Il Tar di Trento ha confermato le elezioni comunali del 4 maggio in Trentino Alto Adige rigettando il ricorso presentato dal sindaco di Pergine Valsugana, Roberto Oss Emer, assieme ai sindaci Clelia Sandri (San Michele all’Adige), Andrea Brugnara (Lavis), Giovanna Chiarani (Drena), e degli assessori comunali Lorenzo Pozzer, Elisa Bortolamedi e Franco Castellani, eletti nel settembre 2020, contro il decreto del presidente della Regione, Arno Kompatscher, che ha fissato la tornata elettorale già in primavera, in controtendenza con il resto dell’Italia.
I sindaci lamentavano una riduzione della consiliatura a quattro anni e mezzo, mentre secondo la Regione la legge locale che, a causa della pandemia, rinviò le elezioni del 2020 da maggio all’autunno, già stabiliva che le elezioni successive dovessero tornare a svolgersi in primavera.
Il collegio giudicante, presieduto dal giudice Alessandra Farina, nella sentenza ha rilevato come il «principio che il periodo del mandato dei consiglieri comunali e dei sindaci dura un quinquennio» non debba essere concepito «in termini rigidi ed inderogabili», in quanto la «normativa vigente ammette in via ordinaria dei margini di flessibilità per poter far svolgere le elezioni anche prima della data di scadenza del mandato».
Inoltre – affermano i giudici – la «contestualità delle elezioni in un’unica data consente infatti il perseguimento di molteplici interessi pubblici, quali il contenimento delle spese necessarie allo svolgimento delle elezioni, l’omogeneità della durata del mandato dei comuni presenti sullo stesso territorio chiamati a dialogare tra loro, e la cristallizzazione ad uno stesso momento degli orientamenti degli elettori suscettibili di variazioni nel corso del tempo».
Anche la motivazione legata al completamento del programma amministrativo presentato agli elettori, avanzata dai ricorrenti, è stata ritenuta «non è condivisibile», se non «manifestamente irragionevole».
Infine, i giudici, ribadendo come il decreto firmato da Kompatscher costituisca «il legittimo esercizio della potestà legislativa regionale», ribadendo così la preminenza dell’Autonomia regionale sulla legge statale, in linea con le competenze primarie della Regione, hanno considerato infondata anche la questione di legittimità costituzionale, rilevando come le norme regionali «non comportano la negazione o una compromissione del diritto dei cittadini a partecipare alla gestione degli affari pubblici attraverso delle assemblee elettive».
Ora la palla passa ai partiti che, specie tra le fila del centrodestra, speravano in un rinvio al prossimo autunno delle elezioni comunali in Trentino Alto Adige, anche per cercare di trovare candidati sindaco e consiglieri semplici spendibili, visto che in molti casi la disfida elettorale sarà all’insegna di una gara già vinta in partenza, come a Trento, dove l’uscente sindaco Pd Franco Ianeselli potrà correre in tutta scioltezza verso la riconferma, nonostante un bilancio di legislatura sicuramente non soddisfacente, specie in tema di sicurezza pubblica, manutenzione ordinaria della cosa pubblica e desertificazione commerciale e dei servizi di tante, troppe aree cittadine, periferiche e pure centrali. Una vittoria, quella di Ianeselli, che è dovuta più all’incapacità delle opposizioni di centro destra di opporgli un candidato credibile e capace, che fa il bis con quanto già accaduto nel 2020. L’ennesima occasione persa per dimostrarsi una compagine di governo a tutti i livelli dell’Autonomia speciale.
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