Strage delle Partite Iva: da inizio pandemia persi 327.000 lavoratori autonomi

Secondo la Cgia l’incremento dei lavoratori dipendenti (+13.000) non compensa il calo di quelli indipendenti. Nella Finanziaria 2022 serve maggiore attenzione per chi intraprende, non per i poltronari. 

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Negli ultimi 20 mesi, si è verificata una strage delle Partite Iva, con la crisi occupazionale provocata dal Covid-19non ha colpito indistintamente tutti. A pagare il conto più “salato” sono stati i lavoratori indipendenti, ovvero gli autonomi e le Partite Iva, che dal febbraio 2020 (mese pre Covid), al settembre 2021 (ultimo dato disponibile fornito dall’Istat), sono diminuiti di ben 327.000 unità (-6,3%).

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Diversamente, i lavoratori dipendenti, anche se di poco, sono invece aumentati: sempre nello stesso arco temporale, lo stock complessivo degli impiegati e degli operai presenti in Italia è salito di 13.000 unità (+0,1%). Complessivamente, il gap occupazionale tra il febbraio 2020 e lo scorso mese di settembre rimane ancora negativo.

Secondo l’ufficio studi della Cgia, il risultato positivo registrato dai lavoratori dipendenti è ascrivibile a un deciso aumento del numero dei lavoratori a tempo determinato; questi ultimi, tra febbraio 2020 e settembre di quest’anno, sono cresciuti di +108.000 unità; per contro, gli occupati a tempo indeterminato sono diminuiti di 95.000.partite iva

Ad aver patito maggiormente gli effetti della crisi sono state le città d’arte. Anche in questi ultimi mesi di riapertura totale, in queste realtà urbane le difficoltà rimangono. In città come Firenze e Venezia, ad esempio, il giro d’affari delle attività commerciali-artigianali dipende, in media, almeno per il 60-70% dagli acquisti dei turisti stranieri, soprattutto di provenienza extra UE che in questi ultimi 2 anni sono mancati totalmente.

Da almeno sei mesi la Cgia chiede sia al Governo che ai governatori di aprire un tavolo di crisi permanente a livello nazionale e regionale. Mai come in questo momento, è necessario dare una risposta ad un mondo, quello delle Partite Iva, che sta vivendo una situazione particolarmente delicata. Non di deve dimenticare che in questo ultimo anno e mezzo oltre ai ristori (ancorché del tutto insufficienti), gli esecutivi che si sono succeduti hanno, tra le altre cose, approvato l’Iscro, esteso l’utilizzo dell’assegno universale per i figli a carico anche agli autonomi ed è stato introdotto il reddito di emergenza per chi è ancora in attività. Tutte misure importanti, ma insufficienti ad arginare le difficoltà emerse in questi mesi di pandemia.

E’ importante ribadire che i negozi di vicinato e le tante botteghe artigiane presenti nel Paese hanno bisogno di sostegno perché garantiscono la coesione sociale anche del sistema produttivo. Con meno serrande aperte le città e i quartieri sono meno vivibili, più insicure; inoltre è a rischio la qualità del “Made in Italy”.

Non solo commercianti ed artigiani: ci sono anche stuoli di liberi professionisti che hanno visto crollare la loro attività, sia per la chiusura obbligata di molte attività, che per il calo dei clienti e nel mondo delle Partite Iva sono forse la categoria che è uscita più penalizzata di tutte.

Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.partite iva

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