Inflazione in Italia al 4,8%, record da 26 anni

Poma (Nomisma): «dato non allarmante, determinato in gran parte dal caro energia». Buttarelli (Federdistribuzione): «il carrello della spesa cresce del 3,2%». 

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A gennaio 2022 l’inflazione italiana è cresciuta su base annua di quasi di un punto percentuale, al 4,8%, record da 26 anni a questa parte, ma, secondo Lucio Poma, capo-economista di Nomisma, vi sono buoni motivi per non preoccuparsi sebbene si debba mettere in conto che il caro-energia non sia destinato a svanire in tempi rapidi.

«Primo, il Paese ha appena registrato una crescita del Pil straordinaria (+6,5%) ed il 2022 si apre con i migliori auspici manifatturieri – spiega Poma -. Secondo, l’inflazione italiana resta comunque più bassa di quella tedesca, europea e americana. Terzo, l’inflazione di fondo sosta stabile all’1,5%. Infatti, è la componente volatile che traina l’inflazione (componente regolamentata dei beni energetici +93,5%)».

Per Poma «è quest’ultimo il motivo che desta la maggiore preoccupazione. Riteniamo che, seppur con intensità differenti, i prezzi dei beni energetici resteranno elevati lungo il 2022 gravando sul potere di acquisto dei consumatori e sui conti delle imprese. Un’eventuale politica monetaria europea restrittiva agirebbe sulla componente di fondo (che al momento non preoccupa) e nulla potrebbe rispetto ai prezzi energetici (e delle materie prime), che rappresentano il vero ostacolo potenziale alla crescita industriale del Paese».

Di diversa opinione Federdistribuzione che vede il “carrello della spesacrescere con l’inflazione del 3,2%: «i dati di gennaio confermano la notevole incidenza dei beni energetici sull’incremento dell’inflazione, che cresce a tassi che non si vedevano da molti anni. L’effetto è molto rilevante sul sistema delle imprese e sulle famiglie – afferma Carlo Alberto Buttarelli, direttore relazioni con la filiera e ufficio studi di Federdistribuzione – e rischia di compromettere la ripresa economica. Secondo una recente rilevazione che abbiamo condotto con Ipsos, il 43% degli italiani prevede di dover ridurre i consumi a causa dell’aumento dei prezzi e uno su tre (35%) teme di non riuscire ad affrontare spese ordinarie».

Secondo Buttarelli «in questo contesto le aziende della distribuzione stanno operando con grande responsabilità per cercare di contenere i rincari dovuti ai pesanti aumenti di costo che coinvolgono tutti i settori produttivi, sia nell’agroalimentare che nel non alimentare». Per questo, continua il direttore, occorre «tutelare il potere d’acquisto delle famiglie ed evitare pesanti ricadute sul livello dei consumi, che restano ancora sotto i livelli pre-Covid», anche perché «lo sforzo delle nostre imprese non consentirà di evitare che nei prossimi mesi si rilevi un ulteriore incremento dei prezzi sul carrello della spesa».

«L’impegno del nostro settore resterà alto – promette Buttarelli – per difendere le famiglie e nel contempo per consentire a molte filiere produttive di poter sostenere gli incrementi di costo generati da aumenti diffusi dell’energia e delle materie prime a livello internazionale. Questa tensione sui costi perdurerà probabilmente per i prossimi mesi, mettendo sotto pressione il sistema delle imprese, ed è necessario che le istituzioni continuino a porre la dovuta attenzione a tutti i provvedimenti che possano alleviare le aziende e sostenere i consumi delle famiglie italiane».

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