Blocco dello sci a Natale, Federalberghi critica la decisione del governo

Lo stop favorisce le destinazioni estere. Con pandemia perderemo nel 2020 14 miliardi di fatturato e 245 mln presenze. Ebner (in conflitto d’interessi) scrive a Conte: «sciare è un'attività sicura».

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turismo in trentino

La decisione del blocco dello sci del premier Giuseppe Conte secondo cui a Natale «non possiamo concederci vacanze indiscriminate sulla neve» e «non possiamo ripetere Ferragosto», hanno fatto scattare l’allarme rosso nel settore turistico che ormai boccheggia da marzo. 

«Chiudere una stazione sciistica a Natale è come chiudere un albergo al mare a Ferragosto, non voglio entrare nel tema dei protocolli sanitari che non mi competono, ma dico solo che, se questa scelta ci deve essere, deve essere europea – afferma il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca -. Non facciamo i primi della classe, questa Europa serve solo per le sanzioni o anche per avere politiche comuni? È importante che sia una scelta europea perché se i paesi attorno a noi, Austria, Svizzera, Francia e Germania, tengono tutto aperto, mentre noi siamo tutti chiusi, si capisce subito che significa regalare turisti italiani agli altri paesi. Inaccettabile, per di più in questo momento di crisi nera». 

Per Bocca «si sta facendo confusione tra i cenoni di Capodanno (e siamo d’accordo con il “No”) e gli impianti sciistici vissuti con dei protocolli di sicurezza stringenti (che possono invece operare)». In un annonormale” – calcola Federalberghi – sono circa 19 milioni gli italiani che si mettono in viaggio tra Natale e l’Epifania, con una spesa media di circa 730 euro a persona (comprensiva di trasporto, alloggio, cibo e divertimenti) con un giro d’affari complessivo di 14 miliardi di euro. Altrettanto cospicuo è il valore delle vacanze invernali: gli italiani che solitamente fanno una vacanza sulla neve tra gennaio e marzo (tra fine settimana e settimane bianche) sono 11 milioni, con un giro d’affari di oltre 8 miliardi di euro. 

Anche l’Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef), che rappresenta in Italia 1.500 impianti, tira un bilancio dell’annunciato blocco dello sci per Natale: i gestori degli impianti di risalita italiani temono di bruciare il 70% del fatturato della stagione invernale. 

Nel 2020 – secondo Federalberghiverranno meno 165 milioni di presenze straniere (-74,6%) e 81 milioni di presenze italiane (-37,5%). Le presenze totali saranno ben 245 milioni in meno (-56,2%). Il fatturato del comparto ricettivo subirà una perdita di 14 miliardi di euro (-57%). Tra agosto e dicembre il Governo ha stimato per i settori turismo e terme una riduzione del 70% delle assunzioni rispetto allo stesso periodo del 2019. 

Secondo Confturismo Confcommercio il futuro è ancora più nero: 7 italiani su 10 non prendono neanche in considerazione l’ipotesi di fare una vacanza, anche di un solo fine settimana, da qui a fine gennaio. 

Assoturismo Confesercenti infine sottolinea il valore del comparto «che ha un’incidenza molto importante sul Pil nazionale (13,2% in termini diretti ed indiretti), oltre 1 milione di imprese e professionisti del settore, 3,5 milioni di occupati».

Sul tema del blocco dello sci scende in campo con una lettera al premier Conte anche la Camera di commercio di Bolzano per bocca del suo presidente Michl Ebner, nel più classico conflitto d’interessi essendo anche a capo di un gruppo turistico editoriale che possiede gli impianti di risalita della Val Senales: «sciare è un’attività sportiva che si pratica all’aria aperta senza contatti con altre persone e che di per sé è relativamente sicura. Vietare del tutto le vacanze sugli sci è una misura fin troppo eccessiva». Nella sua lettera a Conte, Ebner fa notare che «gli impianti di risalita sono giuridicamente equiparabili agli altri mezzi di trasporto pubblico. Se si vieta l’utilizzo di seggiovie e impianti a fune, andrebbe allora sospesa anche la circolazione di autobus, treni e aerei». 

Se in Italia si va verso un probabile blocco delle attività turistiche sulla neve, in Austria si va in direzione diametralmente opposta: «non posso condividere l’iniziativa italiana. In Austria ci sarà di certo un turismo invernale – ha detto il ministro al turismo, Elizabeth Koestinger -. I nostri operatori turistici si baseranno su un ampio protocollo di sicurezza, l’apres ski per esempio non sarà consentito». Intanto, Koestinger e il suo collega ministro alle Finanze, Gernot Bluemel, avvertono che in caso di stop allo sci imposto da Bruxelles chiederanno un ristoro dell’Ue. «Andrebbe garantito un risarcimento per un settore che dà lavoro a 700.000 persone» ha detto Koestinger, mentre Bluemel ipotizza che uno stop peserebbe per circa 2 miliardi di euro ed ha perciò proposto fondi diretti che lo Stato potrebbe redistribuire alle aziende interessate oppure una riduzione del contributo che l’Austria versa all’Ue. 

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