La sinistra italiana tra diritto al lusso, cachemire e armocromia

Falce e martello lasciano sempre più posto a agi e Vogue. Perso ogni legame con le classi meno abbienti e operaie del Paese, che ormai votano a destra. Con l’economia che langue.

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sinistra italiana

Cari compagni e compagne della sinistra italiana, l’economia e i problemi del lavoro possono attendere: prima di tutto viene il diritto al lusso (Aboubakar Soumahoro, deputato ivoriano della bicicletta tra Verdi e Sinistra italiana), agli abiti di cachemire (Fausto Bertinotti l’ex segretario di Rifondazione Comunista) e il ricorso all’armocromia con un consulente pagato 300 euro l’ora (Elly Schlein, nuovo segretario del Pd).

La puntata di questa settimana de il “Bianco & Nero” condotta dall’esperto in comunicazione e analisi politica, Gianfranco Merlin, e dal direttore della Web Tv e de “il NordEst Quotidiano”, Stefano Elena, si apre con le scivolate personali di esponenti di primo piano della sinistra italiana, quella sinistra italiana adusa a predicare bene e, quando di mezzo ci sono i propri interessi personali, a razzolare peggio come tutti gli altri, dove l’eguaglianza sociale, la difesa dei meno abbienti e altre amenità del genere vengono posposte da altre necessità, a partire dalla ricerca e ottenimento degli agi personali.

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Non ci si stupisca se la classe operaia, oltre a non andare più in paradiso, ha cambiato direzione elettorale, votando con sempre più convinzione a destra, quella destra dipinta dalla sinistra a torto ancora come fascisteggiante, ma di fatto l’unico reale baluardo sociale rimasto.

Nonostante la deriva verso i lussi capitalisti degli esponenti della sinistra, il governo guidato da Giorgia Meloni deve stare molto attento, specie all’economia, materia decisamente scottante, specie per la mina innescata del debito pubblico che rischia di deflagrare se non maneggiato con perizia.

Le prossime settimane, il governo Meloni dovrà dare chiari segnali internazionali circa la sua volontà di ridurre il debito pubblico, tenere sotto controllo una spesa pubblica che ha sfondato di slancio la soglia dei 1.000 miliardi annui, puntando alla sua riqualificazione e riduzione per aprire varchi alla riduzione di una pressione fiscale asfissiante e per liberare risorse per gli investimenti. Uno scenario da fare tremare i polsi a tutti, tanto più alla prima donna premier della Repubblica italiana.

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