Il commercio fisico sempre più in crisi: rispetto a gennaio 2020 è -25%

L’Osservatorio consumi Confimprese-EY segnala un andamento decisamente negativo di tutti i settori abbigliamento. Calo particolarmente elevato al NordEst. 

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L’Osservatorio Confimprese-EY sui consumi di mercato fotografa la situazione drammatica del commercio fisico, con un rimbalzo a gennaio 2022 su gennaio 2021, ma con un pesante crollo del 25,1% su gennaio 2020, quando gli effetti della pandemia da Covid 19 non erano ancora emersi, con i vari blocchi delle attività commerciali e le limitazioni alla mobilità delle persone.

Se si ferma il confronto degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti le vendite sono cresciute invece del +31,5%: si è di fronte a una situazione di criticità del commercio fisico, che dopo la fiammata dell’ultimo trimestre 2021, accusa la forte spinta inflazionistica e l’aumento del prezzo dell’energia.

Forti le differenze fra settori di attività. Il comparto abbigliamento-accessori registra una caduta di -38,5% in gennaio 2022 vs gennaio 2020 e di -24,1% negli ultimi 12 mesi rispetto a febbraio 2019-gennaio 2020. Sempre negativa anche la ristorazionea -18% nel mese di gennaio e -24,3% se confrontata a 2 anni fa.

Continua il recupero del commercio fisico non alimentare, che chiude gennaio a +5,3% su gennaio 2020 e raggiunge pressoché la parità, -0,2%, anche nel confronto su due anni fa (febbraio 2019-gennaio 2020). Si tratta di un comparto che, complice la pandemia, ha costretto la maggior parte degli italiani a passare maggiore tempo in casa e a un utilizzo più frequente dei canali digitali per gli acquisti.

Quanto ai canali di vendita, il settore viaggi si conferma quello più in sofferenza con -36,6% nel mese, mentre il commercio di prossimità (aree periferiche delle metropoli e cittadine di provincia) rimane la destinazione preferita dai consumatoriregistrando un -12,9% nel mese. Andamento negativo per i centri commerciali che chiudono gennaio a -33%, gli outlet-26,7% e le strade commerciali -30,9%.

Nelle aree geografiche, sempre nel mese di gennaio 2022 vs gennaio 2020, gli andamenti sono tutti negativi, che confermano l’andamento generale del mercato a -25,1%. L’andamento migliore, sia pure in negativo, si registra al Centro con -23%, seguito dal Sud -23,6% e dal NordOvest -25,2%. NordEst l’area peggiore -28,3%.

L’analisi delle regioni nel mese di gennaio 2022 vs gennaio 2020 rispecchia l’andamento delle aree geografiche con risultatimeno negativi in Puglia -17,4%, e i peggiori in Veneto -30,7%. Tra le due estremità si collocano tutte le altre. A cominciare dalle regioni con perdite contenute sotto i 20 punti percentuali: Abruzzo -18% e Lazio -18,2%. Le restanti capitalizzano tutte flessioni oltre il -20%. E sono: Calabria -23,3%, Lombardia -23,8%, Friuli Venezia Giulia -24,4%, Sicilia -25,2%, Liguria e Sardegna -26,2%, Campania -26,5%, Emilia Romagna -27,2%, Umbria -27,5%, Toscana -27,6%, Trentino Alto Adige -27,8%, Piemonte -27,9%, Marche -30,4%.

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