Unioncamere Emilia Romagna: 2020 l’anno peggiore dalla guerra

Per l'economia regionale un crollo del Pil sopra il 9% maggiore della media italiana.

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economia italiana

Nel 2020, secondo Unioncamere Emilia Romagna, su dati di Prometeia, il Pil dell’Emilia Romagna dovrebbe crollare del 9,3%, in una forchetta tra il 9 e il 9,5%: peggio della media italiana, del 9%, salvo garantirsi una ripresa più veloce nel 2021, con una crescita del Pil del 4,8% (approssimativamente tra il 4,5 e il 5%) contro il 4,2% nazionale. 

Il 48,3% delle imprese, quasi una su due, ha problemi di liquidità. Tra i settori, nei primi tre trimestri le perdite di fatturato più drammatiche arrivano dalla ristorazione (-37,6%), dalla moda (-22,2%) e dalla ceramica (-19,5%), tengono l’agroalimentare (-0,6%) e la chimica (-1,5%). In nove mesi il manifatturiero ha perso il 12% del fatturato, le costruzioni l’8%, il commercio il 7,9%, il turismo il 44%. 

Unioncamere Emilia Romagna mette in fila questi dati in occasione del rapporto 2020 sull’economia regionale con una conseguenza univoca: «è difficile trovare un altro anno brutto come questo, bisogna tornare ai tempi della guerra – spiega Guido Caselli, direttore centro studi e vice segretario generale Unioncamere regionale -. Vale per tutti e anche per una regione “locomotiva” dell’economia italiana. L’export ha perso il 10,6%. In 12 mesi, dal 30 settembre 2019 al 30 settembre 2020, gli occupati sono calati di 41.000 unità, i disoccupati sono 29.000 in più su base annui».

Qualche segnale di luce arriva dal terzo trimestre, con un calo dell’attività economica su base annua più contenuto: «la nostra economia è pronta per la ripartenza, se si creano le condizioni per ripartire i motori sono ancora accesi», spiega Caselli. Fanno ben sperare le previsioni di 64.000 assunzioni nelle imprese emiliano romagnole tra dicembre 2020 e febbraio 2021. 

Ma lo scenario difficile emerge anche dalla relazione di Prometeia che prevede una rincorsa lunga per arrivare ai livelli di Pil pre-Covid: «torneremo nel 2024 al 2019, ma lo sviluppo che abbiamo perso non ce lo ridà nessuno», avverte Massimo Guagnini, responsabile area Economie locali, stimando che fra quattro anni il Pil sarà del 2,4% più basso di quanto sarebbe stato senza pandemia. 

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