Motori a combustione: all’Europarlamento primo stop al piano “Fit for 55”

La Commissione trasporti a maggioranza cancella il divieto a prescindere che obbligava le case costruttrici a vendere sul mercato europeo, dal 2035, solo auto elettriche, il cui impatto ambientale è tutt’altro che nullo. 

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motore a combustione

Primo, importante passo per stoppare i talebani della mobilità elettrica che vorrebbero mettere fuori legge, a partire dal 2035, i veicoli nuovi spinti da motori a combustione interna a favore solo di quelli con propulsione elettrica, nel falso ed infondato presupposto che il loro impatto ambientale sia nullo.

La Commissione trasporti del Parlamento europeo ha approvato a maggioranza – 24 a favore, 14 contrari e 7 astenuti – un parere che inizia a scalfire lo scenario di una mobilità continentale totalmente elettrica sull’altare della sostenibilità ambientale. Il voto della Commissione sposta il limite del taglio del 100% delle emissioni contenuto nel pianoFit for 55” al 90% di CO2, soglia che apre uno spiraglio al mantenimento in vita dei motori a combustione interna alimentati da carburanti alternativi, basati su biomasse e idrogeno, salvaguardando centinaia di migliaia di posti di lavoro nell’industria automobilistica altrimenti destinati a finire sull’altare del monopolio cinese delle terre rare per la produzione delle batterie.

Quello in Commissione trasporti è solo il primo passo di un lungo percorso politico. Ora ci saranno altre votazioni e discussioni, dalla Commissione ambiente a quella dell’Aula in seduta plenaria, dove cresce la fazione di coloro che non credono nella spinta alla mobilità elettrica per abbattere l’impatto ambientale dei trasporti quando in Europa non c’è energia elettrica verde a sufficienza per assicurare la copertura dei consumi della mobilità e per produrre le batterie, elementi ad altissimo consumo di energia, senza considerare il fatto, per nulla trascurabile sotto il profilo strategico, del dovere dipendere dal monopolio cinese, aspetto quest’ultimo che ha fatto aprire gli occhi a tanti parlamentari.

Se non vuole lanciare un boomerang all’ambiente, all’occupazione e all’indipendenza tecnologica, la Commissione europea farebbe bene a rifuggere dalle sirene dell’auto elettrica, lanciato dall’industria cinese che voleva entrare in forza con i suoi prodotti sul mercato europeo, ben sapendo di non potere competere sul piano delle tecnologie di controllo dei motoritermici, dove l’Europa ha una condizione di supremazia, specie in quella Diesel che, a dispetto dello scandalo del “Dieselgate” nato in casa Volkswagen e poi diffusasi anche presso i concorrenti che ne ha offuscato l’immagine solo per risparmiare qualche decina di euro nel passaggio dello standard Euro 5 ad Euro 6, rimane la tecnologia più efficiente e ambientalmente rispettosa per la mobilità, leggera e pesante.

L’Europa ha la possibilità di dettare nuovi standard tecnologici in fatto di nuovi carburanti, capaci di abbattere grandemente le emissioni inquinanti non solo nei veicoli nuovi, ma anche in quelli già circolanti: si abbia il coraggio di correggere gli errori di percorso – facendo tesoro di quanto già accaduto nel settore dei pannelli fotovoltaici e dei semiconduttori – e si eviti di consegnare un intero settore industriale ad alta concentrazione di tecnologia in mani cinesi.

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