Confartigianato, difficile trovare 635.000 persone da assumere

In Italia esistono 1,1 milioni di “Neet” ma manca il 52% di competenze digitali e della sostenibilità ambientale. 

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Confartigianato

«Le aziende (dati 2021) hanno difficoltà a trovare 295.000 under 30 con competenze digitali e 341.000 under 30 con competenze sulla sostenibilità» denunciano i Giovani Imprenditori di Confartigianato che rilanciano «l’allarme gap scuola-lavoro» con un rapporto sui paradossi del mercato del lavoro.

«Le imprese italiane faticano a trovare il 52% della necessaria manodopera qualificata – afferma il presidente dei giovani di Confartigianato, Davide Peli -. Nel frattempo (dati 2020) 1,1 milioni di giovani under 35 non studia e non cerca occupazione – i cosiddetti “Neet” – e 40.000 giovani tra 25 e 34 anni sono espatriati. E’ urgente cambiare passonelle politiche giovanili». Un appello che farà fischiare qualche sirena grillina che ha occhi, orecchie e cuore solo per il reddito di cittadinanza.

Secondo i giovani di Confartigianato, «la distanza dei ragazzi italiani dal mondo del lavoro colloca l’Italia al primo posto nella Ue per la maggiore percentuale di “Neet”, pari al 23,1%, sul totale dei giovani tra 15 e 29 anni. La media europea si attesta, invece, al 13,1%. Addirittura, nel 2020, si è toccato il numero più alto nell’ultimo decennio di under 35 inattivi che non studiano e non sono disponibili a lavorare: ben 1.114.000».

I “paradossi del mercato del lavoro italiano” sono analizzati da Confartigianato in un rapporto presentato a Roma, alla Convention dei Giovani Imprenditori della confederazione di artigiani e piccole imprese, dal titolo “2022. Tocca a noi”.

«A livello regionale, la percentuale più alta di “Neet” si riscontra in Sicilia con il 36,3% sul totale dei giovani tra 15 e 29 anni. Seguono la Campania (34,1%), la Calabria (33,5%), la Puglia (30,6%) e il Molise (27,7%). All’altro capo della classifica l’Alto Adige (13,3%), il Veneto (13,9%), l’Emilia Romagna (15,1%)».

Confartgianato avverte che «non brilliamo nemmeno per l’integrazione tra scuola e lavoro: l’Italia è al XXII posto in Europa per la quota di occupati under 30 impegnati in percorsi formativi, con appena il 5,2% dei giovani di questa fascia di età, mentre in Europa si arriva ad una media del 15,2% e in Germania addirittura si sale al 24,4%. Contemporaneamente, cresce il fenomeno della fuga all’estero dei giovani; tra il 2016 e il 2020, tra i giovani italiani under 40 laureati, gli espatri superano i ritorni in Italia di 65.000 unità».

Il rapporto mette anche in evidenza «la voglia di fare impresa dei giovani italiani che fa guadagnare il record positivo di Paese europeo con il maggior numero di imprenditori e lavoratori autonomi under 35: ben 694.000 e sono 123.321 le imprese artigiane con a capo un under 35». Ma «i giovani imprenditori, che per reagire alla crisi puntano anche sulla qualità del personale, devono fare i conti con le difficoltà a reperire manodopera specializzata e qualificata soprattutto tra i loro coetanei».

Per il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, «vogliamo un’Italia a misura di giovani e di piccola impresa con riforme che liberino energie e talenti, accrescano le competenze, migliorino l’efficienza dei servizi pubblici, eliminino ostacoli e oneri fiscali e burocratici. Solo investendo sulle nuove generazioni e sulla loro formazione possiamo garantire futuro al “Prodotto in Italia”».

«Il nostro rapporto – dice Peli – mette in luce l’urgenza di cambiare passo nelle politiche giovanili. Il futuro è già oggi. Quindi servono interventi immediati per ridurre il gap tra scuola, sistema della formazione e mondo del lavoro, investimenti per favorire il passaggio generazionale nelle imprese, sostegni per i giovani che si mettono in proprio soprattutto sul fronte dell’innovazione, della ricerca e dell’internazionalizzazione».

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