Elezioni politiche 2022: la direzione centrale Dem partorisce le liste Pd con il forcipe

Nonostante le pressioni, Letta decapita quanto rimane del Pd renziano. Tanti Dem hanno dovuto lasciare il posto ai paracadutati dei partitini. La base rumoreggia per i candidati privi di territorialità. 

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Dopo una lunga giornata (e notte) dei lunghi, anzi, lunghissimi coltelli, Enrico Letta ha diffuso le liste Pd nei vari collegi di Camera e Senato, con il comune denominatore di scontentare larghe fette della base e dei vertici locali del partito, cosa che minerà ulteriormente la sua già scarsa presa sul partito.

La difficoltà del parto delle centinaia di topolini Dem è dimostrata dai continui rinvii della riunione della direzione di partito chiamata a ratificare le liste, avvenuta ben dopo la mezzanotte, con tre voti contrari e cinque astenuti, tra conferme, novità, trombature, rinunce e ripensamenti che portano dietro di sé l’inevitabile strascico di polemiche.

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Tanto che Base riformista, la componente che fa capo al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, decide di non partecipare al voto, dopo la decisione di cancellare il nome di Luca Lotti, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio con premier Matteo Renzi e uno dei renzianissimi della prima ora. C’è anche chi tra le candidature viene inserito ma decide, in una prima battuta, di farsi da parte, salvo poi ripensarci e correre la sfida in salita come Monica Cirinnà, responsabile Diritti del partito, destinata al collegio senatoriale di Roma 4, comprendente anche il comune di Fiumicino, guidato dal marito Esterino Montino.

Rinuncia invece Federico Conte, deputato uscente di Leu, inserito nella lista proporzionale del secondo collegio della Campania dietro l’ex segretaria della Cgil, Susanna Camusso. No anche da Alessia Morani, cui era stato assegnato il collegio uninominale di Pesaro per la Camera e il terzo posto nella lista proporzionale. Il costituzionalista Stefano Ceccanti, al quarto posto nel listino del plurinominale Toscana 3, ha annunciato invece spiegazioni per oggi, dopo che già ieri sera aveva smentito la notizia relativa alla sua collocazione.

Lascia invece la Toscana a pochi mesi dalla sua elezione nel collegio di Siena (con l’accompagnamento governativo alla ricapitalizzazione del Monte dei Paschi con i miliardi pubblici) il segretario del partito, Enrico Letta, che oltre a guidare le liste proporzionali in Veneto e Lombardia, si cimenterà nel collegio uninominale della Camera di Vicenza.

A Padova sarà in corsa Alessandro Zan, “padre” della controversa proposta di legge contro l’omotransfobia, mentre a Verona scenderà in campo Alessia Rotta. A guidare la lista proporzionale del Senato nel collegio plurinominale che comprende le tre province sarà invece una paracadutata di lusso in decadenza come l’ex ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, schierata anche in Piemonte come numero tre nel primo collegio plurinominale, davanti a Francesco Verducci e dietro Anna Rossomando e Andrea Giorgis. Quest’ultimo sarà anche nel collegio uninominale di Torino.

Enrico Borghi, ora a Montecitorio, sarà invece capolista nell’altro collegio plurinominale sabaudo. Alla Camera, nella prima circoscrizione piemontese, la capogruppo Debora Serracchiani sarà capolista nel primo collegio proporzionale, riprotetta anche in Friuli Venezia Giulia, l’ex ct della nazionale di pallavolo e ora responsabile Sport del partito, Mauro Berruto, nel secondo. Riccardo Magi, invece, presidente di Più Europa, si presenterà nel collegio uninominale di Torino 1. Nell’altra circoscrizione, capolista saranno il capogruppo di Leu alla Camera, Federico Fornaro, e Chiara Gribaudo.

Tris di capolista donne nel proporzionale alla Camera in Toscana: Anna Ascani, Laura Boldrini e Simona Bonafè, con la sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento, Caterina Bini, numero tre in due liste e in campo nel collegio uninominale di Prato. Nel maggioritario, a Grosseto-Siena, l’ex presidente della Regione, Enrico Rossi, mentre a Pisa dovrebbe andare il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni. Al Senato, il presidente della commissione Affari costituzionali, Dario Parrini, guiderà la lista proporzionale, mentre Andrea Marcucci, capogruppo a palazzo Madama fino all’arrivo di Letta alla segreteria, sarà candidato nel collegio di Livorno e non in quello di Lucca.

In Campania, oltre alla candidatura già ricordata di Camusso e a quella rifiutata di Federico Conte, il ministro della Salute, Roberto Speranza, Stefano Graziano e Piero De Luca, saranno capilista nel proporzionale nei collegi due, tre e quattro della Camera, mentre nel primo del Senato correranno, nell’ordine, Dario Franceschini, Valeria Valente, presiedente della commissione parlamentare sul femminicidio, e Vincenzo Amendola, sottosegretario per le Politiche europee.

Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, sarà capolista nel primo collegio proporzionale della prima circoscrizione, seguito dell’ex ministra della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, capolista invece nel collegio Viterbo-Rieti della seconda circoscrizione, dove a guidare il Pd nel territorio di Frosinone-Latina ci sarà invece Matteo Orfini. Michela De Biase sarà invece capolista nel secondo collegio della prima circoscrizione sempre del Lazio.

Al Senato, collegio uninominale di Roma centro per Emma Bonino, il terzo per Filippo Sensi (destinatario nei giorni scorsi di un tweet di sostegno da parte di Patrick Zaki), numero tre nella lista proporzionale del secondo collegio guidata dal segretario regionale, Bruno Astorre, seguito dall’ex segretaria della Cisl Annamaria Furlan. Nell’altro collegio capolista sarà invece Cecilia D’Elia, deputata uscente del collegio uninominale Roma centro, in passato appannaggio di Paolo Gentiloni e Roberto Gualtieri. Stavolta correrà Paolo Ciani, leader dell’associazione Demos. Collegio numero quattro invece per Roberto Morassut.

Nonostante le polemiche dei giorni scorsi, confermata la candidatura nel collegio maggioritario del Senato di Bologna per l’inossidabile Pier Ferdinando Casini, mentre l’ex sindaco della città felsinea, Virginio Merola, correrà in quello della Camera. L’economista Carlo Cottarelli guiderà la lista proporzionale in Lombardia per il Senato, il microbiologo Andrea Crisanti, novità dell’ultima ora dell’ultima ora, quella per la circoscrizione Europa per il voto degli italiani all’estero. Tra tante conferme, infine, da segnalare la scelta anche della linea verde, con la decisione di Letta di indicare gli under 35 Rachele Scarpa, Caterina Cerroni, Raffaele La Regina e Marco Sarracino come capilista in Veneto, Molise, Basilicata e Campania.

Le liste Pd lasciano a casa in Veneto molti dei parlamentari del territorio uscenti, con l’eccezione di tre ritenuti sicuri della rielezione: per la Camera Alessandro Zan (capolista proporzionale Padova-Rovigo), e Alessia Rotta (Verona); per il Senato il segretario regionale Andrea Martella (Belluno-Treviso-Venezia-Rovigo). Secondo quanto si apprende da fonti del Pd, è confermata la presenza di Enrico Letta capolista per il proporzionale alla Camera a Vicenza.

Altri due big Dem paracadutati in Veneto sono l’ex ministro Beatrice Lorenzin, capolista in Veneto 2 nel plurinominale per il Senato, e il piemontese Piero Fassino, secondo in lista nel proporzionale alla Camera in Veneto 1 (Treviso-Belluno-Venezia). Tra i volti nuovi – fa parte del gruppo degli under 35 scelti da Letta – c’è la giovane trevigiana Rachele Scarpa, 25 anni, figura di rilievo dell’associazionismo studentesco, già prima dei non eletti Pd alle ultime regionali; sarà capolista nel proporzionale alla Camera in Veneto 1. Poche le chance per gli altri candidati Pd nei collegi uninominali; il centrodestra appare nettamente favorito. Ma i Dem contano di giocarsela anche per ulteriore seggio anche plurinominale al Senato in Veneto 2 (dove il secondo in lista è Sandro Maculan), e sempre al Senato in Veneto 1 (dove dietro a Martella c’è Anna Sozza). I Dem, sulla carta, potrebbero puntare all’elezione di 7-8 parlamentari, giocando anche sui malumori all’interno della base leghista che in Veneto potrebbero riservare qualche spiacevole sorpresa ai salviniani.

Le scelte di Letta hanno generato forti critiche tra la base del partito e le formazioni fiancheggiatrici.

«Il Pd tratta la Campania da terzo mondo. La invade, la mortifica, maltratta i cittadini campani. Sceglie mezzi leader senza consenso popolare e sacrifica aspirazioni e qualità – tuona il segretario nazionale di Noi Di Centro, Clemente Mastella -. Un tempo la Campania dominava la scena politica italiana. I ceti dirigenti erano riferimento nazionale. Oggi subisce una clamorosa invasione. Prenderanno i voti e poi con una magia politica spariranno. Che malinconia. Spero che i campani sappiano reagire».

Forte malessere anche in Puglia: per Fabiano Amati, esponente del Pd e presidente della commissione Bilancio in consiglio regionale, «le liste del Pd Puglia sono state generalmente composte sulla base di raccomandazioni, meschinità, bassezze, misoginia, ossequi ai capetti di turno impegnati a risolvere in Puglia problemi campani di collocamento e soggezione ai metodi nepotisti e torbidi del non iscritto Michele Emiliano. Le liste del mio partito risultano perciò non votabili. Mi dispiace tanto che su questo anche Enrico Letta si sia reso complice e perciò colpevole, giungendo a tollerare, addirittura, capilista tutti uomini, con relativa strumentalizzazione delle donne e la nomina del Capo di gabinetto della Regione Puglia, preferito a molti iscritti, dirigenti ed eletti di maggior peso, per idee e sostegno elettorale».

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