settore turistico con la prima ondata, togliendo al comparto, tra fatturato diretto e indotto, quasi 280 milioni di euro di fatturato. La seconda ondata rischia di avere un effetto pesantissimo sul comparto, con la stagione invernale che rischia di non partire affatto. 

Per questo, dopo una prima fase in cui si è fatto di tutto per mantenere in vita le aziende turistiche, serve ora una “fase due” che dia fiato sul breve periodo alle imprese alberghiere e ricettive, riproponendo alcune misure, come quelle degli aiuti a fondo perduto. Ma guardando anche al futuro, servono una serie di interventi sul medio-lungo periodo che rendano il Trentino un ambiente maggiormente favorevole a chi fa impresa, e in particolare nel settore ricettivo.

Dall’assemblea annuale dell’Associazione albergatori del Trentino arriva un appello alla giunta trentina e al governo nazionale volto a mettere in atto una serie di contromisure per prevenire quello che la seconda ondata rischia di far diventare reale: un nuovo stop al comparto turistico, bloccato dalla pandemia in forte ripresa. 

Nella sua relazione, il presidente dell’Associazione albergatori del Trentino, Giovanni Battaiola, ha chiarito le difficoltà in cui il settore si è trovato con la prima ondata del Covid-19 e come questo abbia un’influenza pesante anche sul morale degli imprenditori. All’assemblea hanno partecipato, sempre in videoconferenza, anche il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, l’assessore al turismo, Roberto Failoni, ed il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara. Decisamente partecipata l’assemblea, con più di 200 associati collegati da remoto. 

«Viviamo un comune senso di frustrazione – ha detto Battaiola – per non poter esercitare le nostre attività imprenditoriali limitati dalla pandemia, da regole di salvaguardia sanitaria e dal mutato approccio delle persone nei confronti della propria quotidianità e della propria vita individuale e sociale. Il timore del virus, al pari delle limitazioni amministrative che sono state adottate in questi mesi, ha condizionato pesantemente il turismo e lo condizionerà ancora per molto tempo. È una vera e propria catastrofe per il nostro settore – ribadisce Battaiola -, sia a livello trentino, che nazionale ed internazionale. Numerosi studi hanno evidenziato che il turismo in senso lato, delle attività ricettive, di quelle dell’accoglienza, dei trasporti, dei viaggi, è il settore economico più colpito. La mobilità nazionale e internazionale delle persone è stata impedita, con effetti economici pesantissimi sia sul piano macroeconomico che sul piano aziendale, colpendo in maniera particolare i settori economici collegati alla mobilità ed i territori».

La ricaduta negativa della pandemia sulle imprese è stata finora durissima: «Federalberghi parla di una perdita di fatturato del settore alberghiero attorno all’80%. Il turismo trentino è inserito senza sconti in questo scenario – scandisce Battaiola -. Ricordiamo tutti la drammaticità della chiusura improvvisa delle nostre attività durante la scorsa primavera, il blocco pressoché totale di quasi tutte le attività produttive e sociali. Il settore alberghiero ed extralberghiero ha visto crollare il numero di arrivi e presenze: nel mese di marzo si rileva un meno 81,2% di arrivi e un meno 79,2% di presenze; nel mese di aprile meno 99,6% negli arrivi e meno 97,2% nelle presenze. Crollano sia gli stranieri che gli italiani. Analoga sorte hanno le attività della ristorazione e dei pubblici esercizi in generale. H-benchmark ci dice che il tasso di occupazione delle camere è passato dal 61% al 23% in marzo e dal 47% al 7% in aprile».

Nella sua relazione agli associati, Battaiola ha poi detto che «di fronte a quello che non si deve temere di definire “disastro”, molti si sono consolati con l’andamento della stagione turistica estiva. Certo, è andata meglio rispetto alle aspettative catastrofiche, ma non possiamo dirci comunque soddisfatti. Abbiamo avuto una stagione estiva con un calo del 30,4% di arrivi e del 33,1% delle presenze. Anche in questo caso sono i turisti stranieri che pesano di più nel determinare il dato negativo. Il comparto alberghiero trentino vede mancare rispetto alla stagione estiva del 2019 quasi 90 milioni di euro di fatturato. I consumi indotti (commercio e pubblici esercizi) che vengono a mancare sono oltre 172 milioni di euro. Complessivamente il comparto turistico vede minori ricavi per quasi 280 milioni di euro. Anche nella stagione estiva sono i laghi e le città a soffrire maggiormente con un calo percentuale di oltre il 40%. Il calo delle presenze negli hotel del Trentino durante il periodo marzo-agosto è di oltre il 55% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un ultimo dato: tra marzo e luglio sono stati stipulati oltre 7.000 contratti di lavoro in meno rispetto allo stesso periodo del 2019».

