Le Pmi non trovano tecnici anche perché nel 2020 543.000 giovani hanno abbandonato la scuola

Analisi della Cgia sulla formazione professionale e delle scuole di specializzazione. 

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Sono 543.000 i giovani che nel 2020 hanno abbandonato la scuola prematuramente. Ragazzi che nella stragrande maggioranza dei casi hanno deciso di lasciare definitivamente il percorso di studi dopo aver conseguito solo la licenza media e questo nonostante la fame delle imprese di giovani tecnici. Una piaga sociale che non può essere associata al Covid-19: da molti decenni, infatti, l’Italia è tra i Paesi europei con il più alto tasso di dispersione scolastica tra i giovani.

Le Pmi non trovano tecnici specializzati

Nonostante le crisi aziendali di Gnk, Whirpool, ex Embraco e altre che potrebbero “scoppiare” a breve, con i primi segnali di ripresa economica avvertiti in questi ultimi mesi, molte Pmi, in particolar modo del Nord, sono tornate a denunciare la difficoltà di reperire tecnici, figure professionali con elevati livelli di specializzazione. Una problematica ascrivibile, secondo l’Ufficio studi della Cgia, alla difficoltà di far incrociare la domanda con l’offerta di lavoro, anche perché continua a rimanere del tutto insufficiente il livello delle conoscenze e delle competenze tecniche dei nostri giovani. E nei prossimi anni, con l’avvento della cosiddetta “rivoluzione digitale”, queste criticità rischiano di assumere dimensioni ancor più preoccupanti. Secondo ultimi dati presentati da Unioncamere, si evidenziano che del 1.280.000 nuove assunzioni previste dalle imprese italiane tra luglio e settembre di quest’anno, quasi il 31% sarà difficilmente reperibile. In termini assoluti circa 400.000 posizioni lavorative inevase.

 

L’abbandono scolastico è otto volte superiore al numero dei “cervelli in fuga”

La dispersione scolastica in Italia è otto volte superiore ai cosiddetticervelli in fuga”. Nel 2020, sono stati 543.000 gli studenti che hanno abbandonato prematuramente la scuola. Un numero molto elevato se confrontato con i 68.000 giovani con un titolo di studio medio-alto che, invece, si sono trasferiti all’estero per ragioni di lavoro. Due problematiche estremamente delicate che, purtroppo, continuano ad avere livelli di attenzione molto diversi da parte dell’opinione pubblica. Se l’abbandono scolastico non è ancora avvertito come una piaga educativa con un costo sociale importante, la “fuga” all’estero di tanti giovani diplomati o laureati lo è, sebbene il numero della prima criticità sia molto superiore a quello della seconda.

Povertà educativa uguale povertà economica. Straordinario il lavoro inclusivo fatto dagli IeFP

Con un basso numero di diplomati e laureati, l’Italia corre il pericolo di un impoverimento generale del sistema Paese e, in misura ugualmente preoccupante, di una marginalizzazione di molte persone che difficilmente potranno essere integrate attivamente nella società. Tutti gli esperti sono concordi nel ritenere che la povertà educativa e la povertà economica vanno di pari passo. Le cause che determinano la “fuga” dai banchi di scuola sono principalmente culturali, sociali ed economiche: i ragazzi che provengono da ambienti socialmente svantaggiati e da famiglie con un basso livello di istruzione hanno maggiori probabilità di abbandonare la scuola prima di aver completato il percorso di studi che li porta a conseguire almeno il diploma di maturità. Va altresì segnalato che, talvolta, l’abbandono scolastico può essere causato da una insoddisfazione per l’offerta formativa disponibile. In questo senso va sottolineato lo straordinario lavoro inclusivo svolto dagli istituti di Istruzione e formazione professionale che sono diventati un punto di riferimento per gli allievi di nazionalità straniera, per quelli con disabilità e per gli studenti reduci da insuccessi scolastici precedenti. Scuole che spesso operano in aree caratterizzate da un forte degrado urbano e sociale che, grazie allo straordinario lavoro “antidispersivo” svolto, andrebbero sostenute con maggiori risorse di quante ne sono state messe a disposizione fino a ora.

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