Italia repubblica fondata sui bonus: 40 per 113 miliardi di costo

Analisi della Cgia sui provvedimenti varati nell’ultimo trienno dai vari governi. 

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L’Italia repubblica fondata sui bonus, stando ai dati elaborati dall’Ufficio studi della Cgia: quelli principali e ancora vigenti sono poco più una quarantina e in questo ultimo triennio (2020-2022) si stima che costeranno allo Stato almeno 113 miliardi di euro (per la precisione 112,7).

I bonus varati dai due governi Conte e dal Draghi hanno contribuito ad aumentare in misura significativa il debito pubblico che, rispetto all’avvento della pandemia da Covid (2019), è salito di oltre 21 punti percentuali di Pil, anche perché molti sussidi sono stati erogati anche a chi non ne aveva alcun bisogno, altri ancora sono stati introdotti solo per “riscuotere” un consenso politico immediato.

Lo scenario economico e sociale che si sta prefigurando è sempre più cupo, senza contare che entro la fine del 2022andranno ad esaurirsi le misure di acquisto dei titoli di stato da parte della Banca b e che la stessa, a seguito dell’impennata dell’inflazione, molto probabilmente sarà costretta ad aumentare i tassi di interesse. Misure che potrebbero peggiorare la tenuta dei conti pubblici con il premier Mario Draghi che non sembra intenzionato, almeno per ora, a ricorrere allo scostamento di bilancio, nonostante le spinte dei vari leaderini di partito in cerca di facile consenso, per recuperare le risorse necessarie per dare ossigeno all’economia nazionale.

Di fatto, per alimentare le nuove necessità di spesa non rimane che tagliare la spesa corrente in modo da recuperarealmeno una grossa parte delle risorse necessarie per fronteggiare le emergenze economiche di questi ultimi mesi: altre strade sono difficilmente percorribili. E in questo contesto, la platea dei bonus dovrebbe essere quella maggiormente attenzionata per raggiungere l’obiettivo.

Tra i vari bonus e mancette, spesso clientelari, il più costoso per le casse pubbliche è l’ex bonus Renzi: nel triennio 2020-2022 l’importo speso ammonterà a 28,3 miliardi di euro. Introdotto nel 2014 a quota 80 euro, dal 2020 il governo BisConte ha innalzato questa misura a 100 euro. Compenso che veniva erogato mensilmente nelle buste paga dei lavoratori dipendenti con un livello di reddito che negli anni è oscillato attorno ai 28.000 euro. Da marzo 2022, l’entità della misura versata ai lavoratori dipendenti scende drasticamente, anche se viene compensata dai meccanismi di revisione introdotti con la riforma dell’Irpef che, comunque, non penalizzano economicamente i lavoratori.

Altrettanto dispendiosi sono stati anche i bonus edilizi (bonus facciate, colonnine ricarica elettrica, eco-bonus, ristrutturazione edilizia e sismabonus che sono serviti anche ad accumulare miliardi di truffe): secondo l’Agenzia delle Entrate, tra inizio 2020 e la fine del 2021 sono costati alle casse dello Stato poco meno di 25 miliardi di euro.

Ancorchè compensato almeno in parte con l’aumento della tassazione sugli extraprofitti maturati dalle aziende del settore energetico, ammonta invece a 22 miliardi di euro il costo complessivo del bonus sociale che, introdotto nella seconda metà del 2021 e prorogato/rafforzato più volte anche in questa prima parte del 2022, viene utilizzato per calmierare gli aumenti delle bollette di luce e gas, in particolar modo, alle famiglie a basso reddito e alle imprese energivore.

Altrettanto oneroso è stato il costo per la collettività del Superbonus 110%: entrato in vigore nel luglio del 2020 per incentivare la riqualificazione energetica del patrimonio abitativo, al 31 marzo di quest’anno al bilancio pubblico è costato, secondo l’ENEA, 21,1 miliardi di euro. Dei circa 113 miliardi di euro di oneri in capo allo Stato stimati dalla CGIA, ben 46 miliardi sono ascrivibili ai bonus che ruotano attorno al comparto dell’edilizia.

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