Superbonus 110%: monta la protesta, allarme tra le imprese e i committenti

Il cambio sulle regole di cedibilità dei crediti rallenta se non blocca i cantieri, già di loro rallentati dalla burocrazia e dalla carenza di materie prime i cui costi sono alle stelle. 

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Monta la protesta delle imprese contro le nuove norme che regolano il Superbonus 110%: se, grazie agli incentivi statali per ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica degli edifici, nel 2021 la filiera delle costruzioni ha registrato una fase di grande espansione, le modifiche normative appena approvate dal governo in tema di cedibilità dei crediti fiscali stanno frenando l’andamento positivo dello scorso anno e rischiano di avere conseguenze negative nel 2022.

Le associazioni delle imprese, da Cna a Confartigianato, da Confcommercio all’Ance, da Assistal alle rappresentanze della filiera termoidraulica, criticano il decretoSostegni Ter” nella parte che limita la possibilità di cedere a un solo soggetto i crediti fiscali maturati con il Superbonus 110%.

Una norma – sostiene Cna – che, introdotta con lo scopo di ridurre le frodi – che hanno già superato la ragguardevole quota di 4 miliardi di euro -, sta già generando un impatto negativo sull’attività delle imprese che applicano lo sconto in fattura.

Secondo Confartigianato, le continue modifiche delle norme mettono a rischio le assunzioni di 127.000 lavoratori previste dalle imprese del settore nel primo trimestre del 2022. Il Superbonus 110% nell’arco di 20 mesi ha subito 9 interventi di modifica, 1 ogni 68 giorni e l’ultima «rischia di bloccare la corsa del settore delle costruzioni che ha determinato il 15,2%della crescita del Pil tra gennaio e settembre 2021». I segnali negativi arrivano già da una sensibile riduzione dei lavoriconclusi ammessi a detrazione: a gennaio ammontano a 1.563 milioni di euro, un valore praticamente dimezzato (-46,2%) rispetto ai 2.904 milioni di dicembre 2021.

Anche secondo Cna, le restrizioni alla cessione dei crediti d’imposta stanno stoppando gli investimenti con effetti negativi sulla ripresa economica; le limitazioni provocano il disimpegno degli intermediari nell’acquisto dei crediti di imposta con l’effetto di innescare una drastica frenata alla realizzazione dei lavori di riqualificazione e efficientamento energetico degli immobili, penalizzando di fatto cittadini e imprese onesti, rallentando la crescita economica e il positivo utilizzo delle risorse del Pnrr.

Per Confcommercio, vi è il rischio che per contrastare fenomeni fraudolenti si finisca per penalizzare gli operatori che agiscono nel pieno rispetto delle regole e in rapporto con il sistema creditizio.

Di fatto è rientrata dalla finestra la norma che M5s ha fortissimamente rifiutato, ovvero l’abbassamento della soglia dal 110% ad un più consono ed accettabile 60-70% di incentivo, una quota sempre molto appetibile ma che coinvolgeanche l’apporto finanziario del committente che così diviene interessato a contenere in prima persona i costidell’intervento, contribuendo a tagliare i fenomeni della speculazione a totale costo della collettività. Solo che la riduzione della quota di incentivo avrebbe avuto un effetto meno controproducente, rispetto al blocco della cedibilità dei crediti, cosa che sta comportando maggiori difficoltà procedurali.

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