L’acciaio del Triveneto perde fatturato e redditività

2019 anno difficile per la siderurgia di Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto.

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bilanci d'acciaio prodotti piani in acciaio del triveneto

Così come per la siderurgia nazionale, anche l’acciaio del Triveneto (Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto) è reduce da un 2019 non entusiasmante dal punto di vista della redditività. In vista di un 2020 difficile a causa della crisi economica globale, e di un 2021 che potrebbe concludersi con valori inferiori al 2019, sono invece segnali positivi la diminuzione dei debiti e il rafforzamento patrimoniale.

Lo studio di siderwebBilanci d’acciaio” ha analizzato i bilanci relativi al 2019 di oltre 5.000 imprese dell’acciaio, dalla produzione all’utilizzo, per fotografare la situazione economico finanziaria e patrimoniale della filiera. 

Nell’evento “Il NordEst siderurgico: tra seconda ondata e ripartenza”, organizzato da siderweb è stata presentata l’analisi incentrata sul comparto dell’acciaio del Triveneto.

L’Ufficio studi siderweb ha analizzato dal punto di vista economico finanziario i bilanci 2019 di 259 aziende del Triveneto che in totale hanno generato un fatturato di 9,9 miliardi di euro, in contrazione tendenziale del 4,7%.

«L’area – ha spiegato il responsabile Stefano Ferrarivanta il 15,8% del totale delle imprese italiane del settore e genera il 18,2% del fatturato. Ne deriva che la dimensione media delle imprese nel Triveneto è maggiore che nel resto d’Italia, con 38 milioni di fatturato contro i 33 della media nazionale».

L’andamento del 2019, in termini di redditività, non è stato brillante: il valore aggiunto è diminuito del 3,1%; del 12% l’Ebitda e del 28% il risultato netto. «Rispetto all’Italia – sottolinea Ferrari -, il NordEst ha fatto meglio per fatturato e valore aggiunto, mentre la riduzione dell’utile è superiore alla media nazionale».

Entrando nel dettaglio dei singoli comparti in cui il campione è stato suddiviso (produzione, centri servizio, distribuzione di acciaio, taglio lamiera e commercio rottame), il settore dell’acciaio del Triveneto che ha tenuto meglio è quello dei centri servizio mentre quello più in difficoltà è quello del rottame.

Dal punto di vista dell’indebitamento, «la situazione mostra segnali di miglioramento per tutti i segmenti presi in esame ed è mediamente più sostenibile rispetto al resto d’Italia» ed il patrimonio netto «è cresciuto tra il 2018 ed il 2019». Da monitorare, invece, secondo Ferrari, il costo del lavoro «la cui incidenza sul valore aggiunto è cresciuta nel 2019 ed è mediamente di tre punti superiore al resto d’Italia».

Pressoché per tutti i protagonisti dell’acciaio del Triveneto, il 2020 è stato «un anno tremendo, anche dal punto di vista umano. Sul mercato domestico abbiamo perso volumi per il -10/12%, sui mercati esteri per il -7/9% nel 2020» ha detto Enrico Fornelli, direttore commerciale di AFV Beltrame, intervistato da Davide Lorenzini, direttore responsabile di siderweb. Quanto al 2021, «la visibilità è ridotta – ha detto Fornelli -, ma siamo inevitabilmente ottimisti e sicuri di poter iniziare a mettere a frutto accordi e strategie adottate. Certo, la prima parte dell’anno sarà sicuramente la più difficile».

Il Gruppo Gabrielli ipotizza di chiudere l’anno «con un -10% rispetto al 2019. Devo dire che per qualche tempo abbiamo pensato che potesse andare molto peggio – ha detto il presidente, Andrea Gabrielli -. Il mercato oggi è in piena evoluzione, con i coils che crescono e con le lamiere da treno che a loro volta stanno ripartendo, anche se più lentamente perché i settori utilizzatori non hanno avuto la stessa prontezza dell’automotive». Quanto al 2021, le previsioni di Gabrielli sono «di una tenuta dei prezzi, anche perché la ripresa è globale e i mercati asiatici sono in tensione».

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