Pnrr Rigenerazione urbana: i comuni del Nord protestano per l’esclusione totale dai fondi

I fondi destinati ai comuni con meno di 15.000 abitanti vanno tutti al Sud. Protesta di Uncem, Anci e della Lombardia. Indispensabile cambiare i criteri di assegnazione. 

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Pnrr Rigenerazione urbana

Negli ultimi giorni, dopo la pubblicazione delle graduatorie del bando Pnrr Rigenerazione urbana, è cresciuto un forte dibattito sfociato spesso nella protesta da parte della totalità degli enti locali fino a 15.000 abitanti situati nelle regioni del Nord e Centro Italia esclusi dall’accesso dei fondi del Pnrr a causa delle modalità di ripartizione scelti dal governo Draghi, innescando una forte sperequazione tra Nord, Centro e Sud Italia, quasi a Roma non si sapesse che anche nei territori del Nord Italia esistono forti condizioni di disagio, specie tra le realtà montane spesso a rischio di spopolamento per la mancanza dei servizi.

Anche l’Uncem, l’Associazione nazionale dei comuni e delle comunità montane, ha criticato le modalità di riparto dei fondi, affermando come il «PNRR deve colmare non solo una sperequazione territoriale Nord-Sud, bensì anche, al Nord, come al Sud, al Centro e nelle Isole, esiste una sperequazione territoriale forte tra aree urbane delle grandi città e zone rurali, montane interne fatte di tanti piccoli comuni».

Come già successo per i fondi riservati ai comuni grandi, anche per quelli più piccoli si è assistito al bis, con l’Indice di vulnerabilità sociale e materiale preso come parametro per la graduatoria. «Errore reiterato – scrive l’Uncem -. Sapevamo che sarebbe finita come è finita giovedì, bastava leggere il bando. Eppure occorre evitare di creare, con le analisi e commenti che sbagliano il punto, ulteriori sperequazioni e disuguaglianze. A farne le spese sarebbe ed è proprio il Meridione. Oltre al Centro-Nord che non viene finanziato. Con l’uso di indici come l’IVSM o altri parametri dati dai bilanci dei comuni, non si premia il merito dei progetti. Si fanno graduatorie finte e distorte, che fanno maleai sindaci e alle comunità. Finanziare così, in quel modo, non ci serve. Crea solo polemiche, genera arrabbiatura contro Stato e ministeri, contrappone i sindaci. La logica stessa dei bandi non aiuta a risolvere i problemi e non dà risposte alle esigenze dei territori e delle comunità».

Secondo l’Uncem «è necessario individuare parametri migliori, metodi diversi di valutazione dei progetti che sono necessari. Non servono i ricorsi di comuni e non basta annullare la graduatoria. L’assegnazione delle risorse è da rifare in modo efficace e rispettosa dei territori, delle esigenzedelle dimensioni territoriali per una verarigenerazione urbana” nei comuni con meno di 15.000 abitanti. Non servono al Paese le separazioni generate tra chi ha o meno risorse per investimenti. Si riscriva tutto. E si faccia più attenzione alle geografie nella piena attuazione del PNRR e nella assegnazione di altre risorse».

Che la situazione sia incandescente lo conferma la rivolta dei comuni delle regioni del Nord e del Centro, esclusi dal riparto dei 300 milioni del Pnrr Rigenerazione Urbana che finiscono concentrati in solo 5 regioni, tutte al Sud. Una situazione che ha fatto arrabbiare, oltre all’Uncem, anche l’Anci, l’Associazione nazionale dei comuni, con il presidente Antonio De Caro, sindaco di Bari, che ha chiesto «al nuovo governo di annullare la graduatoria appena pubblicata e di rivedere il sistema dell’indice di vulnerabilità».

A ribellarsi è soprattutto la Lombardia, regione che ha presentato 700 progetti e se li è visti nonfinanziati tutti e 700 deludendo i 196 comuni che avevano lavorato duro per arrivare a chiedere i fondi nei tempi giusti.

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