Le regioni del Nord chiedono la riapertura degli impianti sciistici per Natale

Dalla Conferenza delle Regioni via libera alle linee guida per l'utilizzo degli impianti in sicurezza. Dubbi circa l’opportunità di aprire le piste da sci prima di altre attività ad iniziare dalle scuole.

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Dalle regioni alpine del Nord Italia si leva l’appello al governo BisConte di autorizzare la riapertura degli impianti sciistici per le festività di Natale, sollevando dubbi tra lo stesso governo e tra i cittadini, preoccupati di una possibile ricaduta della pandemia da Covid-19 con i probabili (e, forse, inevitabili) assembramenti agli impianti, cosa che potrebbe vanificare gli sforzi finora fatti per cercare di contenerne lo sviluppo.

Nella loro missiva al governo BisConte, gli assessori Daniel Alfreider (vicepresidente Alto Adige), Luigi Giovanni Bertschy (vicepresidente Valle d’Aosta), Sergio Emidio Bini (assessore al turismo Friuli Venezia Giulia), Martina Cambiaghi (assessore allo sport Lombardia), Federico Caner (assessore al turismo Veneto), Roberto Failoni (assessore al turismo Trentino) e Fabrizio Ricca (assessore allo Sport Piemonte), «pur con la piena consapevolezza delle difficoltà e delle incertezze dettate da questo difficile momento, tutto il sistema turistico sta lavorando alacremente per un avvio in sicurezza della stagione invernale con il coordinamento degli assessori agli impianti a fune di Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Provincia autonoma di Trento, Provincia autonoma di Bolzano, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il primo importante passo è stato fatto questa mattina, in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, con l’approvazione delle linee guida per l’utilizzo degli impianti di risalita nelle stazioni e nei comprensori sciistici da parte degli sciatori amatoriali».

«Alla luce, tuttavia, delle notizie riguardanti le misure che il Governo intende adottare nel prossimo DPCM, secondo le quali si esclude la possibilità di aprire gli impianti a fune per le festività natalizie, gli assessori delle regioni alpine chiedono al Governo di rivedere questa scelta che metterebbe in crisi un intero sistema, che porta un notevole indotto economico, lavorativo e sociale per l’intero Paese».

Gli esponenti delle regioni alpine snocciolano le motivazioni a sostegno della loro richiesta per la riapertura degli impianti sciistici: «sono molte le realtà imprenditoriali legate alla stagione bianca – tra cui scuole di sci, noleggi, aziende di trasporto, hotel e ospitalità in genere, ecc. – che aspettano risposte per programmare la stagione invernale, e tutte che stanno partecipando in maniera corale al grande lavoro di preparazione e messa a punto degli standard di sicurezza per sciatori e addetti».

Anche per incoraggiare chi è impegnato in questo sforzo, oltre che per sollecitare il Governo, le regioni dell’arco alpino intendono dare un segnale concreto all’intero sistema economico condividendo la necessità di darsi una data comune per l’avvio della stagione bianca, tenuto conto del quadro sanitario che andrà a delinearsi nelle prossime settimane.

«Siamo tutti ben coscienti delle difficoltà del momento – evidenziano gli assessori agli impianti a fune delle regioni alpine – ma vogliamo e dobbiamo guardare al futuro con atteggiamento positivo, consapevoli soprattutto dell’importanza che l’industria dello sci ricopre per l’economia italiana. Grazie all’approvazione delle linee guida per gli impianti sciistici potremo garantire un avvio in sicurezza della stagione invernale».

Da parte sua, il ministro alla salute Roberto Speranza ha detto che «ogni mobilità interregionale potrà avvenire solo tra territori di uguale colore giallo», riservandosi di valutare la richiesta degli amministratori regionali.

Una richiesta, quella di riapertura degli impianti sciistici, che rischia di cozzare contro il buon senso: il rischio di aprire gli impianti, pur con rigorosi disciplinari di sicurezza, nulla può contro i comportamenti incoscienti delle persone, con distanziamenti interpersonali oggettivamente difficili da garantire. E il rischio è di ripetere quanto accaduto nell’estate scorsa con spiagge decisamente affollate e con poco o nullo rispetto delle distanze interpersonali e dell’utilizzo dei dispositivi di protezione personale. Con la conseguenza di riattizzare la viralità della pandemia da Covid-19.

Di più: prima di riaprire servizi ludici anche se importanti per l’economia delle zone turistiche di montagna, meglio sarebbe garantire la riapertura rapida e certa di servizi primari indispensabili come la scuola, dove nulla è certo. Se si dovesse fare una scelta delle priorità, meglio indirizzare gli sforzi prima sui servizi primari come l’istruzione, magari prevedendo fin d’ora il prolungamento del calendario didattico fino a tutto luglio compreso per recuperare le ore di lezione frontale perse al fine di assicurare il monte ore annuale di didattica.

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