Rapporto Ispra sugli orsi in Trentino: quelli problematici si possono abbattere

Studio realizzato in collaborazione con il Muse.

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È stato diffuso un nuovo rapporto Ispra sugli orsi in Trentino e nelle Alpi centrali, redatto con il supporto del Muse, che segue alle linee guida sulla materia preadottate dalla Giunta provinciale di Trento nelle scorse settimane, in attuazione della legge 9/18, confermandone gran parte dei contenuti. 

Il rapporto Ispra sottolinea che nei prossimi anni il numero di orsi presenti in Trentino è destinato grosso modo a raddoppiare. Nonostante tutte le misure di prevenzione e dissuasione che, doverosamente, si continueranno ad adottare, per evitare l’insorgere di eventi pericolosi per l’uomo, si prevede che nella popolazione di plantigradi trentina, analogamente a quanto si registra anche altrove, vi saranno degli esemplari problematici, in media circa 1 all’anno, evidenziando come l’abbattimento potrà essere un’opzione necessaria e inevitabile. 

Il rapporto Ispra giunge dopo la stesura da parte dei tecnici della provincia di Trento delle linee guida per l’attuazione della Legge provinciale n. 9/18 in relazione all’orso bruno, preadottate dalla Giunta provinciale, che definiscono in modo analitico le varie azioni tese alla riduzione dei conflitti tra l’orso e l’uomo, mantenendo il “Pacobace” (il Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali, documento fondamentale per la gestione della specie) quale punto di riferimento. 

In particolare, sono riprese le azioni di prevenzione ed indennizzo dei danni, il monitoraggio, le misure per la conservazione della biodiversità, la formazione del personale, la comunicazione ed il raccordo sovraprovinciale. 

La parte centrale del documento è riferita alla gestione delle emergenze e alla gestione degli orsi problematici; in essa vengono analizzate le potenzialità ed i limiti di azioni quali la prevenzione, la dissuasione e la radiocollarizzazione. Infine vengono definiti i criteri di riferimento per la rimozione mediante abbattimento degli esemplari la cui presenza non è compatibile con le attività dell’uomo in base agli standard dettati dal “Pacobace”. 

Le Linee guida erano state inviate nei primi giorni di gennaio ad Ispra stessa, che per l’elaborazione del suo rapporto ha raccolto, analizzato e validato in modo rigoroso tutti i dati disponibili forniti dalla Provincia sulla popolazione di orso bruno delle Alpi centrali e sugli individui problematici relativi al periodo 2009-2019 (2005-2019 per quanto riguarda gli orsi che hanno mostrato comportamenti pericolosi).

La prima evidenza che emerge dallo studio riguarda l’esistenza in tutte le popolazioni di orso, inclusa quella delle Alpi centrali, di una piccola proporzione di esemplari responsabili della maggior parte dei conflitti con l’uomo, e un numero ancora più limitato, di orsi potenzialmente pericolosi; la restante gran parte della popolazione raramente entra in contatto con l’uomo. In Trentino in 20 anni è emersa la presenza di 19 orsi classificabili particolarmente problematici in base ai comportamenti indicati nel “Pacobace” nella maggior parte dei casi è stato possibile gestire le problematiche emerse.

Confermando di fatto il contenuto delle le linee guida provinciali, il rapporto Ispra prevede che il numero di orsi che in futuro potrebbero manifestare comportamenti problematici è di almeno 1 all’anno. Risulta pertanto essenziale e prioritario continuare con gli sforzi per prevenire l’insorgenza di comportamenti potenzialmente pericolosi ed il verificarsi di condizioni di rischio. In particolare, si dovrà ridurre ulteriormente la probabilità di condizionamento alimentare e di avvicinamento a centri abitati e altre strutture umane, tramite la diffusione dei cassonetti per i rifiuti anti-orso, l’attenta gestione degli scarti dei ristoranti in tutte le aree di presenza, le iniziative di comunicazione e informazione rivolte sia ai residenti che ai turisti e così via.

Tutti questi sforzi, pur necessari e prioritari, non possono tuttavia escludere l’insorgenza nei prossimi anni di circa un animale all’anno con comportamenti pericolosi, che potrebbe richiedere la rimozione nei casi in cui le altre azioni previste (già contenute nelle linee guida provinciali e nel “Pacobace”) si rivelassero inefficaci. La cattura e la captivazione degli individui problematici, potrebbe diventare invece insostenibile, per ragioni riguardati non solo i costi elevati ma soprattutto la criticità del benessere degli animali e l’impossibilità in futuro di procedere ad una loro rimessa in libertà. Di qui la scelta di autorizzarne la soppressione, suscitando le reazioni contrarie del mondo ambientalista.

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