Il caso di Sara Pedri, la giovane ginecologa di Forlì in servizio presso l’ospedale S. Chiara di Trento, scomparsa misteriosamente il 4 marzo scorso dopo essersi frettolosamente dimessa dall’incarico, i carabinieri hanno inviato alla Procura del Tribunale di Trentoun’informativa in cui chiedono di iscrivere nel registro degli indagati l’ex primario Saverio Tateo e la sua vice Liliana Mereu, per l’ipotesidi reato di maltrattamenti verso la stessa Pedri e altre 14 persone, tutte dipendenti del reparto.
Secondo le indagini condotte dagli inquirenti, dopo che la Commissione interna istituita dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari del Trentino, a seguito del lavoro della commissione interna su 110 audizioni, ha riscontrato «fatti oggettivi ha disposto lo spostamento ad altro incarico di Tateo e di Mereu, sarebbero ben 14 le persone, tra medici e infermieri, compresa la Pedri, che avrebbero subito demansionamenti e maltrattamenti sul lavoro ad opera dei vertici del reparto, evidenziando «una situazione critica nel reparto» dell’ospedale Santa Chiara di Trento.
Inoltre, secondo quanto riferito da alcune professioniste che vi hanno lavorato e dalla famiglia di Sara Pedri, il clima per il personale non sarebbe stato facile, con presunte pressioni e umiliazioni. Un clima – secondo i familiari della Pedri – probabilmente all’origine della scomparsa della donna.
Non solo: 70 ostetriche della sala parto e del reparto di ostetricia dell’ospedale S. Chiara avevano scritto una lettera al direttore sanitario dell’Azienda sanitaria, Antonio Ferro, chiedendo di essere ascoltate sul clima lavorativo parlando «di gravi tensioni, intimidazioni e vessazioni».
Da parte sua, l’ex primario Tateo, attraverso i suoi legali, ha parlato di menzogne ed illazioni e di una campagna diffamatoria nei suoi confronti, mentre sul caso sono intervenuti anche gli ispettori del ministero della Sanità.
Intanto, dal piano della cronaca nera, i fatti occorsi nel reparto di ginecologia dell’Ospedale S. Chiara portano la vicenda su un piano più politico, in quanto non è ammissibile che nessuno si sia tempestivamente accorto di quanto stesse succedendo nel reparto. Il problema è che all’interno dell’Azienda sanitaria manca un serio servizio di audit, indipendente e assegnato a realtà esterne all’Azienda sanitaria, capace di interfacciarsi con il personale e di capire le problematiche esistenti al suo interno, capace di sottoporre ai vertici aziendali e anche alla politica le tematiche sollevate e possibili soluzioni d’intervento.
Troppo facile, specie a livello politico, trincerarsi dietro frasi di circostanza come “io non sapevo”: un buon amministratore pubblicodeve essere in grado di attivare tutti gli strumenti di prevenzione, anche per assicurare un buon clima di lavoro all’interno di una realtàcomplessa dove la collaborazione e la fiducia reciproca sono indispensabili.
Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano”, iscrivetevi al canale Telegram per non perdere i lanci e consultate i canali social della Testata.
Telegram
https://twitter.com/nestquotidiano
https://www.linkedin.com/company/ilnordestquotidiano/
https://www.facebook.com/ilnordestquotidian/
© Riproduzione Riservata