Economia tedesca in peggioramento secondo Ifo e Destatis

La crescita 2024 del Pil sarà azzerata, mentre la produzione industriale cala del 2,4%.

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Si va aggravando la situazione dell’economia tedesca sia con le stime del Pil e della produzione industriale. L’istituto di analisi tedesco Ifo taglia le stime sul Pil germanico, portando le sue previsioni di crescita per quest’anno a zero. «L’economia tedesca è bloccata in una crisi, con fattori sia economici che strutturali che hanno un impatto negativo. Dopo un calo dello 0,3% nel 2023, il Pil 2024 aggiustato per i prezzi registrerà probabilmente quest’anno una stagnazione», si legge in una nota, in cui l’Ifo definisce però «probabile che si verifichi una graduale ripresa nei prossimi due anni, con un aumento della produzione economica rispettivamente dello 0,9% e dell’1,5%».

Rispetto alle precedenti previsioni economiche, la stima sul Pil dell’Ifo è stata rivista al ribasso di 0,4 punti percentuali per il 2024 e di 0,6% per il 2025. «Contrariamente alle aspettative, l’attività industriale e la spesa dei consumatori stanno riuscendo a uscire dalla loro stagnazione solo molto lentamente» afferma l’Ifo.

A preoccupare sono anche i dati relativi alla produzione industriale che a luglio registra un forte calo del b secondo le stime preliminari dell’Ufficio federale di statistica (Destatis), la produzione reale (al netto dei prezzi) nel settore manifatturiero è diminuita rispetto a giugno 2024, destagionalizzata e corretta per il calendario. Il dato è molto inferiore rispetto alle aspettative (-0,3%).

In un confronto trimestrale meno volatile, la produzione da maggio 2024 a luglio 2024 è stata inferiore del 2,7% rispetto ai tre mesi precedenti. A giugno 2024 la produzione è aumentata dell’1,7% rispetto a maggio 2024 dopo la revisione dei risultati preliminari (valore preliminare: +1,4%). Rispetto a luglio 2023, la produzione di luglio 2024 è stata inferiore del 5,3% dopo l’adeguamento del calendario.

E a pesare sull’andamento dell’economia tedesca la fine dell’energia a prezzo calimierato grazie agli accordi economici privilegiati sottoscritti con la Russia dall’ex premier Angela Merkel che le sanzioni europee a Putin hanno reso carta straccia, oltre alle politiche ambientali controproducenti che hanno imposto la chiusura delle centrali nucleari per spingere assurdamente sulla generazione termoelettrica a carbone. Situazione che ha avuto effetti negativi sulla competitività del sistema produttivo tedesco, poi messo a dura prova – così come tutto quello europeo – dalle politiche fallimentari del “Green Dealeuropeo che sta condannando alla chiusura interi settori manufatturieri ad elevato indice di produzione di Pil e di occupazione come l’automotive.

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