Produzione olearia in ripresa, ma pesa l’impatto climatico

Secondo Confagricoltura quantità variabili da zona a zona, calo al Centro, soffre il Nord. Per Coldiretti produzione in crescita del 15% con ottima qualità. 

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produzione olearia

La produzione olearia 2021/22 è in leggera ripresa rispetto a quella trascorsa, seppur con forti differenze tra il Nord e le aree del Centro e del Sud. La qualità è buona con l’umidità controllata che ha contribuito a contenere gli attacchi di mosca, ma la mancanza d’acqua dovuta a un’estate particolarmente asciutta, limiterà la resa in molte province.

Per Confargricoltura la produzione di olio extravergine, in particolare in Veneto e Lombardia, è stata praticamente azzerata dalle condizioni climatiche avverse: prima le gelate, che hanno ritardato le fioriture, poi le grandinate estive che hanno dato il colpo di grazia, con perdite anche del 90%. In Liguria la riduzione arriverà al 50% per fitopatologie. Dimezzata la produzione olearia in Emilia Romagna.Toscana, sulla costa, si avrà circa il 50% della produzione potenziale; nelle zone interne si andrà al 30%, ma lo stato fitosanitario è sotto controllo. In Abruzzo la produzione è in aumento del 10%, mentre in Umbria si avrà un calo importante anche se la qualità è ottima. Calo per Marche e Sardegna, mentre nel Lazio l’andamento produttivo si mostrerà a macchia di leopardo, con le province di Latina e Frosinone che lasciano ben sperare, mentre Rieti, Viterbo e Roma avranno volumi più bassi; in generale ci si aspetta una riduzione del 25% rispetto allo scorso anno.

Tiene invece l’olio extravergine nelle regioni meridionali, ad eccezione della Campania dove si prevede un calo del 30%. Produzione olearia in aumento in Molise del 10% e anche in Puglia dove si annuncia un’annata di carica con volumi in parte condizionati dalla siccità che ha colpito la regione che produce la metà del prodotto italiano, che resterà ben distante dagli standard tipici delle annate di carica (200 milioni di kg). Nel Salento c’è grande attesa per i primi impianti di Favolosa (varietà resistente al batterio della Xylella fastidiosa) che entrano in produzione quest’anno e che lasciano intravedere una luce in un territorio flagellato dalla malattia.

In Sicilia c’è soddisfazione per lo stato fitosanitario, ma la quantità è variabile; si sta già iniziando a raccogliere nella zona orientale per le produzioni di alta qualità, con rese limitate fra il 6% il 10%. In Calabria la campagna presenta una situazione decisamente diversificata, con le aree costiere di Cosenza e Crotone in carica e una buona produzione olearia anche nelle zone interne. Valida la performance anche nel Catanzarese, mentre nelle province di Vibo e Reggio le produzioni si preannunciano meno positive dal punto di vista dei volumi.

«Il settore olivicolo-oleario è fortemente influenzato dai cambiamenti climatici estremi – spiega il presidente Federazione (FNP) Olio di Confagricoltura, Walter Placida -. Abbiamo avuto una stagione segnata da una diffusa siccità, in particolare nelle regioni meridionali che ha favorito il contenimento delle problematiche fitosanitarie, ma che ha influenzato i volumi produttivi. Soltanto le prossime settimane, con il clima che ci sarà all’inizio dell’autunno, potranno chiarire l’andamento anche in termini di resa in olio».

Il presidente di Unione nazionale associazioni produttori olivicoli, Tommaso Loiodice si augura che si possano trovare le risorse finanziare da mettere a disposizione del comparto, per ampliare i sistemi di irrigazione in modo da affrontare meglio periodi di siccità che hanno caratterizzato la campagna attuale.

Secondo Coldiretti, la produzione italiana potrebbe attestarsi intorno ai 315 milioni di chili (273,5 milioni di chili l’annata scorsa), in media con le statistiche delle ultime campagne ma con un risultato inferiore alle attese.

In Italia 9 famiglie su 10 consumano olio extravergine d’oliva tutti i giorni, sottolineano Coldiretti e Unaprol, con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità che ha favorito la nascita di corsi e iniziative. L’avvio della raccolta rappresenta dunque un momento importante dal punto economico ed occupazionale per una filiera che conta oltre 400.000 aziende agricole specializzate in Italia, ma anche il maggior numero di olii extravergine a denominazione in Europa (42 Dop e 7 Igp), con un patrimonio di 250 milionidi piante e 533 varietà di olive.

Per sostenere e incrementare la produzione nazionale di extravergine, Coldiretti ha presentato nell’ambito del Recovery Plan un progetto specifico legato alle reti d’impresa per il futuro dell’olio d’oliva. «Si devono realizzare nuovi uliveti con gli impianti di irrigazione – dice il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – con la costruzione di pozzi o laghetti, anche in maniera consorziata, favorendo la raccolta meccanizzata delle olive che riducano i tempi e costi di raccolta».

Per il presidente di Unaprol, David Granieri, «le prime stime andranno verificate con l’inizio della raccolta in tutte le Regioni. Tutti attendevamo l’annata di carica ma, purtroppo, l’andamento climatico ha colpito duramente le aziende olivicole che hanno incrementato i propri investimenti irrigui per salvare la produzione. Conserveremo ancora il primato sulla qualità, ma siamo in difficoltà sulle quantità di prodotto; per questo non sono più rinviabili interventi strutturali di rinnovamento degli impianti e recupero degli uliveti abbandonati per consentire alla produzione di tornare sui livelli di eccellenza di dieci anni fa».

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