Confimi Industria di Veneto e Lombardia a confronto

Le due realtà della piccola e media impresa per la prima volta dibattono su politica, formazione e occupazione.

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Confimi Industria di Veneto e Lombardia per la prima volta unite in un confronto aperto con il mondo della politica, della formazione e dell’occupazione. Dall’analisi del contesto attuale alle proposte lanciate dalle piccole e medie imprese, oggi alle prese con una delle sfide più impegnative, quella del calo demografico, che avrà ripercussioni sulla forza lavoro e sulla difficoltà (già reale) di trovare manodopera specializzata. Tematiche al centro del convegnoVeneto e Lombardia al bivio: istruzione, formazione e lavoro nella sfida del calo demografico” che si è tenuto a Peschiera del Garda in provincia di Verona.

«Va costruito un ecosistema fatto di tante azioni diverse ma coordinate»: questo il monito lanciato dal presidente di Confimi Industria Veneto, Alessandro Trentin, nell’introdurre i lavori. Tra i segnali preoccupanti, che richiedono un repentino cambio di rotta, ha richiamato il fenomeno dell’emigrazione: «negli ultimi dieci anni i giovani italiani che hanno trasferito all’estero la residenza sono costantemente aumentati, mentre meno numerosi sono rientrati in patria».

Agli occhi delle nuove generazioni, l’Italia non è più la “terra delle opportunità”, secondo Trentin: «risorse sottratte a temi di capitale importanza che invece dovremmo affrontare con grande urgenza, la prima delle quali è il nodo dei salari».

Nel decennio 2013-2022 è espatriato dall’Italia oltre un milione di residenti, di cui oltre un terzo (325.000) con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni; il 2022 è stato segnato da una ripresa degli espatri di giovani laureati: 18.000, in aumento del 23,2% rispetto all’anno precedente.

Le PMI di Veneto e Lombardia sono state oggetto di studio per la capacità di fare reddito, ha evidenziato Francesco Ferrari, presidente di Confimi Industria Lombardia: «siamo vincenti nei mercati di nicchia, nelle specializzazioni, che sono il nostro forte». Allargando lo sguardo alla forza lavoro, però, c’è un’organizzazione da strutturare: «dobbiamo partire dalla famiglia e dalla società per arrivare alla scuola». Serve una cultura del lavoro e, in tal senso, «bisogna che la politica ci dia una mano».

Quanto all’occupazione, «Lombardia e Veneto si confermano regioni trainanti del mercato del lavoro italiano, con tassi stabilmente superiori alla media nazionale, superando rispettivamente il 69% e il 70%, e mostrando una resilienza significativa nelle previsioni per il 2024», ha dettagliato Margherita Roiatti, vicedirettrice e ricercatrice senior fellow di Fondazione Adapt.

Da un raffronto tra la fascia di età più giovane (18-29 anni) e quella precedente (15-64 anni) emerge una differenza significativa nei tassi di occupazione: «Lombardia e Veneto continuano a performare sopra la media in entrambe le fasce, ma anche qui il divario generazionale è evidente, con i giovani che mostrano tassi di occupazione inferiori di oltre 10 punti percentuali rispetto agli adulti». In questo quadro le PMI, ha osservato Roiatti, «svolgono un ruolo cruciale, costituendo la maggior parte delle imprese attive e contribuendo in modo significativo all’occupazione complessiva».

Aspetto che si riflette nella ricerca della manodopera. «In Italia, a giugno 2024, c’erano 450.000 posti vacanti, persone cercate dalle imprese, di cui 94.000 in Lombardia e 45.000 in Veneto», ha detto Paolo Ferrario, presidente e amministratore delegato di E-work. Servono professionisti e ci sono settori che soffrono maggiormente per la carenza di risorse: legno e mobile (+30% rispetto al 2023), metalmeccanico e lavorazione del metallo (+38%), meccanico ed elettrico (+39%), costruzioni (+36%) e turismo (+42%).

Complicato è incrociare domanda e offerta, con tempi di risposta che superano i due mesi. Oltre le difficoltà, secondo Ferrario, «la vera scommessa per le PMI è tenere le risorse in azienda il maggior tempo possibile». Questo richiede azioni e strumenti che non devono essere messi in campo soltanto dagli imprenditori: «la vera scommessa è l’Employer Branding», quell’insieme di strategie mirate ad attrarre, acquisire, fidelizzare e soprattutto trattenere i talenti più preziosi, promuovendo l’immagine aziendale in maniera coerente e accattivante.

Nella tavola rotonda si sono confrontati i presidenti delle territoriali Confimi Industria di Veneto e Lombardia. «Nel Veronese, la mancanza di figure specializzate è ormai cronica. I settori in maggiore sofferenza sono quelli del trasporto, del marmo, del legno e non ultimo, della meccanica», ha detto Claudio Cioetto (Verona). Da qui la necessità «di lavorare in sinergia con la politica le istituzioni scolastiche. Qualcosa si sta muovendo e, a livello di novità, penso alla riforma degli istituti tecnici: partita in sordina, non ha tuttavia l’appeal che avrebbe dovuto avere».

Serve un’educazione al lavoro, attraverso un ritorno alla manualità, per Francesco Ferrari (Mantova): «un cambio di mentalità» su diversi piani che coinvolga le famiglie, gli insegnanti e la società in generale perché «ogni ragazzo deve progettare il proprio futuro, il tempo perso non viene recuperato».

Esperienze positive sono state quelle raccontate da Mariano Rigotto (Vicenza). Progetti della territoriale Confimi hanno coinvolto «400 ragazze, che abbiamo portato nei laboratori richiesti in ambito tecnico-scientifico, in cui le donne sono quasi assenti». E, in via sperimentale, richiedenti asilo: «dodici ragazzi hanno seguito lezioni su assemblaggio, italiano, sicurezza. Dopo due mesi di stage, il 72% ha trovato lavoro».

Altro fronte su cui agire è la formazione, ha ribadito Sonia Cantarelli (Cremona). Anticipando i tempi: «entrando nelle scuole dell’obbligo, non solo negli istituti professionali. Occorre partire prima, coinvolgendo le famiglie che sono fondamentali nell’orientamento dei figli, aiutandoli nel percorso lavorativo».

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Il presidente di Confimi Industria, Paolo Agnelli.

A chiudere i lavori è stato il presidente di Confimi Industria, Paolo Agnelli, che alla luce della situazione economica attuale ha ribadito la centralità della manifattura nel sistema italiano e la necessità di manodopera di qualità.

 

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