Il nuovo turismo in montagna sposa il lavoro da remoto

Documento della Conferenza delle regioni e delle province autonome. Apprezzamento dell’Uncem. Gelmini: «lo spopolamento non è ineluttabile, come dimostra l’esperienza del Trentino Alto Adige e della Valle d’Aosta». 

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Lavorare al computer guardando dalla finestra il Monte Bianco o le guglie delle Dolomiti: valorizzare illavoro da remoto in montagna è uno dei progetti che la Conferenza delle regioni e delle province autonome vuole sviluppare per il rilancio del turismo sostenibile in quota attraverso un documento in merito alle proposte per la ripresa economica delle attività turisticoricettive della montagna invernale, in funzione delle riaperture previste a partire dalla stagione 2021/2022.

«Diverse aziende sembrano indirizzate ad adottare forme ibride tra lavoro in ufficio e in remoto – si legge – e questa tendenza apre nuovi scenari anche per il settore turistico, nella misura in cui sia possibile ipotizzareil lavoro da remoto in luoghi di vacanza e il soggiorno lungo».

Il documento parla anche di nuove forme di ospitalità: «la pandemia ha ulteriormente rafforzato formule di alloggio alternative all’hotel rivolte a viaggiatori moderni e con una buona propensione alla ricerca di qualcosa di autentico e ad esperienze nuove, per esempio case sugli alberi o igloo».

Secondo la Conferenza delle Regioni, in questo momento «si deve ricominciare dall’anno zero post-pandemia, perché una serie di cambiamenti sociali, culturali ed economici improvvisamente mutati a causa dell’emergenza, non torneranno ad essere come prima ma evolveranno ancora nel prossimo quinquennio». In particolare, si punta a nuovi spazi ed esperienze sostenibili: «emerge il bisogno di una nuova qualità dello spazio, all’insegna di un nuovo respiro. C’è un condizionamento ad evitare i posti percepiti come affollati a favore dell’esigenza di riconnettersi con laghi, boschi, montagne ed anche fauna. E’ prioritario lavorare su una mobilità intelligente e su soluzioni tecnologiche» per contrastare il rischio di sovraffollamento turistico. Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale «le destinazioni turistiche sono chiamate ad assumere un ruolo proattivo per garantire la salvaguardia del proprio territorio, l’impegno deve essere massimo ed esteso su tanti ambiti, della mobilità alternativa e green, alla riduzione dell’uso di materiali da imballaggio plastici».

Al termine dell’analisi, la Conferenza delle regioni lancia al Governo Draghi un «accorato appello perché siano assunti indirizzi di politiche per la montagna che portino alla riduzione dell’impatto dei costi di gestione d’impresa che, in modo particolare nella stagione invernale, riducono fortemente la capacità competitiva».

L’attenzione è rivolta, in particolare, a interventi sul fronte fiscale, trovando l’apprezzamento del dall’Uncem, l’Unione delle comunità montane: «fiscalità differenziata, incentivi agli investimenti, soluzioni per i residenti, per nuove famiglie che si trasferiscono, per un turismo in montagna più ampio nei tempi e negli spazi, nuovi strumenti formativi, sono temi che ci vedono allineati alle Regioni». Il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, ha ricordato che lo spopolamento della montagna «non è un fenomeno ineluttabile, non si è verificato in tutti i territori nella stessa misura e in alcune zone non si è verificato affatto: penso ai dati in controtendenza di Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige che, pur essendo interamente montane, hanno resistito al fenomeno dell’abbandono».

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