A ViViItalia Tv lo stato sociale tra previdenza e assistenzialismo

L’esperto di pensioni Alberto Brambilla (Itinerari Previdenziali) analizza il settore tra sostenibilità previdenziale e intervento pubblico per limitare le povertà.

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ViViItalia tv

In questa puntata di ViViItalia Tv, il supplemento video de “il NordEst Quotidiano” condotto da Gianfranco Merlin con la collaborazione del direttore responsabile della Testata, Stefano Elena, il punto sullo stato sociale con un esperto del settore come Alberto Brambilla, presidente del centro studi Itinerari previdenziali e già sottosegretario al Welfare nel II e III governo Berlusconi e consigliere d’amministrazione Inps.

Nell’intervista a ViViItalia Tv, Brambilla fa il punto sulla tenuta del Welfare italiano, con un sistema previdenziale in buona salute e il sistema assistenziale in difficoltà. Per la previdenza, il bilancio del sistema pubblico e delle casse private è senz’altro positivo, fatta l’eccezione dell’Inpgi 1 che copre i giornalisti dipendenti ad un passo dal fallimento, con una prospettiva di assicurare le pensioni nel futuro, anche senza la necessità di operazioni drastiche come la riforma Fornero, imposta al Governo Monti dall’Unione Europea proprio per la mancata trasparenza dei bilanci. Dall’altro, nonostante il quasi raddoppio della spesa, cresciuta dai 73 miliardi del 2008 ai 114 miliardi del 2019 il sistema assistenziale non è riuscito a fermare la corsa verso la povertà dei cittadini italiani, con l’aumento drastico negli ultimi anni di coloro che sono in stato di sofferenza: secondo l’Istat nel 2008 i poveri assoluti erano 2,2 milioni e nel 2019 sono 5,5 milioni, più che raddoppiati, cui si devono aggiungere i 6,5 milioni di poveri relativi cresciuti a oltre 9 nel 2019.

Quali le strategie per il settore? Brambilla punta su un suo cavallo di battaglia: la separazione tra la previdenza e l’assistenza, perché la seconda penalizza la prima in quanto l’attuale sistema genera problemi in quanto all’esterno la spesa è vista globalmente in crescita e questo genera allarme. Quando a crescere è solo la spesa per l’assistenzialismo, non quella previdenziale che è sempre stata in equilibrio e non necessita (ne necessitava) di riforma. 

Buona visione.

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