Acciaio: la guerra manda in crisi il mercato dei prodotti piani da bramme

Quello più colpito sono le bramme, che in Italia vengono trasformate in lamiere da treno e coils. Toccati prezzi senza precedenti. 

0
821
bramme

Se per i prodotti piani in acciaio al carbonio e legati «si potrà coprire abbastanza facilmente quel 6% di mercato italiano lasciato scoperto dalle forniture mancanti da Russia e Ucraina, in tutto circa 650.000 tonnellate annue, non sarà per nulla semplice trovare nuovi canali di approvvigionamento per le bramme». È quanto è emerso dall’analisi che Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, ha illustrato nel corso del seminario “Russia-Ucraina: l’impatto sul mercato dei piani”.

Dei 2,5 milioni di tonnellate di bramme importati dall’Italia, 433.000 tonnellate arrivano dalla Russia, cioè circa il 17%; il mercato italiano copre solo il 5,5% dell’export russo di questo prodotto. Dall’Ucraina l’Italia importa 1,9 milioni di tonnellate di bramme (il 75% del totale), che rappresentano il 63% dell’export ucraino di questo semilavorato. «Circa l’80% delle bramme importate dall’Ucraina – ha spiegato Ferrari – è destinato per il 62,5% alla produzione di lamiere da treno e per il 37,5% alla produzione di coils da parte di due laminatoi presenti in Italia del gruppo siderurgico ucraino Metinvest. Il restante 20%, insieme alle importazioni dalla Russia e da altri Paesi, in tutto circa 980.000 tonnellate, è destinato ad altre imprese italianeproduttrici di piani».

La possibilità di sostituire questi volumi con l’import da altri Paesi teoricamente esiste, ma i problemi sono di non facile risoluzione: tra i principali, i tempi e i costi delle consegne; la qualità dei prodotti; il loro formato. «Ci si potrebbe rivolgere agli altri grandi esportatori, come Brasile e Giappone. Ci sono però due grandi svantaggi: la distanza geografica – ha spiegato Ferrari – e rapporti commerciali non consolidati, pressoché a zero». La soluzione più semplice sarebbe guardare al blocco europeo di produttori (Germania, Polonia, Francia) «dove gli acquisti italiani oggi sono molto bassi. Ovviamente non si può pensare di sostituire tutti i volumi mancanti, ma si possono costruire rapporti commerciali» secondo Ferrari.

Una situazione di “shortageimprovviso che ha portato i prezzi delle lamiere da treno a subire un vero shock. «Oggi il prezzo è di 1.900 euro/tonn, in circa 5 settimane è salito di 850 euro. E il trend sembra ancora in crescita: nell’ultima settimana l’aumento è stato di circa 100 euro» ha sottolineato Ferrari. Dal 2011 al 2020, la media era stata di 571 euro/t. Il picco più alto lo si era toccato a maggio-giugno 2021, con circa 1.050 euro/t. Aumenti fuori scala anche per i coils sul mercato nazionale. «I coils a caldo, oggi a 1.350 euro/t, sono intorno al triplo della media storica 2009-2020 (466 euro/t) e 200 euro sopra il massimo storico precedente dell’estate 2021» ha ricordato Ferrari.

Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano”, iscrivetevi al canale Telegram per non perdere i lanci e consultate i canali social della Testata.

Telegram

https://t.me/ilnordest

Twitter

https://twitter.com/nestquotidiano

Linkedin

https://www.linkedin.com/company/ilnordestquotidiano/

Facebook

https://www.facebook.com/ilnordestquotidian/

© Riproduzione Riservata