30 anni della quietanza liberatoria: preservare l’autonomia in futuro

La Provincia di Bolzano, dinanzi ai ministri degli esteri di Italia e Austria e del delegato Onu per le minoranze etniche, ha rievocato la chiusura della vertenza internazionale davanti all’Onu. 

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Il rappresentante speciale ONU per le minoranze, Fernand de Varennes.

Con una festosa cerimonia, è stato ricordato il rilascio della “quietanza liberatoria” da parte dell’Austria, avvenuto trent’anni fa. Quello dell’11 giugno 1992 fu l’atto formale con il quale, davanti all’ONU, si chiuse la vertenza internazionale dell’Alto Adige. Austria e Itbalia diedero fine assieme alla controversia, dopo il riconoscimento e l’applicazione dell’Accordo di Parigi.

Il presidente della Giunta provinciale, Arno Kompatscher, ha aperto il suo discorso salutando «i tanti amici dell’Alto Adige» che si sono raccolti nella sala grande del Teatro comunale di Bolzano, in particolare i ministri degli Esteri dei due Paesi firmatari l’accordo di Parigi, Italia e Austria, Luigi Di Maio e Alexander Schallenberg, oltre al Rappresentante speciale delle Nazioni Unite per le questioni delle minoranze Fernand de Varennes.

«Esattamente trent’anni fa, l’11 giugno 1992, l’allora ministro degli Esteri austriaco Alois Mock consegnò la quietanza liberatoria all’ambasciatore austriaco a Vienna», ha detto ancora il presidente Kompatscher. Il presidente ha ripercorso la storia dall’accordo De Gasperi-Gruber del 1946 al “Los von Rom” del 1957, dall’apertura della controversia per la mancata applicazione dell’Accordo di Parigi nel 1960, fino al secondo Statuto di Autonomia del 1972, previsto dal Pacchetto, e al rilascio della quietanza liberatoria del 1992.

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Il presidente della provincia di Bolzano, Arno Kompatscher.

«L’Alto Adige, grazie all’Autonomia sviluppata in questa maniera, gode di buone condizioni economiche e culturali – ha aggiunto Kompatscher -. Gli strumenti di tutela previsti dal secondo Statuto di Autonomia hanno dimostrato la loro efficacia. Grazie all’Autonomia, l’Alto Adige, sotto la guida di Luis Durnwalder, è cresciuto molto anche economicamente».

Kompatscher si è detto sicuro che l’Autonomia dell’Alto Adige anche in futuro fungerà da strumento di tutela e di sviluppo per tutti i gruppi linguistici: «in questo senso dobbiamo sviluppare ancora di più la collaborazione transfrontaliera nell’ambito dell’Euroregione Tirolo-Alto Adige-Trentino. Proprio perché, con la nostra ricchezza culturale e con il nostro plurilinguismo ci sentiamo un ponte tra gli spazi culturali ed economici italiano e austriaco-germanofono, una piccola Europa nell’Europa».

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, nel suo intervento video, ha sottolineato l’importanza della giornata che ricorda il 30° anniversario della risoluzione delle controversie davanti alle Nazioni Unite. «L’Alto Adige rimane un esempio di come la tutela del patrimonio linguistico e culturale e la pacifica convivenza tra le minoranze siano traguardi possibili per risolvere i conflitti – ha detto Bachelet -. Questa giornata speciale ci ricorda anche l’importanza di un’azione politica tempestiva per individuare i problemi nel contesto dei diritti umani e di come sia importante fare appello alla responsabilità dei governi nell’affrontarli. Quando le minoranze hanno voce al tavolo delle trattative, gli Stati possono identificare vuoti legislativi e politici e garantire così soluzioni sostenibili per tutti».

Il ministro degli Esteri austriaco, Alexander Schallenberg, ha sottolineato la responsabilità comune di Austria e Italia nel processo di sviluppo dell’autonomia altoatesina. «Trent’anni fa siamo stati in grado di anteporre ciò che avevamo in comune a ciò che ci divideva – ha detto Schallenberg – e di risolvere pacificamente un conflitto durato decenni. Oggi possiamo affermare a ragion veduta che l’autonomia dell’Alto Adige è un modello di vetrina per la convivenza delle minoranze. Questo successo non va dato per scontato la coesistenza pacifica tra Stati e persone di culture e lingue diverse è una responsabilità condivisa da tutti noi».

Per il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, l’Autonomia altoatesina è un modello per la risoluzione delle controversie, che poggia sul rispetto delle minoranze ma anche sul rispetto della sovranità nazionale: «i due grandi statisti Alcide De Gasperi e Karl Gruber hanno gettato le basi per una moderna autonomia. Italia e Austria si sono impegnate a livello internazionale e hanno concluso il loro percorso con successo con il secondo Statuto di Autonomia».

Il Rappresentante Speciale delle Nazioni Unite per le questioni delle minoranze, Fernand de Varennes, ha sottolineato nel suo discorso il significato storico della quietanza liberatoria per l’Alto Adige: «la chiusura della controversia altoatesina è un buon esempio di come due governi – Italia e Austria – siano riusciti a risolvere pacificamente tensioni e conflitti avviando un processo di dialogo. In altre parole, l’anniversario del rilascio della quietanza liberatoria è l’anniversario di un riuscitissimo processo di pace e stabilità, raggiunte attraverso il riconoscimento ed il rispetto dei diritti civili».

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