Pnrr, Sala batte Salvini nella difesa degli interessi del Nord Italia

Il sindaco di Milano critica le modalità di ripartizione del 60% del Piano, che finisce ancora in grna parte al Sud incrementando il 40% di riserva. 

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Pnrr

Una volta c’era la Lega Nord di Umberto Bossi e di Giuseppe Leoni che tuonava contro “Roma ladrona” e contro un Sud che era una sorta di pompa a vuoto delle risorse economiche prodotte nelle operose regioni padane: ora non più e a difenderegli interessi delle regioni del Nord nella ripartizione dei fondi del Pnrr non c’è la Lega Salvini Premier, ma quel Beppe Sala sindaco Dem di Milano. Quando si dice il contrappasso.

A rilanciare una mai sopita questione settentrionale c’è il primo cittadino meneghino che critica i metodi di ripartizione dei fondi europei: oltre alla riserva secca del 40% di tutti i fondi per le realtà del Mezzogiorno, sul rimanente 60% che dovrebbe essere terreno di caccia del resto del Paese, chi stila i bandi di partecipazione alle gare mette un’ulteriore, pesante ipotecanel dirottare ulteriori fondi alle regioni del Sud, con il risultato che per le altre, e quelle del Nord in particolare, rimangono le briciole.

Sala non è solo: tra le fila della sinistra (Lega non pervenuta)è in buona compagnia con il sindaco di Bergamo, Giorgio Gorie pure del presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che ha rimbrottato quei compagni che al governo pensano solo dalla capitale in giù.

Mentre gli esponenti del Pd puntualizzano sulle modalità di ripartizione, da quello che una volta era il nume tutelare del Nord ora affogato nel mojito c’è un silenzio assordante, rotto troppo spesso solo da sterili elencazioni aritmetiche, quasi ripassasse le caselline.

Sala non ci sta e ha inviato al ministro per la coesione territoriale, la forzista (e sudista) Mara Carfagna una piccata nota via social. «Cara Mara Carfagna, io la vedo così. E sarei felicissimo di discuterne con te. Il Pnrr, figlio del programma Next Generation EU, ha tra gli scopi fondamentali l’aiuto alle realtà territoriali più in difficoltà. E proprio per questo motivo l’Italia ha avuto proporzionalmente così tanti fondi (questo è un merito che andrebbe riconosciuto al Governo Conte). Per cui destinare al nostro Sud il 40% delle risorse italiane è una giusta, incontestabile decisione».

Sala cala l’affondo sul Pnrr: «quello che, invece, a mio avviso si può discutere è che sul restante 60% i bandi a volte funzionano con parametri che tendono ancora a favorire le aree più arretrate. Per cui è certo che alla fine al Sud andranno più del 40% delle risorse. Ognuno la può pensare come vuole, ma il mio non è egoistico campanilismo. È ora di dire che il Pnrr non sarà la soluzione di tutti i nostri mali, che più della metà di quelle risorse dovranno essere restituite, che la solidità dei progetti presentati è quindi fondamentale. E che la difesa delle ragioni del Nord non la si fa indossando felpe ma essendo bravi nel progettare e nel “fare cose”».

Non pago, Sala sparge sale sulle ferite del Mezzogiorno e della sua classe politica troppo spesso non all’altezza della situazione: «c’è un consolidato del Paese, che è un’attitudine alla spesa pubblica in una maniera che storicamente non ha favorito lo sviluppo di tutte le zone. Esattamente questo è il rischio da evitare. Posso dire che la città che ho l’onore di governare mette da subito a disposizione di ogni realtà italiana le modalità con cui lavora allo sviluppo del suo sistema. Vogliamo ragionare di “south working”? Vogliamo pensare a come le qualità di Milano sui servizi pubblici (trasporto pubblico, pulizia, energia, etc…) possano supportare specifiche realtà territoriali? Noi ci siamo».

Forse Salvini farebbe bene a dare a Sala una tessera honoris causa di militante della Lega Salvini Premier

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