Ma dopo l’estate, arriva ora una seconda ondata e la categoria vedenero” «con un peggioramento della situazione e con nuovi provvedimenti che limitano il libero comportamento delle persone, nonché l’organizzazione delle aziende turistiche. Ci viene richiesto – prosegue Battaiola – un ulteriore e pesante sacrificio, nella speranza che, come ci è stato detto dalle autorità sanitarie e politiche trentine e nazionali, questo possa servire a rallentare la diffusione del virus. Tutto questo dovrebbe consentire condizioni sanitarie migliori ed evitare un nuovo confinamento nel periodo natalizio. Purtroppo, è notizia di oggi, di un possibile nuovo confinamento nazionale. Non abbiamo, quindi, molti motivi di consolarci e di tirare sospiri di sollievo, anche se la fiducia e la voglia di combattere e di resistere non ci manca». 

Per rispondere alla crisi e alle difficoltà delle imprese l’Associazione albergatori del Trentino chiede alla politica provinciale e nazionale alcune misure. «Sul breve periodo, il sostegno economico al settore turistico, che compensi i mancati ricavi attraverso contributi a fondo perduto; la conferma del contributo alle aziende d’integrazione salariale per l’assunzione dei lavoratori, l’esenzione dall’Imis anche per l’anno 2021; una politica creditizia che garantisca liquidità alle imprese per sostenere investimenti e attività corrente, con il prolungamento della moratoria; la conferma delle risorse finanziarie necessarie al sistema della promozione turistica; le risorse per una politica sanitaria che sia di garanzia per lavoratori, clienti e per noi stessi imprenditori – ha spiegato Battaiola -. Serve poi estendere alle imprese alberghiere l’applicazione dell’ecobonus al 110% ed istituire l’iperammortamento anche per il settore alberghiero al fine di favorirne la riqualificazione attraverso investimenti importanti».

Sul medio-lungo periodo, l’Associazione albergatori del Trentino ha sottoposto alla Giunta provinciale, assieme alle altre associazioni del Coordinamento provinciale imprenditori, «il tema di una strategia lungimirante per rafforzare in generale il tessuto produttivo del Trentino attraverso la programmazione d’investimenti e progetti qualificati ed efficaci», ha detto Battaiola, chiedendo che le risorse del “Recovery fund” vengano utilizzate in questa direzione. 

Tra i progetti da sostenere, l’Associazione albergatori del Trentino indica la riqualificazione e ammodernamento del sistema turistico ricettivo, anche e soprattutto in un’ottica di sostenibilità ambientale. «Valutiamo positivamente che tra i progetti presentati al Governo e all’Europa sia presente questa progettualità con risorse importanti. Anche Federalberghi sta lavorando per un piano di riqualificazione dell’offerta turistica italiana».

Gli albergatori trentini chiedono poi una mobilità integrata, sostenibile, interconnessa e cadenzata, unitamente alla promozione reti d’imprese con apporto di capitali e management innovativi, alla digitalizzazione e l’innovazione con l’estensione rapida dei servizi veloci a banda larga, comprese le reti in fibra ottica e 5G e alla promozione delle competenze e della formazione digitale. Infine, l’emanazione di obbligazioni di lungo periodo per finanziare programmi di investimento nel settore alberghiero.

Infine, sulla riforma della promozione turistica, l’Asat rilancia la proposta delle Agenzie di prodotto, che «dispiace non siano state introdotte», ha rimarcato Battaiola. E spiega che l’Asat ha chiesto «la sospensione dell’aumento dell’imposta di soggiorno fino al 2022 in considerazione della crisi del settore turistico connessa alla pandemia».

Battaiola indica alcune «questioni aperte» come «la necessità di un’analisi organizzativa complessiva, che definisca i ruoli e i rapporti tra gli attori del sistema della promozione turistica (Trentino Marketing, Apt, Ata, aspetti finanziari, ripartizione e utilizzo delle risorse, personale), la gestione delle risorse finanziarie; la stesura del regolamento di esecuzione della legge entro il 1° gennaio 2021 (e al suo interno definizione delle aree territoriali); la nomina del consiglio di amministrazione di Trentino Marketing».

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