L’Italia va in recessione a gennaio 2023: -0,9%

Bella (Confcommercio): «si tratterà comunque di un calo di proporzioni ridotte e destinato a non durare».

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Italia va in recessione

L’Italia va in recessione: secondo il responsabile dell’Ufficio studi di Confcommercio, Mariano Bella, «il rallentamento della domanda delle famiglie, dovrebbe avere innescato un ciclo recessivo, di durata e intensità ridotte, con a gennaio 2023 in calo dello 0,9% in termini congiunturali, con una crescita dello 0,4% su gennaio 2022, ponendo le premesse per un primo trimestre recessivo».

Quanto all’inflazione, a gennaio i prezzi al consumo dovrebbero registrare un incremento dello 0,6% su dicembre, portando il tasso tendenziale al 10,5% (dall’11,6% di dicembre). Ma per Confcommercio è «difficile ipotizzare una crescita dei prezzi nella media del 2023 sotto il 6%».

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In questa puntata di “Focus” di “ViViItalia Tv”, condotta dall’esperto in comunicazione e analisi politica, Gianfranco Merlin, e dal direttore della Web Tv e de “il NordEst Quotidiano”, Stefano Elena, Mariano Bella analizza l’andamento dell’economia dell’Italia che va in recessione sotto vari aspetti.

L’importante eredità del 2022 (l’inflazione acquisita per il 2023 è stato pari al 5,1%) «e la perdurante crescita dell’inflazione di fondo rendono, comunque, difficile ipotizzare una crescita dei prezzi nella media del 2023 sotto il 6% – spiega Bella -. Prosegue la fase di “contraddizione” tra le evidenze emergenti dagli indicatori congiunturali. A una fiducia in forte risalita si contrappone l’azzeramento della crescita dei consumi nell’ultimo quarto del 2022. Produzione e occupazione sarebbero in riduzione tra novembre scorso e l’attuale mese di gennaio, eppure segnali molto favorevoli si riscontrano sul versante dell’inflazione, molto elevata ma probabilmente in significativa riduzione nei prossimi mesi».

«Nonostante l’erosione del potere d’acquisto di redditi correnti e ricchezza liquida, solo in parte compensata dai sostegni pubblici, l’atteggiamento delle famiglie resta positivo e non si avvertono cambiamenti radicali nei comportamenti d’acquisto – prosegue Bella -. Sono da escludere, quindi, almeno a breve termine, drastiche e generalizzate riduzioni della domanda».

A novembre la produzione industriale ha confermato la tendenza al rallentamento, «andamento che perdurerebbe fino ai primi mesi del 2023, stando alle indicazioni degli imprenditori. Il mercato del lavoro ha mostrato, a novembre, una sostanziale tenuta con una lieve riduzione del numero di occupati (-0,1% su ottobre pari a -27.000 unità)».

Nello stesso mese i consumi, espressi nella metrica dell’ICC, hanno confermato la tendenza ad una minore dinamicità, con una crescita dello 0,4% su base annua. Il dato è sintesi di una flessione della domanda per i beni (-0,2%) e di una crescita per i servizi (+2,7%).

Nel complesso del 2022 l’ICC ha registrato una crescita del 4,2%, sintesi di un recupero più accentuato dei servizi (+15,5% sul 2021) e di una moderata crescita della domanda di beni (+0,4%). Nonostante questo andamento molto positivo, i livelli di consumo si mantengono ben distanti dai valori complessivi del 2019 (-4,1%). I servizi si confermano in forte ritardo (-11,2%), così come il segmento dell’automotive (-23,8%) e dell’abbigliamento e calzature (-6,6%).

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