Elezione del presidente della Repubblica: oltre che Casellati, brucia pure Salvini

La candidatura del presidente del Senato supportata dal leader leghista, evapora per una sessantina di franchi tiratori del centro destra. Sorride Meloni.

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Il sogno di salire al soglio quirinalizio della padovana Maria Elisabetta Alberti Casellati è evaporato nel primo pomeriggio allo spoglio delle schede votate per l’elezione del presidente della Repubblica sotto i colpi inferti dai franchi tiratori, una settantina di cecchini che gli esperti di cose parlamentari ascrivono tra le fila del centro destra e, in particolare, proprio da Forza Italia, partito della stessa Casellati.

A sottolineare le sue aspettative, per nulla dissimulate, Alberti Casellati si è presentata a Montecitorio con lo stesso vestito indossato in occasione della sua elezione a Palazzo Madama, unica differenza una vistosa spilla. Una scaramanzia che non le è servita a bissare lo stesso salto dalla seconda alla prima carica della Repubblica, un precedente riuscito solo a Francesco Cossiga, tra l’altro uno degli ultimi eletti alla massima carica dello Stato in età giovane: solo 57 anni.

A conferma del suo carattere supponente, la presidente del Senato, nonostante fosse parte in causa nella quinta elezione finita in una fumata nera, ha deciso comunque di co-presiedere la seduta insieme al presidente della Camera, Roberto Fico. Comportamento criticato dal Pd, che probabilmente ha sorriso alla vista sgomenta della Alberti Casellati che scorreva tra le sue mani, scheda dopo scheda, fermandosi decisamente lontana dal numero magico di 505 necessario per traslocare al Quirinale: solo 382 voti con vergato il suo nome: troppo pochi.

La delusione di Alberti Casellati fa il paio con quella del suo principale supporter, quel Matteo Salvini leader bolso di una Legasempre più incerta, cui non serve assicurare che i voti del Carroccio siano stati tutti compatti in un’unica direzione. Salvini ha ottenuto sulla sua candidata pure meno voti di quelli degli esponenti del centro destra.

Ma i sospetti più forti, come detto, vista l’astensione dichiarata del centro sinistra, si rivolgono verso gli azzurri e verso le truppe di Toti, con tanti scontenti del comportamento della Casellati nella gestione dei lavori parlamentari, oltre che nel suo comportamento personale che ha evidenziato un utilizzo disinvolto, ma pur sempre legittimo, dei benefit connessi con l’esercizio della sua carica. Una cosa che può avere dato fastidio, oltre che a molti elettori, pure a qualche parlamentare delle sue fila, non contento della regolapredica bene, ma razzola come ti pare”.

La bocciatura della Casellati, che va a rimpinguare la schiera delle candidature bruciate proposte da dal centro destra, evidenzia sempre più l’incapacità del leader leghista nell’interpretare la figura di leader vincente della coalizione di centro destra, con una Giorgia Meloni spettatrice molto interessata nell’assistere all’ennesima smusatadell’ex comunista padano.

Ora si va alla doppia elezione di sabato, dove si situa l’ultima possibilità per l’elezione a presidente della Repubblica di una candidatura forte ed autorevole, condivisa da entrambi i fronti. Se nemmeno questa dovesse avere il successo atteso, il viottolo verso la riconferma di Mattarella si trasformerebbe in un’autostrada a 4 corsie, ma sarebbe il sigillo ufficiale del fallimento della legislatura e, soprattutto, di questa classe politica e di gran parte dei suoi capetti.

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