Progetto “C2Land”: dalla buccia di mela acqua, calore e tecnologia per restituire energia alla terra

Come valorizzare il rifiuto organico per produrre ammendanti per migliorare l'agricoltura e l’energia. Il progetto è finanziato nell’ambito della EIT Climate-KIC, tutto a guida trentina.

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progetto c2land

La frazione organica dei rifiuti solidi urbani, comunemente detta “organico” e in gergo “forsu”, è una parte significativa dei rifiuti prodotti dalle attività domestiche e di ristorazione e il progettoC2Land” si propone di riutilizzare questo materiale organico per nuovi impieghi. 

Ridurre, riusare, riciclare e recuperare questo tipo di rifiuto fa bene all’ambiente, ma anche all’economia perché permette di produrre compost, un fertilizzante utile per l’agricoltura, ma anche biogas, combustibile per il riscaldamento e l’energia elettrica. Questo ciclo virtuoso si ispira al concetto di “economia circolare”: una catena che parte dal prodotto per arrivare al rifiuto e di nuovo tornare a un prodotto – materiale o energia – attraverso un processo in cui la raccolta differenziata e il riciclaggio del materiale fanno la differenza.

È sull’impiego della “forsuin agricoltura che si concentra il progettoC2Land”, un nuovo progetto internazionale di ricerca a guida trentina con obiettivo la produzione di ammendanti, fertilizzanti speciali che migliorano le caratteristiche fisiche e biologiche del suolo, partendo proprio dai rifiuti organici. 

Il progettoC2Land” vuole restituire carbonio alla terra attraverso un processo di carbonizzazione idrotermica che trasforma i rifiuti organici o biomasse residuali umide in un materiale più stabile del compost tradizionale, arricchito in carbonio. Con i bioreattori realizzati nelle officine dell’Università di Trento il rifiuto si trasforma così in materiale nuovamente utile per l’agricoltura (sotto forma di ammendante per il terreno) e che impatta positivamente sul rilascio di gas ad effetto serra dai suoli coltivati.

«Con questo procedimento di carbonizzazione riusciamo a realizzare in poche ore ciò che la natura compie in ere geologiche – spiega il responsabile scientifico Luca Fiori del Dipartimento di Ingegneria civile ambientale e meccanica e del C3A di UniTrento -. Sfruttiamo le proprietà dell’acqua che, se pressurizzata, anche a temperature superiori a 100 gradi si mantiene liquida, per attuare un processo di carbonizzazione idrotermica della biomassa veloce ed economico. Trattiamo nei nostri reattori una parte di biodigestato da “forsu” per realizzare un innovativo ammendante per il terreno, benefico per la vita delle piante perché crea un ambiente di vita ottimale per lo sviluppo di microorganismi migliorando anche la ritenzione idrica dei terreni. Il processo innovativo del progettoC2Landconiuga digestione anaerobica, carbonizzazione idrotermica e compostaggio».

Punto di forza del progetto è che si inserisce in pratiche virtuose già oggi in essere nel contesto trentino, come la digestione anaerobica, che permette di produrre biogas/biometano e il compostaggio, necessario per produrre compost per uso agricolo. In provincia di Trento ci sono due impianti che trattano la “forsu”: uno a Cadino di Bioenergia Trentino (digestione anaerobica e compostaggio) e uno a Rovereto gestito dall’Agenzia per la depurazione del Trentino e da IBT Group (digestione anaerobica). Il progettoC2Land” è partito proprio dalla configurazione impiantistica presente nell’impianto di Cadino nell’ottica di efficientarla.

Oltre a ottenere un nuovo tipo di ammendante, il modello proposto dal progettoC2Land” permette di intensificare il processo di trasformazione della “forsu” con vantaggi per i gestori degli impianti. Inoltre risulta efficace per ridurre le emissioni di gas serra prodotte dai suoli coltivati. Il modello circolare di “C2Land”, validato in laboratorio, potrebbe ora essere esteso alla valorizzazione dei fanghi di supero derivanti da impianti di depurazione di acque reflue civili.

Il progettoC2Land” è condotto dall’Università di Trento (Dipartimento di Ingegneria civile ambientale e meccanica) con la Fondazione Edmund Mach e HIT – Hub Innovazione Trentino, con il coinvolgimento dell’Agenzia per la depurazione del Trentino, BioenergiaTrentino e CarboRem. Il progetto è co-finanziato da EIT, European Institute of Technology and Innovation, all’interno della EIT Climate-KIC.

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