Lettera aperta agli studenti da un docente sospeso perché privo di “Green pass”

Alcune riflessioni per il mondo della scuola e non solo. Di Francesco Prandel, libero docente di chimica

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green pass

Cari studenti,

scrivo per salutarvi e spiegarvi perché, quest’anno, non mi sono presentato in classe.

Il motivo sembra semplice: non ho il “Green pass”, e quindi non posso entrare a scuola.

Ma, dopo un anno di chimica assieme, voi sapete che le cose sono più complesse di come appaiono.

Per questo mi sento in dovere di spiegarvi perché non ho il “Green pass”, e dunque perché non posso proseguire e accompagnarvi nel percorso che abbiamo intrapreso.

Ricorderete che lo scorso anno, quando abbiamo iniziato il corso di chimica, vi ho detto che a me non interessa tanto imbottirvi la testa di nozioni e formule. Fareste tanta fatica a memorizzarle, e le dimentichereste poco dopo il tema o l’interrogazione.

Le nozioni e le formule servono, sono importanti, ma non sono il fine del mio insegnamento, sono solo un mezzo. Il fine è un altro.

Vi ho proposto di vedere il corso di chimica come una palestra per la mente, un modo per allenare il ragionamento. Imparare a ragionare è un po’ come imparare ad andare in bici: una volta che sei capace di farlo, lo sai fare per tutta la vita.

Anche se in questo momento non sono un vostro insegnante, vi assegno un compito per casa: riflettete sul “green pass” in maniera intellettualmente onesta e logicamente rigorosa, e poi tirate le vostre conclusioni. Possono anche essere diverse dalle mie, ma non per questo saranno necessariamente sbagliate.

La conclusione del mio ragionamento è che il “Green pass” non è affatto una misura sanitaria ma, semmai, una discriminazione politica, culturalmente vergognosa e intellettualmente imbarazzante. Se fosse una garanzia sanitaria, come si vuol far credere, qualcuno mi dovrebbe spiegare perché i docenti non vaccinati possono entrare a scuola solo dimostrando di essere “negativi” (con un “Green pass da tampone”), mentre i vaccinati (muniti di “Green pass da vaccino”), non lo debbono dimostrare pur essendo potenzialmente “positivi”, come del resto evidenziato dalle ultime ricerche sanitarie condotte dal ministero della Salute.

Ricorderete anche che il concetto di probabilità, che abbiamo discusso parlando di orbitali atomici, è piuttosto delicato e si presta facilmente a clamorosi equivoci e impieghi impropri.

Per questo, come insegnante che ha sempre difeso il valore della cultura e dell’intelletto, e che dai suoi studenti ha sempre preteso rigore logico e onestà intellettuale, non posso accettare né esibire – men che meno a scuola – il “Green pass”. Vi prego di perdonarmi ma, personalmente, non sono disposto a rinnegare certi valori per entrare a scuola, e a celebrarli appena mi presento in classe.

Per come sono fatto, sarebbe come chiedere a un sacerdote di bestemmiare prima di celebrare la messa.

Durante le vacanze mi sono recato a Trento per firmare una petizione sottoscritta da tanti miei colleghi. Mentre autenticava la mia firma, l’avvocato mi ha chiesto: «lo sa che stanno firmando molti docenti dell’area scientifica?» Al ché gli ho risposto: «la cosa non mi sorprende, perché chi ha una formazione scientifca non conosce solo le potenzialità della scienza, ne conosce anche i limiti».

Adesso che la scuola è iniziata, gli insegnanti che scarseggiano di più sono – guarda caso – proprio quelli dell’area scientifica. Forse perché, anche per alcuni di loro, il “Green pass” è uno scempio culturale e un abominio intellettuale inaccettabile, soprattutto a scuola. Al bar, forse, è diverso.

Detto questo, vi chiedo di rispettare le scelte dei vostri compagni, come io rispetto quelle dei miei colleghi. Se da una parte sono estremamente critico sul “Green pass”, dall’altra mi rendo conto che alcuni insegnanti non hanno scelta, mentre altri vedono il “Green pass” da una diversa prospettiva. C’è chi prova a tener alto il valore della cultura e dell’intelletto prendendo le distanze da certe cadute del sistema scolastico, e chi cerca di difendere questi valori lavorando dall’interno. Sono reazioni diverse a questa situazione, ma le reputo entrambe necessarie e rispettabili.

Non mi sono vaccinato, ma rispetto chi l’ha fatto. Vedo buone ragioni da entrambe le parti. Se avete compreso la natura ambigua dell’elettrone (ricordate il dilemma, onda e/o particella?), non avrete alcuna difficoltà a capire perché rispetto scelte antitetiche rispetto alla mia. La realtà è complessa, è poliedrica, é testa e/o croce. “Il vero è l’intero”, diceva G. Hegel, e i teorici della Gestalt sostenevano che “L’intero è più della somma delle parti”.

Il problema che il nuovo virus ci ha assegnato, è estremamente difficile da affrontare e risolvere.

Ma, se manca il rispetto reciproco, qualunque strategia risolutiva venga messa in atto si rivelerà fallimentare, perché creerà più problemi di quanti potrà risolverne. Quello che è accaduto nelle ultime settimane ne è forse la conferma empirica più stringente.

Spero che, nonostante le pessime premesse, l’anno scolastico appena iniziato volga comunque al meglio.

Con rispetto e affetto, vostro prof. Francesco Prandel (libero docente di chimica)

 

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