L’Italia ha un Pnrr: i soliti noti festeggiano l’arrivo di oltre 240 miliardi di spesa

Una grandinata di miliardi pubblici, tutti a debito, bagnerà i settori più disparati. 40% della spesa assicurata esclusivamente al Sud.

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Il premier Mario Draghi, dopo una gestazione di due mesi, ha presentato al Parlamento i contenuti del Pnrr, il Piano nazionale di ripartenza e resilienza da oltre 240 miliardi di euro, tutti a debito, di cui circa 190 provenienti dall’Unione Europea nell’ambito del piano stesso, circa altri 30 da debito aggiuntivo italiano e per il rimanente da altri fondi europei.

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Una grandinata di miliardi che fa già brindare i soliti noti della spesa pubblica, spesso allegra e indiscriminata, quella che nel corso dei decenni è finita solo per allargare a dismisura il debito pubblico senza lasciare sul territorio tracce concrete dei suoi effetti. Soldi spesso evaporati nello sfamare le clientele, spesso fameliche, di tanti, troppi amministratori pubblici che hanno badato più al proprio tornaconto personale (leggi rielezione e consolidamento del proprio consenso), lasciando invariate situazioni di povertà e di arretratezza le zone che avrebbero dovuto risollevarsi grazie alla spesa pubblica a go-go. 

Dopo il fallimento della Cassa del Mezzogiorno e dei suoi eredi, ora il governo ci riprova assegnando seccamente il 40% del Pnrr esclusivamente al Sud Italia. Anche se pensare male è peccato, quasi sicuramente ci si azzecca (Andreotti dixit) e anche le serie storiche del malaffare propendono a supportare uno scenario che evolverà in negativo, non fosse per una classe politica incapace e una struttura amministrativa impreparata in tante, troppe aree del Paese, al Sud come al Nord.

Il Pnrr porta con sé, oltre ai miliardi che qualcuno pensa già come spendere, nuovo debito che va ad aggiungersi al moloch dei 2.640 miliardi già accumulati, spingendo l’indice del rapporto deficit/Pil ben oltre quota 160%. 

A Roma oggi si festeggia perché si rimangia, domani si vedrà. E i debiti sarannocosa loro” dei figli e dei nipoti di chi oggi sciala.

Ecco come la matita graffiante di Domenico La Cava vede la situazione.

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