Concessione A22: ultimatum del Mit ai soci pubblici territoriali

O nuovo assetto interamente pubblico “in house” o gara europea nel 2021. 

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Autobrennero concessione a22 autostrada del brennero
La sede di Autobrennero a Trento.

Ultimatum ai soci pubblici territoriali di Autostrada del Brennero da parte del ministero alle Infrastrutture e trasporti: o si arriva ad un nuovo assetto societario interamente pubblico attraverso la liquidazione del 14% di capitale detenuto dai soci privati che consenta un modello gestionalein house” della concessione A22, oppure la gara europea da avviare nel 2021. 

Questo il percorso stabilito nell’ormai lontano 2017 dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti per risolvere il problema della gestione dell’Autostrada A22 Modena-Brennero, la cui concessione è scaduta il 30 aprile del 2014, al quale sta dando attuazione il ministro Dem, Paola De Micheli. Con buona pace di quei soci pubblici che puntavano ad un rinnovo della concessione per altri 10 anni, nonostante la stessa fosse scaduta già da ben 6 anni.

«L’A22 è un’infrastruttura vitale per il Paese – afferma De Micheli – e strategica per i territori e i soci pubblici. Di fronte al dibattito di questi anni, intensificatosi negli ultimi mesi, ritengo necessario fare chiarezza sulle ragioni politiche e giuridiche che animano la mia determinazione a raggiungere subito l’obiettivo dell’avvio della nuova concessione trentennale. Per questo ho inviato a mezzi di comunicazione una puntuale ricostruzione dei fatti e dell’operato del mio ministero». 

Nelle passate settimane, ricorda il Mit, sono state convocate numerose riunioni con i soci pubblici, con l’obiettivo di condividere le scelte migliori per i territori, e il Mit chiederà l’inserimento nel prossimo decreto legge di una disposizione finalizzata a favorire la liquidazione dei soci privati, nonché la realizzazione degli investimenti già programmati, ad iniziare dalla realizzazione della terza corsia tra Modena e Bolzano.

L’intervento del ministro viene all’indomani dell’incontro in videoconferenza che una delegazione dei soci pubblici ha avuto con il vicepresidente della Commissione Ue, Paolo Gentiloni, il quale, pressato soprattutto dai soci territoriali espressione del suo Partito democratico per il rinnovo automatico della concessione per altri 10 anni, ha scelto di non pronunciarsi, salvo pressare la sua collega di partito a togliergli le castagne dal fuoco.

La norma del 2017 prevede – spiega il Ministero – il versamento rateale fino all’anno 2028 delle somme accantonate nel cosiddetto “fondo ferrovia” ammontante a circa 800 milioni di euro già previsto dall’articolo 130 del disegno di legge di bilancio 2021, e che il versamento della somma di 300 milioni di euro, corrispettivo della concessione per gli anni 2018-2020, sia versato anch’esso ratealmente entro il 2024, anziché in un’unica soluzione. In questo modo si consente alla concessionaria di conservare la liquidità di cassa necessaria per l’immediata realizzazione degli investimenti già a partire dall’anno 2021. 

Si tratta dell’ultimo tentativo diretto ad agevolare l’attuazione dell’accordo di cooperazione, in relazione al quale si sta valutando la possibilità di apportare alcune modifiche o integrazioni, spiega il Mit, aggiungendo che, qualora anche questo tentativo non dovesse andare a buon fine, l’unica alternativa compatibile con la disciplina europea è rappresentata dall’espletamento di una procedura di evidenza pubblica. Anche nello scorso ottobre, la Commissione Europea – ricorda la nota – ha infatti escluso categoricamente la legittimità di un rinnovo della concessione in favore della società Autobrennero nella sua attuale compagine societaria. 

Eppure la soluzione per salvare capra e cavoli ci sarebbe: spostare la concessione A22 all’interno della concessionaria Cav, posseduta pariteticamente da Anas e regione Veneto, prevedendo parallelamente l’ingresso dei soci territoriali di A22 nelle quote di Cav acquistando parte delle quote detenute dalla regione Veneto, mantenendo in posizione di maggioranza Anas quale emanazione diretta dello Stato. 

Sarebbe la soluzione più lineare, cui potrebbe partecipare anche Autovie Venete – anch’essa con la concessione scaduta – per realizzare un polo autostradale pubblico di gran parte delle autostrade del NordEst, con uno sguardo rivolto anche al 2026 quando scadrà l’attuale concessione della Brescia-Padova.

Peccato che le questioni di piccolo campanile di tanti, troppi politici abbiano avuto fino a questo momento la meglio su una visione strategica di largo respiro.

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