Vasco Rossi e l’affarone di Maurizio Fugatti: spesi 6 milioni per l’evento di Trento

Il bilancio del concerto inaugurale del Tour 2022 si rivela essere un fallimento economico ai danni dei contribuenti trentini. Restituire all’agricoltura l’area della “Trentino Music Arena”.

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Vasco Rossi dopo vasco a trento
Vasco Rossi assieme al presidente della provincia di Trento, il leghista Maurizio Fugatti.

Continuano a venire a galla i numeri del costo economico – e del fallimento – del mega evento fortissimamentevoluto dalla giunta provinciale di Trento guidata dal leghista Maurizio Fugatti che tenta una difficile se non impossibile rielezione nel prossimo ottobre 2023 che ha visto protagonista Vasco Rossi con il suo concerto di apertura del Tour 2022.

Per ospitare l’evento, la giunta Fugatti ha utilizzato estensivamente i suoi poteri, talvolta andando anche oltrecastigando illegittimamente il dirigente del servizio di Polizia amministrativa che nutriva dubbi sulla sicurezza logistica dell’evento, spendendo a mani basse per un risultato scarso ed effimero.

Secondo la denuncia presentata dai consiglieri provinciali del Pd, «la realizzazione dell’evento, che coinvolge oltre 130.000 persone fra pubblico e personale impegnato nell’organizzazione anche se manca ancora l’autorizzazione in tema di sicurezza dell’area, pare giunta alla stretta finale. Con quest’ultimo atto, a firma del Presidente della Provincia, si stabilisce anche la spesa di euro 1.600.000,00 a sostegno dei costi generali di allestimento. Dagli atti fin qui prodotti – spiegano i consiglieri provinciali Luca Zeni e Alessio Manica – dall’amministrazione provinciale risulta poi che le spese, già effettuate per la realizzazione delle tre fasi di sistemazione dell’area S. Vincenzo, ammontano ad ulteriori euro 2.991.338,00, ai quali vanno aggiunti euro 31.720,00 a coprire il servizio di ingegneria per la modellazione dell’esodo in emergenza ed euro 23.821,00 per la locazione di alcuni fondi privati, contigui alla stessa area S. Vincenzo. La somma di queste spese ammonta quindi ad un totale pari ad euro 4.646.879,00».

Come se tutta questa spesa non fosse bastataora arriva l’impegno di un altro milione circa per definirel’infrastrutturazione dell’area con la predisposizione di una recinzione sul lato della ferrovia per evitarel’invasione dei binari – cosa che costrinse il questore ad emanare un’ordinanza a bloccare il traffico dei treni per un paio di ore per pubblica sicurezza al termine dell’evento – per 657.000 euro, cui s’aggiunge lo stanziamentofinale per coprire la spesa sostenuta dai sanitari distaccati ad assicurare il presidio dell’area per gli spettatori, pari ad altri 255.000 euro.

Facendo una somma a spanne, per ospitare a Trento Vasco Rossi la giunta Fugatti ha speso circa 6 milioni di euro all’insegna del più classico “panem et circenses ad populo” per blandire una parte dell’elettorato, in gran parte – quasi la totalità – non votante in Trentino.

Davvero uno spreco di risorse pubbliche su cui la Corte dei Conti avrebbe ben diritto a pronunciarsi, anche in considerazione, come evidenziano i due consiglieri Dem, del fatto che in un evento simile a Modena sempre con protagonista Vasco Rossi, gli spettatori furono più del doppio di quelli di Trento (220.000 contro 105.000), così come non regge affatto la stima delle ricadute economiche sul sistema Trentino fatte a sostegnodell’investimento pubblico – 6 milioni circa -, 44 milioni di euro, quando a Modena con il doppio delle presenzele ricadute sono state di “solo” 6 milioni di euro.

Mentre si cerca di dare un futuro ai circa 30 ettari rubati all’agricoltura per allestire la cattedrale nel desertofortissimamente voluta dai leghisti, con il comune che vorrebbe realizzarvi lì una cittadella dello sport con un’area molto più ristretta dedicata agli eventi, c’è chi, come “Cambiamo Insieme per l’Autonomia del Trentino Alto Adige” che propone di «restituire l’area all’agricoltura innovativa, come il “vertical farming”, realizzandosu un terreno reso ormai sterile per l’agricoltura in campo capannoni per ospitare la coltura di frutta e ortaggiin ambiente confinato a “km zero”, con vantaggi per l’approvvigionamento di alimentari freschi e a costi non soggetti alle speculazioni dovute ora all’andamento climatico, ora ai prezzi dell’energia o al costo dei fertilizzanti, visto che le coltivazioni in ambiente confinato riducono al 90% i consumi d’acqua e quasi integralmente l’utilizzo di fitofarmaci». Una proposta interessante e innovativa che toccherà ai successori della giunta Fugatti darne realizzazione.

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